CAPITOLO TRE

1054 Words
CAPITOLO TRE L’Istituto Carcerario Delacroix sorgeva su un anonimo appezzamento di terra non visibile dall’autostrada. Era l’unico edificio su quei cinquecento acri di terreno e, per quanto non sembrasse una prigione, non era sicuramente un luogo in cui una persona di passaggio avrebbe desiderato passare più tempo del dovuto. Mackenzie ed Ellington furono fatti passare al cancello presidiato e, dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio per dipendenti sul retro, si presentarono al check-in. Da lì vennero accompagnati in una piccola sala d’attesa, dove una donna era già lì ad attenderli. “Agenti White e Ellington?” chiese. Mackenzie fu la prima a stringerle la mano presentandosi. La donna si chiamava Mel Kellerman. Nonostante la bassa statura e il leggero sovrappeso, dava l’impressione di una che aveva passato momenti difficili ma ne era uscita con una risata. Mentre li accompagnava fuori dalla sala s’aspetto, Kellerman spiegò loro brevemente come funzionava il posto. “In quanto Responsabile della Sicurezza” disse la donna, “posso assicurarvi che l’uomo che volete vedere è innocuo. Si chiama Bryan Taylor, ha cinquant’anni ed è un tossicodipendente in cura. A volte parla con persone invisibili. Ha solo piccoli precedenti, ma lo teniamo d’occhio perché questo è il quarto reato minore che commette in un anno. Anche se crediamo che lo faccia solo per avere vitto e alloggio gratis.” “Qual è stato l’ultimo reato che ha commesso?” si informò Mackenzie. “Ha fatto pipì contro la ruota posteriore di un autobus di linea in pieno giorno.” Ellington ridacchiò. “Era ubriaco?” “No” disse Kellerman. “Dice che gli scappava.” Li accompagnò oltre un piccolo atrio, quindi attraverso un angusto corridoio. Arrivati in fondo, aprì la porta di una stanza al cui interno si trovavano soltanto un tavolo e cinque sedie. Una di queste era occupata da un uomo dall’aspetto trasandato; un’altra da un agente della sicurezza in divisa. Appena il gruppetto entrò, la guardia scattò in piedi. “Il signor Taylor sta dando problemi?” si informò Kellerman. “No, però ha iniziato a sproloquiare. Ce l’ha di nuovo con i russi e con Trump.” “Ah, uno dei miei numeri preferiti” commentò Kellerman, poi si rivolse a Mackenzie ed Ellington. “Sarò nella stanza qui accanto se avete bisogno di me. Anche se non credo.” Detto ciò, Kellerman uscì dalla stanza, seguita dalla guardia. “Salve, signor Taylor” disse Mackenzie sedendosi di fronte all’uomo. “Le hanno detto il motivo della nostra visita?” Taylor annuì mestamente. “Sì. Volete sapere di mio fratello... della sua morte.” “Esatto” disse Mackenzie. “Le faccio le mie condoglianze.” Taylor si limitò a stringersi nelle spalle. Tamburellava le dita sul tavolo spostando lo sguardo alternativamente da Mackenzie a Ellington. “Allora, io sono l’agente White e questo è il mio partner, l’agente Ellington” disse Mackenzie. “Sì, lo so. Siete dell’FBI” disse alzando gli occhi al cielo. “Signor Taylor... mi dica... suo fratello aveva nemici? Persone che potevano avercela con lui per qualche motivo?” Taylor rispose quasi all’istante. “No. Solo la mamma, ma lei è morta da sette anni ormai.” “Lei e suo fratello eravate in buoni rapporti?” “Non eravamo esattamente amici per la pelle, però andavamo abbastanza d’accordo. Lui però frequentava dei tipi loschi. Degli Illuminati. Sinceramente non mi ha stupito più di tanto che l’abbiano fatto fuori. Gli Illuminati ce l’hanno con i senzatetto. E anche con le celebrità. Lo sapete vero che sono stati loro a uccidere il presidente Kennedy?” “Sì, l’ho sentito” disse Ellington, riuscendo a stento a non ridere. Mackenzie gli pestò il piede sotto il tavolo e si sforzò di andare avanti. “Qualcun altro dei suoi amici è stato ucciso di recente?” gli chiese. “Non direi. Comunque non è che io frequenti un gruppo fisso. Quando vivi per strada, avere molti amici significa solo avere molte persone che ti fregano.” “Solo un’altra domanda, signor Taylor” disse Mackenzie. “Ha mai sentito parlare di un biglietto da visita di un negozio chiamato Antiquariato Barker?” Anche stavolta non dovette riflettere prima di rispondere. “No, direi proprio di no. Non ho mai messo piede in un negozio di antiquariato. Non ho soldi da buttare in vecchi relitti polverosi. Solo i ricchi possono avere negozi del genere. O comprare lì.” Mackenzie annuì e fece un sospiro. “Beh, grazie per il suo aiuto, signor Taylor. Per favore, se le viene in mente qualcosa a proposito di suo fratello che potrebbe aiutarci a scoprire chi l’ha ucciso, lo dica a qualcuno, in modo che ci contatti.” “Va bene, lo farò. Ehi... potreste andare in Nevada. Scommetto che lì troverete delle risposte.” “Perché in Nevada?” chiese Mackenzie. “L’Area 51. Il Lago Groom. Anche se non c’entrano gli Illuminati, tutti sanno che sono i luoghi top secret dove il governo da sempre spedisce i senzatetto. È là nel deserto che fanno su di loro test ed esperimenti.” Mackenzie si voltò prima che Taylor potesse vederla sorridere. Non poteva farne a meno, sapendo che era un po’ svitato. Ellington invece riuscì a mantenere un atteggiamento professionale. “Grazie della dritta, signor Taylor. Sicuramente indagheremo.” Mentre raggiungevano l’uscita, Mackenzie lo toccò con un gomito e si avvicinò sussurrandogli: “Sei stato crudele.” “Perché mai? Cercavo solo di fargli credere di aver dato un contributo significativo alle indagini.” “Andrai all’inferno” gli disse Mackenzie ridacchiando. “Eh, lo so. Insieme agli Illuminati.” *** Mentre tornavano alla macchina, Mackenzie aveva già un’idea di quale sarebbe stato il prossimo passo. Sembrava una mossa sensata, ma allo stesso tempo capiva perché il Bureau non l’avesse ancora presa seriamente in considerazione. “Lo sai, Taylor ha detto una cosa giusta” disse Mackenzie. “Ah sì?” replicò Ellington, “devo essermela persa.” “Ha accennato al fatto che alcune comunità di senzatetto siano piuttosto chiuse. Credo che il Bureau sia stato così impegnato a cercare di trovare un collegamento tra i barboni da non aver invece tentato di trovarne uno tra loro e gente come Jimmy Scotts e Gabriel Hambry.” Salirono in macchina e stavolta Ellington si mise al posto di guida. “Non è così. Hanno contattato i rifugi e le mense per senzatetto per verificare se uno di loro avesse qualche legame con quei posti.” “Appunto” insisté Mackenzie. “È stato dato per scontato che avessero a che fare con i senzatetto da una posizione più avvantaggiata. Invece forse c’è altro sotto.” “Tipo cosa? Vorresti dirmi che Scotts e Hambry ad un certo punto sono stati dei barboni?” “Non ne ho idea. Ma mettiamo che sia così. Questo ci fornisce un collegamento e ci farebbe capire che il killer, per un motivo o per l’altro, sta dando la caccia unicamente ai senzatetto.” “Vale la pena tenerlo in considerazione” disse Ellington. “Ma questo non risponde alla domanda più importante: perché?” “Intanto voglio accertarmi di non stare correndo troppo.” “In che modo?” “Da quello che ho letto sul suo dossier, Gabriel Hambry non ha famiglia. Gli unici parenti sono i nonni, che vivono nel Maine. Invece Jimmy Scotts ha una moglie e due figli a Lincoln.” “Quindi è là che vuoi andare?” dedusse Ellington. “Beh, considerando che l’altro posto in cui voglio andare è a sei ore di distanza... sì, direi che dovremmo iniziare da lì.” “Sei ore? Dove accidenti è che vuoi andare? Dall’altra parte del paese?” “In effetti sì. Nella contea di Morrill, in un paesino chiamato Belton.” “Cosa c’è là?” Cercando di reprimere un brivido, Mackenzie rispose: “Il mio passato.”
Free reading for new users
Scan code to download app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Writer
  • chap_listContents
  • likeADD