Aveva parlato in tono quieto, guardando diritto negli occhi l’uomo, che ebbe una brevissima esitazione prima di rispondere. “È altamente improbabile. Anzi, mi sento di escluderlo proprio. E chi poi?”
“Be’, di cattivoni ce ne sono tanti in giro: Giganti sanguinari, malvagi Orchi e Troll, Vampiri assetati di sangue, spettri, demoni ... C’è solo l’imbarazzo della scelta, volendo!” ribatté d’acchito Archie, le cui spalle ebbero un involontario tremito.
Brune negò con un cenno del capo. “Vorrei ricordarvi che fino alla scorsa notte, Halyster era praticamente solo. Non avrebbe potuto trovare nuovi fautori così in fretta. Ci vogliono tempo, mezzi, risorse per convincere qualcuno ad appoggiarti.” spiegò paziente.
“Ma nel suo caso non sarebbe stato affatto difficile: bastava solo che riprendesse i contatti del passato. Visto che i Defensores sono stati colti di sorpresa, deve aver rispolverato qualche alleato non convenzionale. Dei soci esotici, magari. Ough ...”
Archie soffocò a stento un gemito, provocato da un calcio in uno stinco, che Ares gli aveva subito sferrato, ma non abbastanza alla svelta da impedirgli di completare la frase.
Drystan guardò entrambi con un vago sospetto, confutando un attimo dopo. “Uhm, non è semplice come dirlo. Tipi come l’Usurpatore, che tiranneggiano e sfruttano chiunque, anche chi simpatizza per loro, non si fanno amicizie che durano nel tempo.”
Archie incassò malvolentieri e preferì non insistere, massaggiandosi la gamba.
L’insegnante stava per proseguire, quando Pamela interloquì con allarmata veemenza. “Ma allora, se ci sono esseri così micidiali in giro, mamma e papà … I nostri cari … Loro sono tutti in pericolo! Non possiamo starcene qui belli tranquilli, mentre loro rischiano la vita per noi!”
Se l’argomento non fosse stato tanto serio e la sua preoccupazione genuina, la sua teatralità avrebbe strappato più di un sorriso. Invece, suscitò numerosi assensi crucciati e ansiosi.
“Suvvia, ragazze e ragazzi! Non fatevi prendere dal panico e siate giudiziosi. Non esiste pericolo immediato che gli evasi se la prendano con i civili.”
“Non … immediato.” ripeté dubbioso Horatio, i cui occhi rivelavano un profondo timore.
Il docente fece scorrere lo sguardo sugli allievi ammutoliti e, dopo qualche istante di riflessivo silenzio, ammise. “Siete grandi a sufficienza per capire da soli, che Halyster non li ha fatti evadere senza uno scopo. Personalmente, sono persuaso che avranno ben altre priorità che agire ostilmente in modo aperto. Tuttavia, più tempo trascorrerà dalla loro cattura, più probabilità ci saranno che possano organizzare offensive ai danni della comunità. È per questo motivo che è di fondamentale importanza non intralciare il lavoro di Defensores e Vigiles. La cosa migliore che possiate fare per aiutare tutti quanti, compresi i vostri famigliari, è quello di stare sereni e fidarvi che ciò che vi viene chiesto di fare è per il bene vostro e dei vostri cari.”
Tutti assentirono, sebbene titubanti.
“Non pensa, Professore, che potrebbero meglio occultarsi nel Mondo Opaco?” si accertò preoccupata Astrea.
“È una possibilità che è stata considerata …”
“Ma allora potrebbe esserci pericolo anche per loro … Per gli Opachi, intendo. La mia famiglia … I miei parenti …” si agitò, alzandosi in piedi, Miranda.
Brune la quietò con un autorevole gesto pacato. “Vi posso garantire che il Dicastro sta dedicando ogni possibile energia e risorsa per riassicurare alla giustizia i fuggitivi. Tutti quanti … Anche il loro padrone.”
“Già. Ma quando lo faranno, riusciranno a tenerli dentro? O se li lasceranno sfuggire come ieri notte?” interloquì Wilfred, polemicamente spaventato.
La mascella dell’uomo guizzò repentina. “Non succederà, adesso che …” inspirò rapido, ripetendo perentorio, ma calmo. “Non succederà.”
Guardò uno dopo l’altro tutti gli studenti che assentirono, seppure molti di loro senza convinzione. Al termine, il Magister riprese in tono naturalmente disteso. “E adesso, dopo aver perso metà lezione per queste dissertazioni, dobbiamo recuperare. Su! Venite qui uno alla volta per l’esercizio di riconoscimento. Ares comincia tu per primo.”
In un battibaleno apparve un paesaggio boschivo, tra i cui alberi si intravedevano le corna di un cervo.
La sera a cena, il Praesidens si rivolse nuovamente alla scolaresca che stava mangiando insolitamente silenziosa.
“Come molti di voi già sapranno, la maggior parte anzi, è più corretto dire, la quasi totalità dei vostri famigliari mi ha chiesto di ospitarvi qui per le vacanze di Geohjul. E, ovviamente, comprendendone e condividendone i motivi, ho dato il mio assenso. Pertanto, vi confermo che chiunque di voi preferisca, invece, lasciare la Domus per la pausa natalizia dovrà far pervenire al Rector della propria Familia l’esplicita richiesta e autorizzazione del genitore o tutore, anche se ha compiuto diciassette anni. Vi assicuro, comunque, che passeremo tutti insieme le feste nel migliore dei modi.”
Yolhair tornò a sedersi nel silenzio generale. Quella volta il suo annuncio non venne salutato né da applausi, né da manifestazioni di adesione.
Era stata una giornata particolarmente pesante e, finita la cena, si ritirarono tutti nelle rispettive Case. Mentre rientrava alla propria, Ares perse di vista Astrea, con la quale voleva parlare da solo. Vanessa gli disse che era andata in Biblioteca. L’attese per parecchio in Soggiorno, stupendosi che lei contravvenisse alle regole scolastiche, che imponevano agli studenti di rincasare entro le nove. Contrariato, ma soprattutto stanco, alla fine andò a dormire.
“Sei stata in Biblioteca … Ho saputo.” l’apostrofò sostenuto, non appena la vide scendendo in Soggiorno di buonora.
Lei gli sorrise indulgente, avvicinandosi per dargli i baci sulle guance del buongiorno che lui accettò irrigidito.
Attese irrequieto che lei spiegasse e, dopo solo qualche istante, la interrogò seccato dal suo silenzio. “Be’?! Cos’hai trovato?”
“Ancora nulla … di preciso.”
“Ah! E com’è che sei stata via così tanto, allora?”
Approfittando del fatto che, essendo presto, il salone fosse deserto, Astrea lo abbracciò con garbo e lo baciò dolcemente. Sebbene all’inizio lui avesse tentato, senza troppa convinzione, di sottrarsi a ciò che giudicava solo moine di giustificazione tardiva, le sue affettuosità stemperarono man mano il suo disappunto, finché arrivò a sospettare di avere, forse, esagerato. Infine ricambiò con crescente entusiasmo, grato per quella straordinaria opportunità che gli si offriva.
Tenendola stretta, le ricordò in un succedersi di sussurri, intervallati da piccoli baci. “Non mi hai più detto niente delle ricerche che hai fatto dopo l’esame di Cosmologia. Ti ricordi? Avevi detto di avere un’idea su cosa fosse venuto in mente al Magister Thackeray, quando abbiamo visto quelle strane luci. Ho pensato che fosse per quel motivo, che sei andata in Biblioteca ieri sera. Sarà per questo, che le ho sognate anche stanotte.”
“Sognato?” si accertò subito lei, scostandosi leggermente accigliata.
Lui assentì meccanicamente, rassegnandosi che quella piacevole parentesi fosse finita, dato che aveva sentito qualche compagno scendere.
“Cosa … hai sognato con esattezza?” gli chiese, avviandosi assieme a lui alle belle porte di ciliegio e vetri satinati raffiguranti uno stormo di aironi che si involava su un paesaggio lacustre.
“È un sogno piacevole ... L’ho fatto diverse volte, anche durante la prima lezione di Arti Marziali … Di solito capita quando sono sereno e rilassato. Non era certo il caso di ieri sera, eppure …” Si fermò a riflettere perplesso e lei lo esortò a proseguire. “Sogno di volare, ma senza nessun … mezzo: kuxin, ali o altro. No, sono proprio io che volo. Volo veloce, molto veloce sopra la distesa di un mare infinito al crepuscolo. Ricordo che sfioro anche l’acqua e ovunque attorno a me è viola e oro. Tutto è molto gradevole e sono di buon umore … Sì, sono contento, ma non so perché. Poi mi avvicino a una costa. Non si capisce se è un’isola o altro. È una distesa di terra ferma montuosa con foreste dappertutto. I colori sono cambiati: il cielo è diventato scuro. Sembra notte fonda e all’orizzonte, vedo delle colonne di luce rossastra e … Sì, forse anche verde. I fasci luminosi sono più definiti e forti di quelli che abbiamo visto all’esame di Cosmologia. Nel sogno di ieri notte c’era anche qualcos’altro, ma non riesco a metterlo a fuoco.”
Fissandolo a occhi stretti, gli domandò con voce appena ansiosa. “Luci a colonna rosse e verdi? Ne sei sicuro?”
“Uhm, francamente non ci giurerei ... Mi pare. Ma potrebbe essere solo un ricordo di quella notte e, forse, anche …” Tacque pensoso.
“Anche … cosa?” lo sollecitò lei con delicatezza, dopo qualche attimo.
Ares scosse il capo. “No … Niente. Quando ci penso, ho come la sensazione di aver già visto quello … spettacolo.”
“Le luci o il volo sul mare?”
“Le luci. Ma per quanto mi sforzi, non riesco a ricordare dove e quando.”
Mentre lei lo osservava assorta, alzò le spalle rassegnato. “Pazienza. Magari faccio confusione con i diversi sogni. Piuttosto, a proposito di Uranus Thackeray, hai scoperto cosa potrebbe essergli venuto in mente?”
“Non proprio. È solo un’idea molto vaga.”
“Dimmela.”
“Umm …”
“Cos’è? Non ti fidi?” la stuzzicò, volutamente provocatorio.
Lei sgranò gli occhi stupefatta, negando decisa. “Nooo. Certo che mi fido di te!”
“E allora?” incalzò, con un sorriso malizioso, varcando assieme a lei il magnifico ingresso dell’Auditorium.
“Lo sai che preferisco avere più dati, prima di parlare di un’ipotesi con qualcuno.”
“Qualcuno?” ripeté, fingendosi offeso mentre la faceva accomodare.
Con espressione sgomenta e ansimando smarrita, Astrea si profuse in scuse. Era tanto deliziosamente imbarazzata che lui rise, baciandole fugacemente una mano. “Va tutto bene. So che me ne parlerai, quando ti sentirai pronta.”
Lei inspirò profondamente, tranquillizzandosi. “Oh sì. Sarai il primo a sapere se …” Si bloccò, lo sguardo velato da una seria inquietudine. Respirò rapida, abbozzando un sorriso tirato. “La prossima volta che fai quel sogno, cerca di annotare tutti i particolari appena ti svegli.”
“Pensi sia importante?”
“Forse …”
I giorni che seguirono furono per tutti così impegnativi per lo studio e i compiti che quasi si dimenticarono dell’accaduto. Ares pensò che i docenti l’avessero fatto apposta a caricarli in quel modo per distrarli, e considerò che forse avevano fatto bene. Come aveva detto il Praesidens, il loro impegno scolastico veniva prima di tutto.
In realtà, era del tutto normale trattandosi dell’ultima settimana di scuola. Venerdì, venti dicembre, ci sarebbero state le ultime lezioni fino alla ripresa il sei gennaio. Il lunedì, la vigilia della ferale notizia, al termine della DDS, Yolhair gli aveva annunciato che il suo addestramento avrebbe avuto la stessa pausa. Ares ne era stato felice. Pensando ad Astrea, considerò che una sosta le avrebbe fatto bene, dato che le esercitazioni si facevano sempre più impegnative e pericolose. Infatti, durante l’ultima sessione nella Silva, Ares aveva dovuto affrontare una serie di armi – mannaie basculanti, lame rotanti, magli, frecce, lance, spade e pugnali – che sbarravano i passaggi obbligati che doveva percorrere e che lui era riuscito a evitare e superare con diversi incanti e, soprattutto, con astuzia, agilità e mente lucida.
“Allora … Possibile che non si sappia ancora nulla?” indagò Wilfred, interrogando con lo sguardo i presenti in Soggiorno e fermandosi infine su Tib&Tuc. “Neppure voi sapete niente? Voi che vi vantate di essere gli occhi e, soprattutto, le orecchie della Domus.” li punzecchiò con fare provocante.
“Ooh-ooh, uno scettico …” “Ma lo siamo, caro mio. Lo-sia-mo.” “Eh sì. Proprio così.” replicarono allegri uno dopo l’altro, annunciando orgogliosi all’unisono. “Siamo i Gazzettieri!” Quindi precisarono, alternandosi. “Gli imbattibili carpitori,” “ghermitori,” “arraffatori,” “spillatori,” “agguantatori,” “sottrattori,” “acciuffatori,” “abbrancatori,” “sgraffignatori di notizie succulenti e,” “soprattutto, esclusive.” “Pertanto, noi …”