Capitolo XIV
Imprevisti
La mossa attesa da Astrea non tardò a manifestarsi.
Il martedì successivo all’ultima riunione della SIGH, a colazione, i pochi che ricevevano quotidianamente i giornali, cioè Astrea, Hildy e Hector, non appena li spiegarono, balzarono in piedi, gettando un grido che attirò l’attenzione generale. Tutti e tre all’unisono, si voltarono prima verso il Tavolo d’Onore, stranamente deserto quella mattina, e poi verso i compagni della propria Familia. Hector, che aveva passato il giornale agli Autunnali vicini, era in piedi boccheggiante, l’espressione atterrita. Doveva essere successo qualcosa di estremamente grave, se uno compassato come lui aveva avuto una tale reazione. Hildy, dopo aver lasciato cadere sulla tavola il Lumen Clarion, del quale si erano impossessati avidamente i Primaverili seduti accanto, si era messo le mani tra i capelli e ansimava. Astrea si era riseduta adagio come un automa, l’espressione attonita e la bocca ancora socchiusa, mentre porgeva meccanicamente il quotidiano ad Ares che vide, stampata a caratteri cubitali, la notizia che li aveva sconvolti.
«FUGGITI!!»
L’articolo era molto breve.
«I complici del Despota,» Seguivano i nomi completi di tutti. «condannati pochi mesi fa e detenuti nell’ala di massima sicurezza del Noxanigra, il penitenziario di LumenBritania situato in località ignota, sono clamorosamente evasi la notte scorsa. Poche le informazioni finora comunicate dal Dicastro. Sembra che si sia trattato di un pauroso attacco, ferocemente sferrato dall’esterno, al quale ha fatto seguito la fuga in massa dei pericolosi criminali. A nulla è valso il coraggio dei Custos, Vigiles e Defensores che si sono opposti agli aggressori. È stato riferito il ferimento di molti di essi, alcuni dei quali versano in gravi condizioni al Santemple. Il Senechal Achileas Graff ha dato personalmente la notizia alla stampa, affermando che, per ovvi motivi di sicurezza, non possono essere rivelati altri particolari, ma che è ferma intenzione del Dicastro assicurare di nuovo alla giustizia i latitanti, oltre ai responsabili della loro fuga. Allo scopo, sono stati mobilitati tutti i funzionari dei Dipartimenti Aegis, Vigilantia e Lex.»
Attorno ad Ares, che aveva letto a voce alta, si erano accalcati gli Estivi di tutti gli anni. Man mano che altri studenti arrivavano nell’Auditorium, venivano informati dai presenti, rimanendone scioccati e ammutoliti. Innumerevoli si limitavano a guardarsi l’un l’altro sbigottiti, scuotendo la testa. Dopo il primo momento di silenzio irreale, nello sterminato salone cominciarono a udirsi dappertutto le stesse domande.
“Ma come è stato possibile?”
“Perché così poche notizie?”
“E chi può essere stato?”
“Come mai non ci dicono tutto?”
“E chi sono i feriti?! Mio zio è un Vigil. Forse anche lui era lì. Oddio! E se gli fosse ...”
“Saranno stati i Manars! Non c’è mai da fidarsi di gente come loro.”
“E noi? Siamo al sicuro? Lo sappiamo chi c’è qua!”
“E adesso cosa succederà?”
Le esclamazioni impaurite si moltiplicarono all’infinito e un convulso sgomento si diffuse a vista d’occhio.
A un tratto una voce tonante riecheggiò in tutto l’immenso spazio.
“SILENZIO!!!”
Il Praesidens era in piedi davanti al Tavolo d’Onore, al centro. Al suo fianco c’erano i Rectores delle Familiae, oltre al Corpo Docente e personale al gran completo. Tutti quanti avevano un’espressione indiscutibilmente preoccupata e stanca. Era del tutto probabile, che nessuno di loro avesse chiuso occhio, essendo logico che una notizia di tale portata fosse giunta tempestivamente alla Domus.
“Ragazze e ragazzi, per favore, calma. Sedetevi.”
Nell’Auditorium piombò subito il silenzio, mentre uno dopo l’altro, i giovani tornavano ammutoliti ai loro posti.
“Sapete già quello che è successo stanotte, vedo. Rassicuratevi tutti: tra i feriti non c’è nessun vostro parente, né conoscente. In caso contrario, avremmo immediatamente informato gli interessati. La situazione per quanto sia grave, è sotto controllo. Chiunque voglia mettersi in contatto con famigliari o amici, lo comunichi ai propri Senatores che lo riferiranno ai Dapifer. Organizzeremo seduta stante tutte le comunicazioni necessarie. Per questo motivo, le lezioni del mattino sono sospese. Ciò che è accaduto, tuttavia, non deve distogliervi dai vostri impegni scolastici. Siete invitati pertanto a rispettare i vostri normali orari pomeridiani. Mi aspetto da tutti voi giudizio e compostezza. So che non ci deluderete.”
Il Mentor Maximus si allontanò, seguito dagli altri, e nel salone dopo poco ricominciò un mormorio più sommesso. In parecchi assediarono i Senatores della propria Familia, che si prodigarono a tranquillizzarli, mentre prendevano nota delle loro richieste. La prima era stata Wilma che, non appena aveva sentito la notizia, si era subito agitata per ciò che poteva essere successo al padre. Astrea l’aveva immediatamente raggiunta per confortarla e le era stata accanto fino a quando l’amica si era allontanata assieme a Siri Rama e Clifton Huxley, in compagnia degli altri Estivi che volevano parlare con i loro cari.
Ares e gli altri ragazzi del suo corso erano rimasti fermi dov’erano, in silenzio. Archie, il cui padre era Alewar Capo, responsabile di tutte le squadre dei Defensores, era come congelato. Il terrore, che si era dipinto sul suo volto nell’apprendere che c’erano feriti gravi, era svanito alle rassicurazioni di Yolhair, ma lo spavento per ciò che era stato e ancora peggio poteva essere, perdurava, lasciandolo smarrito. Anche Ares si era subito preoccupato per Mira, sebbene fosse ragionevolmente convinto che non fosse coinvolta nella guardia di quei pendagli da forca.
Horatio ruppe il ghiaccio, mormorando con voce tremante. “E adesso cos’accadrà? Voglio dire … Ci dobbiamo aspettare che quei criminali attacchino … subito?”
“No, non credo.” rispose pacato Ares. “Si dovranno organizzare … prima. Per quanto il loro padrone sia potente, e abbia di sicuro degli appoggi, è pur sempre un fuggiasco e loro pure. Certo, se Halyster fosse al pieno delle sue forze, i Satelliti evasi si starebbero già occupando della loro missione, ma da quel che sappiamo sono proprio loro il suo unico sostegno, a parte quelle quattro canaglie che la scorsa estate sono sfuggite con lui alla cattura. Mi chiedo solo, chi possa essere stato a liberarli. Tra l’altro, non sappiamo neanche dove è avvenuto.”
“Di Malwaz e Feral bellicosi ce n’è una caterva.” commentò laconico Archie, incupito.
“Certo! Possono essere stati i Troll Belvesk o i Truculians. Magari i Manars che, in barba a tutti gli accordi col Dicastro, si sono coalizzati col Tiranno per farci fuori tutti.” ipotizzò Wilfred Leghs, atterrito.
Astrea scosse la testa. “Dubito che si tratti di nessuno di loro.”
“Sono d’accordo.” l’appoggiò senza indugio Ares. “Tutte le Creature Oscure e i Popoli ostili ai Lumen sono certamente noti a chi di dovere …”
“Ma potrebbe trattarsi di qualcuno di quegli esseri … forestieri, quelli di cui ci hanno scritto i ragazzi esteri! Ci avete pensato? Ce ne sono parecchi, che potrebbero essere i responsabili dell’evasione.” interloquì Leghs, con eccitata sicurezza.
“Davvero pensi, che gente conosciuta da giovani della nostra età, sia ignota ai Defensores e ad adulti il cui mestiere è tenere al sicuro Dyaul capaci di tutto?” lo interrogò serio Charlie.
“No … Certo che no. Solo pensavo che, per essere riusciti in un’impresa così pazzesca, dovevano essere dei tipi davvero … formidabili.” si giustificò Wilfred, dubbioso.
“Non hai tutti i torti.” convenne Astrea, restituendogli il sorriso. “Di sicuro, il Dicastro avrà ordinato al Curator del Noxanigra di prendere tutte le misure necessarie contro qualsiasi soggetto, soprattutto i più agguerriti, compresi quelli esotici, che potesse rappresentare il seppur remoto rischio di fuga di prigionieri così pericolosi … una volta liberi.” Tutti assentirono con aria grave. “No, non può essere stato qualcuno conosciuto. Deve essersi trattato di qualcosa di assolutamente imprevedibile … Qualcosa che nessuno poteva immaginare ...” suppose quasi tra sé, ancora assorta nei suoi pensieri. Poi, notando le espressioni dei compagni, aggiunse in tono deciso. “Su! Non è proprio il momento di farsi abbattere, questo. Anzi! Dobbiamo essere più lucidi e attivi che mai. È necessario raccogliere il maggior numero possibile di informazioni su quanto è accaduto e possiamo farlo solo in un modo, interpellando subito chiunque conosciamo nel Mondo Opaco. È vero che gli Opachi non hanno percezione né di Lumenalia, né di ciò che vi accade, ma è possibile che quanto è successo stanotte sia in qualche modo … trapelato. E dobbiamo assolutamente localizzare il carcere.” Si fermò, interrogando con lo sguardo gli altri, che parevano ancora frastornati.
Ares intervenne determinato. “Hai ragione. Dobbiamo passare il messaggio agli altri. Horatio, tu puoi parlare con Cathy, che informerà gli Autunnali e tu Pamela farai lo stesso con Florestan. Dobbiamo darci tutti da fare per cercare di sapere quanto più possibile. Sean, Charlie: vedete cosa riuscite a scoprire. Non appena torna Wilma, chi la vede per primo le chieda di indagare con Eulalia. Visto che il padre ha fatto quel servizio sui penitenziari di LumenEuropa, stabilendo che il Noxanigra era il più sicuro di tutti, deve averlo visto per forza. Non credo che le abbia detto dove è situato, dato che la notizia è segreta, ma forse si è lasciato sfuggire qualcosa o, in ogni caso, lei può cercare di raccogliere altre informazioni, magari addirittura chiedergli di scoprirlo.”
Archie sbuffò rumorosamente, obiettando scettico. “Sè! Quello che ha detto che era inattaccabile. Bell’esperto! Davvero credibile. D’altra parte, basta vedere com’è la figlia.”
“Be’ può darsi che abbia esagerato, ma è l’unica fonte diretta che abbiamo.” tagliò corto Ares, proseguendo rapido. “Tu e io vedremo di parlare con Pangus che, tra gli adulti, è il più … disponibile. Astrea penso tu voglia sentire subito i tuoi o preferisci venire?”
“No, grazie. Rimango qui. Voglio anche parlare con Daisy e Celestino.”
Ares intuì che aveva in mente dell’altro. “Bene, siamo d’accordo allora. Ci vediamo tutti alle vecchie serre per le undici. Buona caccia a tutti.”
Si alzarono svelti, allontanandosi in fretta.
Dopo una lunga e faticosa camminata nella neve, che quella notte era caduta copiosa ammantando di una spessa candida coltre tutto il Parco, Ares e Archie arrivarono trafelati alla rustica abitazione di Pangus. Bussarono ripetutamente, ma senza risultato.
“Dovevamo immaginarcelo, che non sarebbe stato in casa.”
“Ma dove diavolo può essere con questo tempo?!”
“Adesso che ci penso, non c’era stamattina con gli altri.”
“Be’ non è una novità. Non viene quasi mai. Si vede raramente anche a cena, quando invece ci sono sempre tutti e spesso anche Yolhair.”
“Lo sai anche tu, che lui stesso si definisce un Selvatico che ama i Selvatici e per questo è sempre in giro.”
“D’accordo. Ma con quello che è successo … E poi ha ripreso a nevicare. Cosa avrà mai da fare sempre per i boschi, poi?!”
“Mi occupo delle mie bestioline. Naturalmente!” rivelò un’allegra, e ben nota, voce baritonale alle loro spalle. “Sono o non sono insegnante di Fauna?”
I ragazzi gli andarono incontro felici di vederlo.
“Ma voi cosa ci fate qui e a quest’ora, per giunta. Dovreste essere a lezione.”
“No, sono state sospese stamattina. Ma come? Non hai saputo cos’è successo stanotte?” ribatté veloce Ares.
Il fauno scosse la testa mogio. “Ah, sì. Sì, che l’ho saputo. Terribile. Davvero terribile.”
Facendo loro strada, aprì la porta della sua rustica magione e li fece accomodare al tavolo, sul quale mise subito un gran piatto dei suoi dolci tanto rozzi, quanto gustosi, prima di accingersi a preparare il tè.
“Ehm, ci chiedevamo se sai ... Sì, insomma se sai se qualcuno del Cavalierato era lì e se ... è rimasto ferito.” si informò Ares, sperando ardentemente in un dissenso.
Ares aveva avuto il sospetto che Pangus fosse stato da sempre al corrente dell’iniziativa di Yolhair quando, all’estremo saluto di Zoran, l’aveva visto in grande confidenza con tutti i Greenbeings presenti. Al rientro anticipato alla Domus, in una chiacchierata confidenziale, il satiro gli aveva difatti confermato di farne parte fin dall’inizio. Quanto ad Archie, dopo la loro riappacificazione, Ares gli aveva voluto raccontare tutto di Zoran – chi fosse realmente e come avesse dedicato tutta la sua vita alla lotta contro il Male – soprattutto nell’intento di rendere giustizia allo zio. Per farlo, però, doveva spiegare all’amico chi fossero i Greenbeings. Aveva quindi chiesto a Drystan il permesso di parlargliene, scoprendo che Chester Peak aveva rivelato al figlio di essere un Cavaliere e che anche lui era al Mausoleo quella notte. Lo stesso aveva fatto Richard Sherwood con la figlia Wilma. Entrambi i cugini avevano solennemente giurato ai rispettivi genitori di mantenere il più assoluto silenzio con chiunque, fatta ovvia eccezione per Ares, essendo al corrente di ogni cosa. Dopo Astrea e Horatio, Archie e Wilma erano quindi gli unici a sapere che Greenight era suo zio e quanto quell’uomo, tanto valoroso quanto impavido, avesse contribuito alla disfatta del Dominio. Ne ignoravano comunque il nome, così come la vera identità di Ares e dei suoi genitori, noti tra i giovani esclusivamente ad Astrea. Solo loro quattro sapevano che quella notte Ares aveva perso il suo unico parente.