Un raggio di sole colpisce il mio viso e mi sveglia. Apro gli occhi ma vedo sfuocato per cui li richiudo . Mi stiracchio per svegliarmi ma un dolore alle natiche mi blocca. Mi sveglio completamente e sbarro gli occhi. Mugugno dal dolore sfiorandomi il sedere.
“Buongiorno piccola! Non muoverti.” Mi pietrifico ricordandomi cosa il bastardo mi ha fatto.
Lo sento salire sul letto e mettersi a cavalcioni su di me.
E’ la stessa posizione di quando mi ha sculacciato. Cerco di alzare il busto visto che stavolta non sono legata. Ma quando mi accorgo che indosso solo le mutandine mi ributto sul letto coprendomi.
“Ti ho detto di stare ferma” Mi ordina lo psicopatico mentre inizia a massaggiarmi il sedere con una crema. Mugugno sia dal dolore che dal sollievo. Le sue mani mi sfiorano le natiche spalmandomi quello che credo sia un lenitivo. Quando inizia a massaggiarmi la schiena mi irrigidisco, così lui toglie le mani e, dopo avermi dato una pacca sul sedere, si alza.
“Forza alzati! E’ ora di andare a lavorare. Ti do’ dieci minuti per farti una doccia.” Detto questo sento che si allontana ed esce dalla camera chiudendo la porta.
Mi alzo cercando di non appoggiare il sedere e barcollando mi dirigo verso il bagno.
Quando entro chiudendo la porta, trovo davanti a me un’enorme specchio e mi blocco.
Brutto stronzo! Mi ha riempito di succhiotti!
Ho il collo pieno di segni violacei fino al seno. Mi giro e cerco di guardarmi il sedere. E’ rosso con i segni stampati delle sue mani.
Come farò a sedermi?
Dopo averlo maledetto almeno una decina di volte mi spoglio e faccio una doccia. Mi strofino forte cercando di togliere la sensazione di sporco che ho addosso. Non riesco a farlo sul sedere perchè mi fa ancora male.
Stronzo pervertito!
Quando esco e mi metto un accappatoio la porta si apre e lui fa il suo ingresso.
“Metti questi” Mentre entra appoggia sul lavandino quello che sembra un vestito e delle scarpe.
“Ti aiuto a vestirti?” Ghigna.
“No grazie!” Dico di getto indietreggiando di un passo.
Mi guarda dalla testa ai piedi, fa un sospiro ed esce dal bagno.
Ma veramente pensava che gli dicessi di si?
Prendo il vestito e lo osservo allibita: è ancora più corto e scollato di quello di ieri!
Lo indosso arrabbiata e mi guardo allo specchio: è rosso e attillato. Mi arriva appena sotto al sedere. Lo scollo scopre metà del mio seno.
Si vedono tutti i succhiotti! Lo ha fatto apposta per mettermi in imbarazzo!
Dopo essermi pettinata cerco di coprire con i capelli il mio collo martoriato.
Metto le scarpe. Ovviamente coi tacchi! Sbuffo uscendo dal bagno.
Ora dove dovrei andare?
“Sbrigati piccola! Siamo in ritardo!” Mi urla da fuori la camera.
A passo di marcia esco dalla camera e me lo ritrovo di fronte . E’ bellissimo con il completo nero.
Certo Ariel! Bellissimo e psicopatico.
Dopo avermi lanciato uno sguardo malizioso, mi afferra per un braccio e mi trascina fuori di casa, verso la sua auto. Apre la portiera del passeggero, mi spinge dentro bruscamente e richiude sbattendo lo sportello con forza.
Certo Ariel che ti aspettavi? Gentilezza?
Parte sgommando senza degnarmi di uno sguardo. Cerco di avvicinarmi il più possibile alla portiera per allontanarmi da lui.
Appena arriviamo in ufficio devo trovare il modo di scappare. Non ho intenzione di fare la sua “tuttofare”. Mi perdo tra i miei pensieri cercando di elaborare un piano di fuga quando la macchina inchioda. Sbatto la testa sul cruscotto perchè non me lo aspettavo.
Non mi da neppure il tempo di riprendermi che ha già aperto il mio sportello e mi stà trascinando verso l’ufficio.
Quando siamo dentro mi guardo intorno e mi accorgo che c’è il mio capo, o meglio ex capo, il signor Harris che ci aspetta.
“Santo cielo Steven! Ma cosa le hai fatto?” Il signor Harris mi squadra il collo e il seno . Sto per parlare e chiedergli aiuto quando mi accorgo che sul suo viso c’è un ghigno malizioso.
“Tutte tu te le devi fare? ” Continua con un sorriso maligno.
Spalanco la bocca senza parole. Ma cosa crede sia successo?
Non ho il tempo di ribattere che vengo trascinata nell’ufficio del mio nuovo capo e spinta dentro.
“Tu lavorerai qui, in ufficio con me. Quella è la tua scrivania. Devi smistare le mail, aggiornarmi sugli appuntamenti e rispondere al telefono. Credi di riuscirci?” Sbotta avviandosi verso la sua scrivania e sedendosi.
Alzo le spalle offesa, mi avvio verso la mia postazione e mi siedo con cautela. Mi brucia ancora il sedere. “Certo come desidera... Capo!”
Accendo il computer e cerco di trovare i programmi giusti. Le nostre scrivanie sono una di fronte all’altra, per cui lo posso vedere senza cambiare posizione. Mi sta fissando le gambe. Cos’ha da guardare? Non ha mai visto un paio di gambe?
“Piccola...” Mi chiama con voce bassa e roca. Alzo lo sguardo e vedo che è ancora concentrato a guardare le mie gambe.
“Apri le gambe.” Ghigna maliziozo.
Deglutisco. Stà scherzando vero? Lo guardo alzare un sopracciglio. E’ serio lo stronzo.
“Ehm, veramente dovrei andare in bagno ” Mi ritrovo a sussurrare.
Socchiude gli occhi scrutandomi mentre mi alzo lentamente. Non ho intensione di dargliela vinta!
Dopo attimi che sembrano infiniti mi spiazza.
“Certo! Ti accompagno!” Si alza e in un attimo è di fianco a me prendendomi per un braccio.
Merda! Ed ora che faccio?
“Non c’è bisogno grazie ! Faccio da sola!” Cerco di divincolarmi ma lui mi spinge e mi accompagna al bagno.
Quando siamo dentro, molla la presa così scappo nel primo cubicolo che trovo chiudendomi dentro. Sento la sua risata e mi vengono i brividi.
“Lo sai vero che dovrai uscire prima o poi?” Continua a ridere.
“Basta! Cosa vuoi? Lasciami in pace!” Grido. Non ne posso più. Voglio andarmene da questo posto e non vederlo mai più!
“Piccola non hai ancora capito chi comanda? ” Ora è dietro la porta.
“Adesso ti devi levare le mutandine e passarmele” Dice allungando una mano sotto la porta.
Cosa? Perche? Maniaco pervertito! Adesso gli tiro un calcio!
Stò per tirarglielo sul serio quando colpisce con un pugno la porta facendomi sobbalzare
“Fallo SUBITO!!” Urla.
Così tremando faccio come mi dice: mi levo gli slip e glieli metto in mano.
Vedo che ritira la mano e lo sento allontanarsi. “Mmh hai un profumo delizioso!” Lo sento mugugnare.
Non ci credo! Ha annusato le mie mutandine? Ho già detto che è un pervertito?
Esco con uno scatto dal cubicolo e lo vedo con i miei slip davanti al viso.
Li stà sul serio annusando!
Cerco di scappare, ma appena sono fuori dalla porta mi riprende per un braccio e mi accompagna nel suo ufficio.
Non avendo altra soluzione mi risiedo alla mia scrivania.
Quando entrambi siamo seduti vedo che mi guarda, incrocia le braccia e mi ordina “Ora apri le gambe oppure vuoi che lo faccia io?”
Credo di essere arrossita come un pomodoro, sia dalla rabbia che dall’imbarazzo.
“Vedi Ariel cosa succede a ribellarsi? Avrei potuto solo guardare le tue mutandine, mentre adesso vedrò la tua bella fighetta!” Sogghigna lo stronzo.
Come può parlarmi cosi? E’ così sconcio e ... Oddio Ariel non mi dire che ti piace??
Cerco con noncuranza di aprire leggermente la gambe.
Che vuoi che veda da laggiu?
“Di più Ariel! Aprile di più!” Mugugna gemendo.
Ok Ariel ce la puoi fare! Che sarà mai?
Apro le gambe fino ai bordi della sedia. Cerco di far finta di niente e mi rimetto al computer provando a lavorare.
" Bene. Perfetto. Sei perfetta. Non muoverti altrimenti sai cosa ti aspetta!” Mi grugnisce contro.
Dovrei stare così tutto il giorno?
Il bussare alla porta mi fa sussultare e chiudo le gambe senza rendermene conto.
“Ho detto di non muoverti! Riapri le gambe Ariel!” Ringhia il maiale.
Lentamente riapro le gambe come prima.
Cosa vuole fare adesso?
“Avanti entra pure Arnold” Ghigna il bastardo facendomi venire i brividi.