CAPITOLO III È piacevole La sera, in grazia di pochi soldi che trova sempre il modo di procurarsi, l’homuncio entra in un teatro e, varcando quella magica soglia, si trasfigura: era birichino, diventa titì. Poiché i teatri sono specie di vascelli capovolti, colla stiva in alto, il titì si pigia in quella stiva. Il titì sta al birichino come la farfalla alla larva: è lo stesso essere, che vola e si libra nell’aria. Basta ch’egli sia lassù, colla irradiazione di contentezza, colla sua potenza d’entusiasmo e d’allegria, col suo batter di mani che rassomiglia a un batter d’ali, perché quella stiva stretta, fetida, scura, sordida, malsana, lurida, abbominevole si chiami il Paradiso. Date ad un essere l’inutile e toglietegli il necessario, ed avrete il birichino. Il birichino non è privo d