IX.

1896

IX.Avevo dato al facchino l’ordine di trasportare la mia valigia a casa del signor Keller quando udii una voce femminile domandare dov’era l’ufficio dei “fermo posta”. La voce era di una freschezza e di una dolcezza deliziosa, con una sfumatura triste che la rendeva ancor più interessante. Feci quello che avrebbe fatto ogni giovanotto nei miei panni: mi voltai. Sì! Le promesse della voce erano largamente mantenute. Ero di fronte a una signorina distinta e modesta, un po’ pallida e magra, ma graziosissima. Il suo viso era illuminato da due occhi dolci e intelligenti; la figurina era svelta e slanciata. Il vestito era modesto, ma portato con tale eleganza che avrei dubitato della sua origine tedesca, se non fosse stato per l’accento con cui aveva posto la domanda. Le rispose, in tono conc

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