Miles POV.
Quanto era patetico che quella smidollata fosse la mia compagna. Da quando avevo scoperto, quattro anni fa, che era umana, avevo sperato con tutto me stesso che non fosse lei la mia anima gemella. Tuttavia, essere il prossimo alfa significava dover trattare tutti i membri del branco con equità. Così l'avevo rispettata, nonostante fosse una semplice umana.
Ero riuscito a nascondere abilmente il mio disprezzo per i lupi di rango inferiore. Tanto non mi davano problemi. Ma non li sopportavo. Consideravo la mia vita scolastica un successo proprio per questo. Ero rimasto lontano da flirt e avventure, conducendo una vita rispettabile, proprio come voleva mio padre. Lui aveva sempre detto che essere un alfa non significava solo possedere un potere immenso. Comportava anche molte responsabilità. E non avrebbe mai tollerato che diventassi un donnaiolo.
Quindi, nessuna ragazza e tanta pazienza ad aspettare la mia compagna.
Non avevo problemi con questo. Ma quando ho capito che Cassandra era la mia anima gemella, ho perso ogni speranza. Ho visto mia madre combattere accanto a mio padre, come alfa e luna, innumerevoli volte. Era sempre stata quella Luna tosta e determinata, e io l’avevo sempre ammirata. Per me, lei era il modello perfetto di Luna.
Avevo sempre sperato di avere anche io una Luna forte. Ma il destino aveva altri piani. Ero legato a nessun’altra se non all’unica umana del nostro branco. Quella che non era nemmeno capace di proteggersi durante un attacco di rinnegati. Cosa avrebbe potuto fare in guerra?
Quante volte ho visto la sua presunta famiglia proteggerla, cercando solo di tenerla al sicuro. Tante volte i rinnegati sembravano interessati a lei. Come se volessero solo eliminarla una volta per tutte. E noi tutti eravamo costretti a lavorare insieme per tenerli lontani da lei, anche se non abbiamo mai davvero capito perché volessero uccidere una semplice umana.
Cos’era? Non valeva nemmeno tutto quel trambusto. Pensavo che fosse un enorme spreco di energie. Sarebbe stato così meglio se non fosse mai stata lì. Non riuscivo proprio a capire perché dovessimo proteggerla, quando lei non era in grado di fare nulla per noi.
Tuttavia, per quanto la odiassi e disprezzassi il fatto che fossi legato a lei, quando ha accettato il rifiuto, ho sentito il mio cuore strapparsi. Il dolore di essere rifiutato. Ovviamente lei non avrebbe sentito nulla. Era un’umana, cazzo! Come avrebbe potuto percepire qualcosa legato al sacro legame del vincolo di coppia?
Odiavo tutto questo. Perché dovevo essere solo io a sentirlo? Volevo che anche lei provasse quel dolore. Così, l’ho ferita il più possibile con le mie parole. Anche se non intendevo davvero nulla di quello che dicevo, le ho detto che sarebbe stato meglio se fosse morta. So che è stato incredibilmente crudele, forse proprio il contrario di ciò che mio padre avrebbe voluto da me. Ma non me ne importava. Ero furioso. Questo legame era semplicemente inaccettabile.
Respiravo a fondo, cercando di calmarmi mentre uscivo dal packhouse dirigendomi verso il giardino. Dopo aver passato qualche minuto a cercare di controllarmi, mi avviai verso il falò. Mi fermai a pochi metri di distanza per mascherare le mie vere emozioni. Indossai un’espressione allegra e forzai un sorriso prima di unirmi al gruppo dei miei amici. Tra loro c’era Nolan, il “fratello” di Cassandra.
Mi sentii un po’ in colpa per averla fatta piangere poco prima. Ma ero arrabbiato. Non era una ragione abbastanza valida?
“Ehi, amico!” mi salutò Nolan, dandomi quel nostro solito abbraccio fraterno.
Gli diedi un paio di pacche sulla schiena, ma ero troppo sopraffatto dalle emozioni per rispondergli.
“Ehi, congratulazioni! Tuo padre sta per annunciarti come alfa,” mi disse Castor, uno dei nostri amici.
“Davvero?” esclamai, dimenticandomi lentamente di ciò che mi turbava.
“Sì. Ha appena annunciato che terrà la cerimonia dell’alfa questo weekend. Ti conviene trovare la tua compagna, amico!” Nolan ridacchiò, lanciandomi un sorriso malizioso.
“Già. Cosa sarebbe un alfa senza la sua luna?” aggiunse Castor, sorridendo come un gatto del Cheshire.
“Sì... ma stai attento alle effusioni in pubblico,” scherzò Nolan, alzando le sopracciglia.
Entrambi scoppiarono a ridere, dandosi il cinque. Mi sedetti accanto a loro, in silenzio, senza sapere come reagire al loro scambio scherzoso. Normalmente, avrei dato loro un buffetto sulla schiena o li avrei spintonati in modo amichevole.
Ma in quel momento ero troppo scosso. Come avrebbero reagito se avessero saputo che l’avevo trovata? Che era Cassandra, la ragazza umana? E come si sarebbe sentito Nolan sapendo che avevo ferito la ragazza che lui vedeva e amava come una sorellina? Probabilmente non mi avrebbe mai perdonato per averla respinta. E se avesse mai scoperto che le avevo detto che sarebbe stato meglio per lei morire che vivere, avrebbe voluto uccidermi.
Riuscii a lasciarmi sfuggire una risata nervosa mentre mi sedevo, rispondendo al loro entusiasmo. I due si scambiarono sguardi confusi. Ovviamente avrebbero notato qualsiasi cambiamento in me. Erano i miei migliori amici da sempre, fin da quando eravamo piccoli cuccioli.
“Tutto bene, amico?” chiese Castor. Sentivo entrambi gli sguardi addosso, a caccia di risposte alle loro domande.
“Sì...” mentii, inspirando profondamente.
“Sì. Sono solo... sopraffatto. Diventare alfa è una grande cosa...” dissi, lasciando la frase in sospeso.
Ma quella non era la vera ragione. Non potevo dirla ad alta voce. Non a loro. E soprattutto non con Nolan lì presente. Forse non avrei potuto dirlo a nessuno. Molto probabilmente sarei rimasto a convivere con questa strana sensazione per il resto della mia vita.
“Va bene, amico. Se lo dici tu...” Nolan fece una pausa.
“Ma sappi che noi ci saremo sempre per te, okay?” Mi sorrise, dandomi una pacca sulla schiena.
Accennai un sorriso forzato e annuii. Il mio cuore batteva all’impazzata, come se qualcosa non andasse. Avevo quella strana sensazione, quel presentimento che niente stesse andando come avrebbe dovuto. Come se tutto avesse preso una piega sbagliata.
“Amico... sei pallido!” disse Castor preoccupato, porgendomi un bicchiere.
“Tieni. Magari questo ti aiuta?” aggiunse.
“Grazie,” mormorai, mandando giù l’intero shot in un sorso.
Mi bruciò la gola, ma non portò alcun sollievo al mio cuore agitato. Nonostante ciò, cercai di mascherare tutto davanti a loro. Devi sembrare tranquillo, mi dissi, piegandomi in avanti e appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
“Nolan!”
La voce di sua madre era ansiosa.
“Hai visto Cassy?”
La mia testa scattò verso di lei appena sentii il suo nome... No, il nome della mia ex compagna. Tuttavia, il mio cuore sobbalzò al solo sentirlo. Scossi la testa per allontanare quei pensieri.
No. Non dovevo provare niente. Era stata respinta e io non la volevo. Forse dovevo solo trovare un’altra compagna.
“No... perché? Pensavo fosse andata al packhouse a prendere qualcosa...” rispose Nolan, guardando sua madre con evidente preoccupazione per Cassandra.
“Anche tu sei tornato dal packhouse, giusto? L’hai vista?” mi chiese, e in quel momento sentii come se la terra potesse inghiottirmi.
“N...no... Io. Io no.” balbettai.
“Dove potrebbe essere? Non è nemmeno più al packhouse. E il suo odore è molto debole. Di certo non ci avrebbe messo due ore per andare e tornare.”
La madre di Nolan era sul punto di piangere. La sua voce tremava. Due ore? Erano davvero passate due ore? Annusai l’aria, cercando quell’allettante profumo di rose che il mio naso associava a lei. Aveva ragione. Non c’era più.
Ma diedi la colpa al nostro legame spezzato. Doveva essere lì vicino. Forse nascosta tra gli alberi a piangere, pensai.
“Andiamo a cercarla?” suggerii.
“Sì. Dobbiamo.” concordò Nolan.
Poco dopo, tutti e tre ci stavamo inoltrando tra gli alberi. Anche i suoi genitori e le due amiche di Cassandra si unirono alla ricerca. Si fermavano di tanto in tanto per annusare l’aria. I nostri sensi da lupi rendevano facile rintracciare chiunque.
Sentii crescere di nuovo l’irritazione. Questa umana, perché deve essere così sensibile? Una serata così gioiosa rovinata per colpa sua. Invece di festeggiare con il resto del branco, eccoci a correre nei boschi per cercarla. Stupida umana.
“Il suo odore porta verso la scogliera,” disse il padre di Nolan con urgenza, e subito tutti ci precipitammo nella foresta in direzione della scogliera.
Il profumo di rose era debole nell’aria. Inspirai profondamente, volendo essere sicuro di ciò che stavo sentendo.
Sì. Era il suo odore. Pensavo che rifiutarla mi avrebbe liberato da questa sensazione, ma a quanto pare non era così. La mia attenzione aumentò e mi affrettai verso il bordo della scogliera. Corrugai la fronte, guardando l’acqua sottostante. Le acque bianche del fiume impetuoso scintillavano sotto la luce della luna.
Mi bloccai sul posto. Aveva davvero...
“Guardate!” disse Olga, raccogliendo qualcosa dalla terra.
“Il suo telefono!” esclamò, aggrottando le sopracciglia, preoccupata per la sua amica.
“No!” ansimò Nolan.
“La mia Cassy...” sussurrò sua madre, ma subito dopo sembrò rimanere senza parole.
“No. Non facciamo i pessimisti. Sta bene. Cerchiamo di restare positivi,” disse suo padre, stringendo la sua compagna che stava lottando per trattenere le lacrime.
“Nolan! Vai a controllare,” ordinò.
Annuiì e si precipitò a controllare le acque del fiume. Non riuscendo a stare fermo senza fare nulla, lo seguii, con Castor subito dietro di me. Olga e Sarah ci seguirono. Essendo tutti lupi, raggiungemmo rapidamente la riva.
Scrutai l’area, cercando qualsiasi cosa, segretamente sperando che non trovassimo nulla. Non poteva essersi buttata da quella scogliera. Un’umana non sarebbe mai sopravvissuta a quella caduta.
“Ragazzi?” La voce di Castor catturò la mia attenzione. Stava tenendo qualcosa che si era arenato sulla riva.
Era una scarpa. Deglutii.
“No! Cassy!” La voce tremante di Nolan mi fece gelare il sangue. Guardai il viso devastato del mio amico.
Sentii Olga e Sarah trattenere il fiato quando videro la scarpa.
“Perché?” mormorò Nolan con voce rotta, stringendo la scarpa e fissandola come se fosse la cosa più preziosa che avesse mai avuto.
Oh no!