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Mi hai rifiutato. Ricordi?

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Trafiletto

Rifiutata e con il cuore a pezzi, Cassandra tenta di porre fine alla sua vita. Ma il suo tentativo di togliersi la vita segna solo l’inizio di un viaggio alla scoperta della sua vera identità. Continua a leggere per scoprire il resto...  

****  

"Io, Miles Walter, futuro alfa del branco Dark Howl, ti rifiuto, Cassandra Williams, come mia Luna e compagna." Mi sputò addosso con disprezzo.  

Sentii il cuore frantumarsi in mille pezzi, mentre i miei singhiozzi incontrollati riempivano la stanza chiusa della casa del branco, rimbalzando contro le pareti.  

"Accetta questo dannato rifiuto e NON osare mai più farti vedere davanti a me! Mi fai schifo, umana! I tuoi 'genitori' avrebbero dovuto lasciarti morire nei boschi. Perché ti hanno salvata? Magari a quest’ora avrei avuto un’altra compagna!"  

Il disgusto che traspariva dalle sue parole mi fece a pezzi l’anima. Non sapevo cosa facesse più male: il suo rifiuto o il fatto che avesse appena detto che sarebbe stato meglio se fossi morta.  

Strinsi la camicetta tra le mani, piegandomi dal dolore. Rifiutata. Mi aveva rifiutata. Mai, nemmeno nei miei incubi peggiori, avrei pensato di vivere qualcosa del genere. Forse ero "solo" un essere umano, ma il dolore del rifiuto era comunque troppo grande da sopportare.  

**Libri 1, 2 e 3***  

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1. Rifiutato
"Io, Miles Walter, futuro Alfa del branco Dark Howl, ti rifiuto, Cassandra Williams, come mia Luna e compagna." Mi sputò addosso. Sentii il cuore frantumarsi in mille pezzi mentre i miei singhiozzi incontrollati diventavano sempre più forti, riecheggiando nella stanza chiusa della casa del branco. "Accetta questa dannata decisione e NON farti mai più vedere da me. Mi disgusti, umana! I tuoi 'genitori' avrebbero dovuto lasciarti morire nei boschi. Perché ti hanno salvata? Forse sarei stato benedetto con un’altra compagna!" L’odio che provava per me mi dilaniava il cuore. Non sapevo cosa mi facesse più male: il suo rifiuto o il fatto che avesse appena detto che sarebbe stato meglio se fossi morta. Strinsi la camicetta nel pugno, piegandomi dal dolore. **Rifiutata. Mi ha rifiutata.** Mai nella vita avrei pensato di dover sopportare una cosa del genere. Ero umana, sì, ma il dolore del rifiuto era troppo forte da sopportare. "Ho detto: accetta quel dannato rifiuto! Lasciami vivere la mia vita. Voglio una Luna forte. Non una debole umana come te!" ringhiò, afferrandomi brutalmente per i capelli e tirandoli indietro. Urlai per il dolore, ma sapevo che non gli avrebbe fatto alcuna differenza. "Io... io accetto..." balbettai tra i singhiozzi e i respiri affannati. "Non così! Stronza! Accettalo come si deve!" Il suo ringhio minaccioso riempì l’aria. Aveva fatto in modo che tutto il branco fosse occupato con il barbecue annuale prima di convocarmi lì, assicurandosi che nessuno ci sentisse. All'inizio avevo pensato che finalmente volesse accettare il nostro legame. Avevamo scoperto di essere compagni un mese prima, il giorno del suo diciannovesimo compleanno. Sapevo che era deluso. Ma, visto che non mi aveva mai rifiutata fino a quel momento, avevo continuato a sperare. Tuttavia, non mi aveva mai accettata davvero. Continuava a evitarmi, e così non avevo mai detto a nessuno che eravamo legati. E oggi, quando mi aveva chiamata chiedendomi di incontrarlo in privato, ero al settimo cielo, convinta che finalmente volesse accettarmi come sua compagna. Ma mi sbagliavo. Mi sbagliavo terribilmente. Sobbalzai quando la sua presa sui miei capelli si fece più stretta, intensificando il dolore. Sapevo che avrebbe potuto farmi ancora più male, quindi decisi che sarebbe stato meglio accettare il rifiuto. "Io... Cassandra Williams, accetto il tuo rifiuto." Ansimai, e lui mi lasciò andare. "Bene. Ora vattene prima che qualcuno ti veda qui. I miei genitori potrebbero tornare dal campo aperto. E voglio che tu sia sparita prima di allora." Parlò stringendo i denti e uscì dalla stanza pestando i piedi. Mi sentii distrutta. Questo era peggio del giorno del mio quindicesimo compleanno. Quel giorno avevo scoperto di essere diversa dagli altri del branco. Il giorno in cui avevo capito che non ero davvero figlia dei miei genitori. Quello fu il giorno in cui scoprii di essere solo un’umana. Quando la mia lupa non si era manifestata, i miei genitori avevano deciso di rispondere finalmente alle mie domande. Domande che ponevo loro fin da bambina. Perché gli altri ragazzi avevano un udito e un olfatto migliori? Perché riuscivano a correre più velocemente? Perché erano molto più attivi di me? E perché, nonostante tutti i miei sforzi, sembravano eccellere in tutto — sport e studio — mentre io rimanevo sempre indietro? Quel giorno il mio cuore si era spezzato in mille pezzi, quando mi avevano rivelato che ero una bambina trovata abbandonata nei boschi. Ero avvolta in una coperta rosa e messa in un cestino. Mi avevano accolta e, con il permesso dell’Alfa Sam, il padre di Miles, si erano presi cura di me come fossi loro figlia. Ero stata accettata nel branco e mi ero integrata abbastanza bene. Avevo fatto amicizie, nonostante fossi decisamente peggiore in tutto rispetto a loro. Quel giorno avevo pianto fino a non avere più lacrime. Se non fosse stato per le mie migliori amiche, Sarah e Olga, sarei scappata. E se non fosse stato per Nolan, che consideravo come un fratello, ci sarei riuscita davvero. Loro erano riusciti a farmi capire che i miei genitori ne sarebbero stati devastati se fossi andata via. Inoltre, mi avevano minacciata di rintracciarmi e riportarmi al branco a forza se avessi mai provato a fuggire. Così ero rimasta. Alla fine, avevo degli ottimi amici e una famiglia amorevole, anche se non era quella biologica. Pensavo che nulla potesse essere peggio dello scoprire di essere quella "diversa" del branco. Ma mi sbagliavo. Essere rifiutata dal proprio compagno è peggio. È come se qualcuno ti strappasse il cuore dal petto per poi buttarlo giù da una scogliera. Mi alzai lentamente e mi avviai verso l’uscita della casa del branco. Sarebbe stato meglio andarmene. Non volevo scoprire cosa Miles avrebbe potuto fare se mi avesse trovata lì al suo ritorno. Sapevo che tutto il branco sarebbe stato in festa a celebrare la luna piena quella sera. Anche io, ogni anno, mi univo alla celebrazione con la mia famiglia e i miei amici. Ma stasera avevo bisogno di stare da sola. Mi inoltrai nel bosco, evitando abilmente i rami bassi e i tronchi caduti. La luce della luna era sufficiente per vedere attraverso quella parte non troppo fitta della foresta. Essendo solo un’umana, non avevo il dono della visione notturna. Dovevo quindi affidarmi completamente alla luce lunare. Camminai finché non raggiunsi la grande scogliera, a circa quindici minuti di distanza. Mi fermai a osservare la bellezza mozzafiato della natura. La brezza leggera e il suono dell’acqua impetuosa della vicina cascata mi avevano sempre portato pace. Ma non questa volta. Il mio compagno mi aveva rifiutata. Cosa poteva esserci di peggio? Chi mai vorrebbe stare con una debole umana? Forse dovrei lasciare questo branco. Starebbero meglio senza di me. Ho visto innumerevoli volte i miei genitori lottare per tenermi al sicuro durante gli attacchi dei rinnegati. I miei singhiozzi si fecero sempre più controllati mentre realizzavo che, senza di me, per loro sarebbe stato tutto più semplice. Allora sì, sarebbero stati più forti senza di me. Quando la debole della famiglia non ci sarebbe più stata. Miles aveva ragione. Avrei dovuto morire. I miei genitori avrebbero dovuto lasciarmi morire invece di portarmi qui, in un branco. Mi girai e guardai in direzione della luce arancione del falò. Sapevo che stavano festeggiando. Sorrisi. Ero stata fortunata a provare l’amore di una famiglia e ad avere degli amici straordinari. Questo branco era sempre stato di grande aiuto e accogliente, a parte qualche bullo che ogni tanto si divertiva a prendermi di mira. Ma avevo sempre qualcuno che mi difendeva. Le mie migliori amiche o Nolan, il vero figlio dei miei genitori, più grande di me. Grazie mamma e papà per tutto l’amore e le cure. Grazie Nolan per l’affetto fraterno. Grazie Sarah e Olga. Siete le migliori amiche che avrei mai potuto desiderare. Grazie per essere state sempre al mio fianco. E grazie a tutti per i meravigliosi ricordi. Ma ora è tempo di andare. Tirai su col naso e ingoiai un respiro strozzato, cercando di essere coraggiosa. Hanno fatto tanto per me. Ora è il mio turno di rendere le loro vite più semplici. Il cuore mi batteva forte nel petto mentre facevo passi timidi indietro, finché non cominciai a cadere dalla scogliera. Sentii l’aria fredda della notte avvolgermi la pelle. Il cielo stellato sembrava quasi sorridermi. Sapevo che sarei atterrata nelle gelide acque del fiume. E forse questa caduta sarebbe stata abbastanza brutale da cancellare i problemi di chi mi aveva voluto bene. Addio a tutti. Addio, mio compagno.

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