Capitolo 2 Il dolore

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===Capitolo 2: Il Dolore=== Mi svegliai presto e mi preparai per il grande giorno. Mi ritrovai in cucina, dove occupai un angolo per preparare una bella teglia di pancake con gocce di cioccolato. Li impilai in una torre e li guarnì con panna montata e mini scaglie di cioccolato. Era un capolavoro, se posso dirlo io stessa. Presi il pesante piatto e mi avviai verso la sala da pranzo. Profumavano in modo delizioso. Davvero delizioso. Aggrottai la fronte mentre inspiravo il loro aroma. Un forte odore di pino e cioccolato mi colpiva con prepotenza. Era inebriante. Accidenti, mi ero davvero superata con questi pancake. Mi stavano facendo impazzire. Posai il piatto sul tavolo, fissandolo. Nella stanza non c’era ancora nessuno; era troppo presto. Cercavo di capire da dove venisse l’odore di pino. Non aveva senso che provenisse dai pancake. All’improvviso, si sentì un rumore di passi frenetici. Le porte si spalancarono e Denny entrò guardandosi intorno con aria agitata, finché i nostri occhi si incontrarono. COMPAGNO! urlò eccitata la mia lupa, Sheena. Saltellava nella mia testa, quasi danzando di gioia. Oh. Mio. Dio. Trattenni il respiro e portai una mano alla bocca. Denny era il mio compagno. Vidi i suoi occhi che cambiavano dal verde al nero, mentre lottava con il suo lupo interiore. Le sue spalle si sollevavano e abbassavano rapidamente, mentre i suoi occhi erano fissi su di me. E adesso? Lui ha intenzione di prendere Andrea come sua luna. Eppure il suo compagno sono io. Che delusione deve essere per lui. Io non sono nessuno. Un’orfana senza origini. Sono considerata quasi un rifiuto del branco. Eppure era con me che si era accoppiato. Non poteva funzionare. Lo sapevo già. Anche se entrambi lo avessimo voluto, il branco non mi avrebbe MAI accettata come loro luna. Mi tolleravano a malapena come Delta. Denny non poteva davvero reclamarmi, perché avrebbe perso metà del suo branco per questo. Scossi leggermente la testa mentre sentivo le lacrime iniziare a formarsi negli occhi. Non potevo restare lì ancora. Avevo bisogno di aria. Mi sentivo orribile, sapendo che il suo giorno speciale stava venendo rovinato dal fatto che mi avesse trovato come sua compagna. “Mi dispiace,” sussurrai, prima di scappare indietro e uscire dalla porta scorrevole. "Clover, aspetta!" L’ho sentito chiamarmi, ma non ho smesso di correre. Sentivo il disgustoso liquido debole scivolare lungo il mio viso mentre correvo tra i cespugli. Continuavo a correre sempre più in profondità nel bosco, lasciando che il vento fresco del mattino mi colpisse il volto. Come poteva il destino essere così crudele con entrambi? Provavo dolore sia per lui che per me stessa. Ho sempre sognato di trovare il mio compagno predestinato, qualcuno che mi avrebbe amato incondizionatamente. E invece, è così che è andata? Maledetta questa vita. Mi odia. Non solo i miei genitori mi hanno odiato abbandonandomi in mezzo al nulla, ma anche la vita mi odia, calpestandomi senza pietà. Quando raggiunsi il lago nel cuore del bosco, smisi di correre. Mi avvicinai a un tronco caduto e mi sedetti per riprendere fiato. Sentii il suo odore prima ancora di percepire i suoi passi. Sapevo che questo momento doveva avvenire, ed è per questo che avevo scelto questo luogo isolato. Dovevamo respingerci a vicenda e affrontare il dolore. Avevo sentito dire che era un dolore insopportabile… beh, lo avrei scoperto presto. Si avvicinò e si sedette accanto a me. La sua spalla sfiorò leggermente la mia e un caldo formicolio mi attraversò il corpo. Accidenti, il legame tra compagni era davvero potente. Sembrava che il suo profumo mi avvolgesse in un abbraccio che desideravo disperatamente. “Clover.” Mi voltai e lo guardai, regalando un sorriso debole. "Che modo di iniziare il tuo giorno speciale. Mi dispiace tanto." "Perché ti stai scusando?" "Perché sono io!" urlai, esasperata. "Tra tutti, alla fine è toccato a me. Mi dispiace davvero. Che cavolo c’è di sbagliato in questa storia dei compagni predestinati?" "Cosa c’è che non va in te?" Scattai con la testa verso di lui e strinsi la mascella. "Tutto, Denny!" "Clover, non c’è niente che non vada in te. Sei incredibile. E non voglio farti del male. Se non fosse per Andrea..." Sorrisi tristemente e scossi la testa. Era gentile, ma sapevo che, anche senza Andrea, non avrebbe mai funzionato. "Il branco non mi avrebbe mai accettata come loro luna, lo sappiamo entrambi. Si sarebbero divisi. Sappiamo cosa deve accadere. È la scelta migliore." Lui mi avvolse con un braccio, stringendomi a sé. E io glielo lasciai fare. Avevo bisogno di sentire le scintille e il conforto del legame del compagno in quel momento. Ne avevamo entrambi bisogno. "Non c’è davvero niente che non vada in te. Dovevi essere un dono per me, non una punizione. Ne sono certo." Annuii, appoggiando la testa contro il suo petto, incapace di parlare. La mia lupa ululava di dolore, consapevole di ciò che stava per accadere. "Io, Clover Basket (questo è il cognome che mi hanno dato quando mi trovarono in un cesto), Delta del branco di Zolfo, ti rifiuto, Alfa Dennis Hart, come mio compagno." Stringevo il tessuto della sua maglietta mentre sentivo il mio petto lacerarsi. Un leggero singhiozzo mi sfuggì mentre lui continuava a stringermi e a massaggiarmi il braccio. "Io, Dennis Hart, Alfa del branco di Zolfo, accetto il tuo rifiuto e rifiuto anche te, Clover Basket, come mia compagna e futura luna." Rimanemmo lì, abbracciati. Il dolore era indescrivibile, qualcosa che non avevo mai provato prima. Sembrava che un pezzo del mio cuore fosse stato strappato via in quel momento. Come se avessi perso qualcosa di incredibilmente prezioso che non avrei mai potuto riavere. E faceva male. Respirare era difficile. Sentii qualcosa di umido sulla guancia e mi resi conto che anche lui stava piangendo. Nessuno dei due voleva ferire l'altro. Ma non c'era altra scelta. Lui aveva Andrea e il branco. Io ero solo un errore che avevano salvato nei boschi. Avrebbero dovuto lasciarmi lì a morire. Sarebbe stato meno crudele di questo momento. Era un momento privato tra noi. Entrambi accettammo il rifiuto reciproco di comune accordo. Non c’era rancore. Non c’era odio. Eravamo due persone che capivano che la loro vita insieme non poteva funzionare. Conoscevo i suoi sentimenti per Andrea e non mi sarei messa in mezzo. Ma soprattutto, sapevo quanto amasse il suo branco. Quello era il fattore determinante. Sapevo che non potevo essere la luna del suo branco. E con questo rifiuto se ne andava la mia possibilità di felicità. Non avrei mai più avuto un compagno predestinato. Mi ero aggrappata all’idea di averne uno e ora era una pillola amara da ingoiare. Trovare il proprio compagno predestinato era già difficile. Trovare un compagno di seconda opportunità era raro. Il Re Alfa era uno dei pochi noti per aver trovato un compagno di seconda opportunità. Ma quello non era il solito corso delle cose. Sentii le sue labbra sfiorare la mia testa mentre il suo corpo tremava leggermente. "Mi dispiace, Clover." "Dovresti esserlo. Hai lasciato raffreddare i miei pancake alle gocce di cioccolato." Singhiozzai, cercando di tirarlo su di morale. Quindi, che la mia anima fosse distrutta e che non avrei mai avuto una vera famiglia? Era comunque il suo compleanno, accidenti. E stava assumendo il ruolo di Alfa. Dovevo mostrare coraggio. E più tardi quella sera, avrei affogato il mio dolore nella solitudine della mia stanza. "Clover, io..." Mi allontanai da lui e gli sorrisi a fatica. Volevo che pensasse che stavo bene. Non lo ero. Ma volevo che lo pensasse. "Nessuno deve sapere. Niente cambia." Era strano come mi sentissi ancora attratta da lui. E nei suoi occhi c'era ancora desiderio. Immagino che il legame spezzato non potesse distruggere completamente ciò che era destinato a stare insieme. "Mi prenderò sempre cura di te." Gli sorrisi mentre una parte di me moriva dentro. Denny... nessuna ragazza vuole sentire una cosa del genere. È come quando due persone si lasciano e dicono che rimarranno amici per sempre. "Denny, non devi prenderti cura di me. So badare a me stessa. Non dobbiamo sentirci in debito l'uno con l'altro. Manteniamo le cose tra noi come sono sempre state." "Grazie, Clover." Mi sono asciugato il viso e ho dato una pacca sulle guance prima di alzarmi. "Andiamo a vedere se quei pancake sono ancora buoni. E anche se non lo sono, meglio che te li mangi. Mi sono alzato molto presto solo per farli per te." Lui ha sorriso. Un vero sorriso. Si è alzato ed è venuto a darmi una pacca sulla testa. Doveva essere così. Era difficile poiché è appena successo, ma diventava più facile col passare del tempo. E tutto tornerebbe normale tra di noi. Ho sbattuto contro il suo fianco con la spalla mentre tornavamo indietro attraverso i boschi. "Dovremmo dire qualcosa a riguardo?" Ho scosso la testa. "No, penso che sia meglio che nessuno lo sappia. In questo modo non ci sono sentimenti strani su tutto. E se Andrea lo sapesse probabilmente si sentirebbe a disagio con me nella casa del branco." Ho visto che questa considerazione ha immediatamente cliccato con Denny. La verità è che non voglio che nessuno mi guardi con quegli occhi pieni di compassione. Tutti sussurrerebbero alle mie spalle e parlerebbero dell'orfano rifiuto che è stato respinto dall'alfa. No, era meglio se rimaneva tra noi due.
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