Arrivals.
"Brooke!"
Aprii gli occhi di scatto al sentire la fastidiosa voce del mio fratellastro che mi chiamava dal piano inferiore della grande casa in cui, da poco tempo, io e mia madre ci eravamo trasferite.
"Sono quasi pronta!" Mentii sfilandomi le coperte dal corpo svogliatamente.
Altrettanto svogliatamente mi vestii per il mio primo giorno di scuola, a Toronto. Infilai un paio di jeans e una maglietta a maniche corte con il logo dell'obey, poi le mie Vans nere.
"Brooklyn, siamo in ritardo!"
Sbuffai prendendo lo zaino e qualche trucco per sistemarmi in macchina. Poi scesi velocemente le scale, Cameron era già nell'auto quindi mi affrettai prima che partisse, salendo e chiudendo lo sportello dietro di me.
"Stai attenta cazzo, questa macchina costa più di te."
"Particolarmente di buon umore stamattina?"
Lui non mi rispose, ovviamente non convivevamo pacificamente.
Lui era un coglione e nei giorni precedenti aveva invitato il suo gruppo di amici a casa e insieme mi erano sembrati ancora più coglioni quindi mi ero limitata a chiudermi in camera.
Tirai fuori il mascara e cominciai a passarlo tra le mie ciglia.
"Comunque sia mio padre ha detto che almeno per questa prima settimana devi stare con me, abbiamo le stesse lezioni eccetera."
No.
"Cosa? Perché?"
Lui sorrise diabolicamente guardandomi come se avessi due anni e fossi una bambina stupida, quasi non lo schiaffeggiai.
"Perché è una grande scuola piena di stronzi, tu sei una sfigata e ti punteranno sicuramente"
"Mhm fammi pensare.. La scuola è piena di stronzi e io devo stare con i più stronzi della scuola per non incontrare ulteriori stronzi?"
"Mi capisci al volo, inglese"
Mi appoggiai al sedile continuando quello che stavo facendo, in ogni caso parlare con Cameron era un caso perso in partenza.
Vidi la scuola dal finestrino, era un grande istituto con le pareti bianche e color mattone, era immenso. Tre volte la scuola che frequentavo a Londra.
Intravidi qualche ragazza: tutte rigorosamente in minigonna o shorts.
Okay, non mi farò amiche.
La macchina di Cameron venne parcheggiata proprio davanti al "ritrovo" del suo gruppo di amici, feci un grande respiro e poi scesi.
"Hey Cam, chi è lei?"
"Un'amica, starà con noi per un po'"
Ovviamente divagò e ne fui felice, non piaceva a nessuno dei due l'idea che i nostri genitori uscissero insieme.
"Okay, io sono Nash, lui è Carter, lui è Matt e lui-"
Indicò un ragazzo seduto sul prato che non aveva la minima intenzione di salutarmi.
"È un maleducato" commentai finendo la sua frase e sentii un "uhh" di sottofondo.
Il ragazzo si girò, portava degli occhiali da sole neri e aveva i capelli mori, il suo viso aveva una forma fantastica ed era magro.
Quando si alzò facendo qualche passo verso di me notai la sua altezza, aveva un orecchino di un nero brillante che splendeva alla luce del sole canadese.
"Brooke è meglio che tu-" iniziò Cameron ma il ragazzo dal nome misterioso gli fece segno che a me ci avrebbe pensato lui.
Masticò la sua gomma in un modo volgare e poi usò la sua mano sinistra per togliersi gli occhiali da sole.
Aveva due bellissimi occhi color nocciola, dalla forma particolare. Lui notò subito che lo stavo fissando e distolse lo sguardo leccandosi le labbra.
Cazzo, era bello.
Mi porse la mano e fece un sorriso che per qualche secondo sembrò accogliente, titubante la strinsi e lo sentii tirarmi violentemente fino a sbattere contro la sua figura, imponente in confronto alla mia.
"Sono Sean Wesley e non so cosa tu abbia o non abbia sentito su di me ma" abbassò la voce avvicinandosi al mio orecchio.
"Se mi parli così un'altra volta, sarò l'ultima persona che vedrai"
In qualche modo strano riuscì a mettermi paura e mi allontanai, continuando a guardarlo mentre si rimetteva gli occhiali da sole come se non mi avesse appena minacciato di morte.
"Cazzo, è fottutamente matto"
sussurrai a Cameron che mi prese violentemente sulla nuca avvicinandomi a lui.
"Brooke, merda. Non sei più alle medie, non provocare Sean
, non lui"
Mi staccai dalla sua potente presa. Che cazzo di problema hanno con il contatto fisico i canadesi?
Mi fece un segno con il capo per chiedermi se avessi capito e io annuì.
La campanella interruppe il mio stato di trance ed entrai velocemente nello spogliatoio femminile per fare educazione fisica...
Sarebbe stata una lunga giornata.