episodio uno
Mi candido come rappresentante di istituto poiché il Norwest Christian College, una tra le più prestigiose scuole private del New South Wales, nonché di tutta l'Australia, necessita di una guida che sappia condurla verso una morale religiosa ben fondata alle basi di intelligenza e buona fede, per garantire agli alunni diritti e far rispettare doveri cari a una scuola di questo prestigio
Questo era l'unico slogan che pubblicai per la mia campagna elettorale. Secondo Leigh candidarmi come rappresentante di istituto avrebbe potuto essere il trampolino di lancio verso la mia futura carriera politica.
Quindi, mentre tutti i candidati più popolari del Norwest cominciavano a dipingere cartelloni colorati, pubblicare post su f*******: e organizzare dei party animatissimi, io scrivevo su un foglietto strappato il mio unico slogan.
Lo stampai a caratteri grandi su un foglio rosso lucido, dopodiché lo mostrai a Leigh, che quando lo lesse scoppiò a ridere. Mi finsi seria per un po', poi cedetti e risi anch'io.
In realtà avrei voluto veramente vincere una campagna simile, ma la mia scarsa popolarità e la mia intraprendente intelligenza non bastavano a tutti gli stupidi che popolavano il liceo.
Di conseguenza mi limitai a rimanere in disparte, aspettando che uno dei tanti ignoranti venisse eletto.
Credeteci o no, vinsi io. Ricevetti circa 850 voti, battendo gli altri cinque candidati, che mi squadrarono da capo a piedi appena fu il momento di salire sul palco del teatro per il mio primo discorso da rappresentante. Da quel momento in poi iniziai a diventare popolare, senza contare che la mia autostima crebbe in modo assurdo.
Per la cronaca, non credo in Dio. I miei, cristiani fino al midollo, mi hanno iscritto a questa scuola così che potessi apprendere i valori della vita, ma non fanno per me. Capire perché esistiamo non mi interessa, poiché sono totalmente convinta che siamo esseri esclusivamente biologici, al massimo culturali, ma non del tutto diversi dagli animali.
Con questo voglio spiegarvi che il mio slogan è una balla assurda, perché mai andrò a insegnare a questi ragazzi come essere fedeli o come praticare bene la propria fede cristiana - i miei non mi permetterebbero mai di incitare i non cristiani a praticare la loro religione.
E voglio aggiungere, i miei compagni non meriterebbero diritti, né potrei impedire loro di infrangere i doveri o l'Honor Code del Norwest. Il mio scopo qui è solo comprendere come si svolgono certe azioni politiche, ma sopratutto sorbire un po' dell'atteggiamento da tenere in pubblico.
Il mio sogno è infatti quello di diventare la seconda donna Primo Ministro del Regno Unito, nonché la prima leader donna del Partito Laburista. Lo so, è abbastanza triste sognare così in grande iniziando da un compito così elementare come il rappresentante di istituto, ma non ho altra scelta. Ogni altra caricatura politica sarebbe collegiale, e quindi non adatta a ciò che aspiro. In poche parole questa mia elezione può aprirmi diverse porte.
"Senti, Babe, secondo me stai facendo una grande cazzata. Puoi sempre consegnarglieli domani mattina."
"Non posso. Diventerebbe una iena. Non voglio perdere la mia carica."
Leigh sbuffa. "La tua è solo una patetica scusa per non ammettere che ti spaventa. La vicepreside non ha nessun potere se non quello di spifferare tutto al preside. Me lo hai detto tu."
Dimenticavo. Non ho menzionato i lati negativi dell'essere rappresentante di istituto. I lati positivi sono sicuramente la popolarità, come ho spiegato prima, nonché un senso di responsabilità e maturità. Ma occupare un ruolo simile significa, almeno per una scuola come questa, essere incaricati di tutto, dal tenere le assemblee di istituto alla consegna di documenti importanti.
Ed è qui la parte peggiore.
Facciamo un passo indietro a esattamente una settimana fa, quando la Taylor, la nostra professoressa di matematica, entrò in classe con un volto stranamente rilassato.
Io e Leigh ci guardammo negli occhi con uno sguardo sorpreso: la Taylor aveva passato praticamente tutto l'anno scolastico a renderci le giornate un inferno senza un apparente motivo. Non era mai stata simpatica, questo sì, ma qualcosa in lei era cambiato drasticamente durante le vacanze estive.
Tuttavia quel giorno, seduta pacifica dietro la cattedra, non aveva lo stesso viso accigliato che portava sempre quando entrava in classe. Sembrava quasi di buon umore. Ma era comunque una serenità destinata a durare poco: alzò il volto dal registro e annunciò con un ghigno mortale stampato in faccia, "Compito a sorpresa."
Mezz'ora dopo, quando la classe aveva smesso di grugnire e aveva iniziato a svolgere il compito, un cellulare prese a suonare.
La Taylor, che passeggiava allegra tra i banchi, si precipitò sulla cattedra per rispondere. Corse fuori dall'aula, giusto il tempo per copiarci qualche risposta, e rientrò qualche minuto più tardi. Raccattò tutta la sua roba e, prima di andarsene nel bel mezzo dell'ora, si voltò verso di me.
"Voglio questi compiti entro domani, intesi?". Ma il giorno dopo non si presentò, il che era del tutto fuori dal mondo: quando la Taylor forniva una data precisa, oppure un limite di scadenza, non c'era modo di non poterli rispettare. Come volevasi dimostrare la Taylor aveva lasciato un messaggio in segreteria per me, nella quale mi chiedeva - o meglio, ordinava - di portarle i compiti in classe direttamente a casa sua, in uno dei quartieri più lussuosi nel centro di Sydney. Ci mancava poco che collassassi di fronte all'ufficio del preside.
"Non può essere così male" cerca di rassicurarmi Leigh. "E' un po' spaventosa e antipatica, questo sì, ma d'altronde te lo ha chiesto lei."
"Questo non significa nulla. Quella donna è capace di uccidermi, tritarmi con lo sguardo. In più sono mesi che non vado a Sydney."
"Vorrei tanto venire con te, Babe, ma devo vedermi con mia cugina oggi pomeriggio."
"Morirei comunque."
Tre ore più tardi mi trovo davanti casa Taylor, una graziosa villa con un grazioso portico e un grazioso cane che abbaia sul retro.
Avrei preferito fuggire da Alcatraz, incontrare Margaret Thatcher, addirittura ballare in pubblico piuttosto che essere qui.
Dovete sapere che odio la matematica.
Nonostante sia piuttosto razionale come persona, preferisco materie come storia o scienze, perché posso sapere la verità. Matematica invece è solo un calcolo. Non ci sono parole, né verità. Ma la maggior parte del mio odio verso la materia è sicuramente causato dalla Taylor, che più che favorire cerca di rovinarci l'apprendimento, ma ora sono qui e non c'è scusa che mi sleghi dalla situazione imbarazzante alla quale sto andando incontro.
Faccio un respiro profondo, cercando in tutti i modi di mantenere la calma.
Attraverso il grazioso vialetto, salgo le graziose scale del grazioso portico e, dopo esattamente tre passi, sono davanti alla graziosa porta d'entrata.
Appoggio il dito sul campanello e proprio in quel momento il cellulare comincia a vibrare dentro la tasca dei jeans. Se riesco a sopravvivere a questa tortura ritorno a Riverstone a uccidere Leigh. Tengo stretto il pacco di compiti in classe, ignoro la vibrazione e premo il campanello. Un suono molto grazioso rimbomba per tutto l'interno della casa. Il cane prende ad abbaiare ancora più forte, ma viene zittito dal padrone, sicuramente una Taylor molto arrabbiata e indispettita.
Ma quando la porta si apre - graziosamente - qualcosa assolutamente non quadra. Il mio cuore, che prima batteva velocemente, ora si è del tutto fermato, per poi riprendere a battere ancora più forte. In più la mia bocca si è del tutto asciugata, causa dovuta al fatto che la mascella sta toccando terra.
Perché al posto della figura tozza e accigliata della Taylor, un bellissimo ragazzo dagli occhi azzurri e i capelli biondi mi fissa sulla soglia della porta. Regge in mano la maniglia e mi fissa aspettando che dica qualcosa.
Rimango a boccheggiare ancora un po' incapace di ragionare. Ah, non sono per niente brava coi ragazzi.
Faccio piuttosto pena. Leigh invece è una maga: riesce a distrarli, incantarli, stregarli e poi, se si stanca, anche a mollarli.
Io invece avrò sì e no intrattenuto una conversazione con almeno due o tre ragazzi in tutta la mia vita - senza contare i miei fratelli, s'intende. La mia maestria si ferma dove inizia l'altro sesso.
Invece adesso sono qui, di fronte al ragazzo più bello che abbia mai visto, incapace di parlare o di respirare.
Situazione imbarazzante n° 1.