CAPITOLO UNO
Titus
Parcheggio la mia moto al ponte sulla gola del Rio Grande e scendo a controllare la scena alla base della struttura.
E che scena. Ci sono venditori raggruppati di lato, alcuni con dei banchetti, altri che operano fuori da furgoncini o dai cassoni dei pick-up. Ci sono noccioline del Colorado in vendita. Miele locale. Gioielli. I venditori sono un mix di nativi americani e hippie.
Un ponte si estende sopra alla gola del Rio Grande, sospeso alla nauseante altezza di duecento metri o forse più sull’enorme canyon. Sento una guida turistica che spiega a qualcuno che si tratta di uno dei ponti più alti del Paese. Lo riconosco da Easy Rider e penso di averlo visto anche in uno dei vari Terminator: i miei preferiti.
Annuso l’aria e sento gli odori di caffè, gelato e sudore. Il sole picchia forte a questa altitudine e la mia giacca di pelle sembra improvvisamente troppo pesante.
Me la levo di dosso e la getto sopra alla sella della moto. Non so perché, ma ho una buona sensazione riguardo a quest’area di sosta. Come se sapessi di poter ottenere le informazioni di cui ho bisogno da uno di questi umani che gironzolano qui. C’è un’energia positiva che fa vibrare l’aria.
Qualcuno sa qualcosa. Sono qui per un motivo, lo sento.
Il mio alfa mi ha mandato a fare delle ricerche più approfondite su alcune informazioni che abbiamo ricevuto riguardo a un altro laboratorio della Data X, qui sull’altopiano del Nuovo Messico. Ho cercato nei laboratori della Sandia National, perché pensavamo che potesse essere lì, ma non ho sentito alcun odore di mutante. Ho dato una controllata a Roswell, a causa delle credenze aliene, ma anche lì sono uscito a mani vuote. Ci saranno anche degli alieni, probabilmente, ma niente odore di mutante.
Conosco solo un lupo nel Nuovo Messico, ed è un solitario. Niente branco, totalmente scollegato dal resto. Talmente scollegato che non ha un telefono, né fisso né tantomeno cellulare. Sono anni che non lo vedo. Cavolo, non so neanche se sia ancora da queste parti, ma immagino che, qualsiasi cagata sia successa con i tizi della Data X – prove di laboratorio sui mutanti richieste dal governo o scomparse avvenute all’interno del suo Stato – lui ne sarà di certo al corrente.
Quindi sono venuto nell’unico posto dove so che va sempre in estate: l’area del Rio Pueblo de Taos e del Red River, dove viene a pescare.
“Titus? Oh santo cielo!” Una voce femminile mi fa fermare di colpo e tutto il mio corpo reagisce come se fosse stato travolto da un’improvvisa ondata di desiderio che mi scorre nelle vene.
Cazzo.
Non lei.
Non sono per niente dell’umore per questo, adesso.
Ruoto lentamente, e anche se sono pronto a vedere la luminosità di Sunny Hines, la sua bellezza mi fa tremare le ginocchia.
Tendo la mandibola, sforzandomi di respirare.
“Sunny.” Il nome esce come un ringhio. Come un’ammonizione, e penso che lo sia.
Questa donna significa fottuti guai. Fottuti con la F maiuscola.
Una hippie seguace dell’amore libero che ha fatto irruzione nella mia vita due anni fa come un dannato uragano. E ha decisamente fatto danni dove è passata. E non mi ero neanche reso conto di quanto fossi appeso a un filo con lei.
Indossa una magliettina corta che dà bella mostra delle sue braccia affusolate e toniche, e i lunghi capelli biondi sono acconciati in tante piccole trecce che le ricadono sulla spalla delicata. Si lancia verso di me.
Non direste mai che una donna così minuta possa generare un tale impatto, ma mi devo tenere pronto per accogliere e ammortizzare il suo abbraccio, e non ho altra scelta che stringerla e sollevarla da terra. Le sue braccia mi si chiudono attorno al collo.
“Santi del cielo. Sapevo che ti avrei rivisto! È grandioso. Che sorpresa.” Quasi non respira tra una frase e l’altra. “Come va? Sei stato a Tucson a trovare i ragazzi?”
Cerco di divincolarmi dal suo abbraccio, più che altro perché il contatto con quei morbidi seni privi di reggiseno che mi si strusciano contro il petto è troppo da sopportare. Soprattutto se combinati con il suo odore unico. Non so cosa sia – probabilmente una qualche cagata di franchincenso o patchouli – ma su di lei sta divinamente. Su di lei sa di potere femminile mescolato a misticismo.
Sa di pericolo.
Ma il mio lupo non la pensa così. Il mio lupo crede che sappia di piacere edonistico.
E lui ci sta di brutto.
Ma io no.
No, cazzo. Questa femmina – questa femmina umana – è l’ultima persona con cui ho bisogno di legarmi. Se penso di avere fatto un errore con la mia prima compagna, so senza ombra di dubbio che questa è cento volte peggio.
Almeno Barbara è rimasta nei paraggi qualche anno per vedere come cresceva Titus Junior. Ma forse non è giusto. Da quello che posso dire, Sunny è stata una madre single fantastica per Foxfire, la compagna di mio figlio.
Ma è sbadata come non mai. Una specie di fatina volante fuori di zucca.
Mi schiarisco la gola, cercando di fare un passo indietro, ma lei mi segue e continua a invadere il mio spazio personale. Dannazione a lei. “Uh, sì. Ho visto i ragazzi qualche settimana fa. Tutto bene.”
“Si parla di nipotini?” La speranza che le illumina il volto è così accecante che mi viene voglia di distogliere lo sguardo. La gente non dovrebbe mostrare con tale trasparenza le proprie emozioni. È inquietante. Mi aggroviglia lo stomaco in un modo strano.
“No,” dico bruscamente. “Almeno niente che io abbia sentito. Ma non sono il tipo da spingere quel genere di cose.” La guardo torvo, come se fosse del tutto inopportuno per una donna di cinquant’anni – una donna che sembra troppo bella per avere cinquant’anni – volere dei nipoti.
La sua espressione si allenta un poco e lei fa un passo indietro.
Sono immediatamente dispiaciuto per essere stato tanto stronzo. Il mio lupo si agita, irrequieto, come se avesse bisogno che sistemassi le cose. All’istante. Prima di capire ciò che sto facendo, allungo una mano e le tocco il braccio.
Le accarezzo il braccio, cazzo, come se avessi tutti i diritti di toccarla a quel modo. Come se avessi il permesso di accarezzare la sua pelle morbida baciata dal sole. “Sono sicuro che alla fine arriveranno. I ragazzi sono ancora giovani.”
Una sorta di dolore le attraversa il volto, qualcosa che non sono in grado di decifrare, ma poi annuisce e il sorriso ritorna. “Beh, che ci fai qui, Titus? Chiaramente non sei venuto a trovare me.”
L’idea che sia venuto a trovarla è ridicola, e deve saperlo, perché il rossore le sale dal collo alle guance. Sarà anche adorabile vedere una donna della nostra età che arrossisce, ma ribadisco: questa donna la deve smettere di mostrare ogni sua singola emozione. È pericolosissimo mostrarsi così fottutamente vulnerabili. Soprattutto per una donna come lei, che vive da sola in quella dannata roulotte. Qualsiasi uomo potrebbe approfittare di lei. Falciarla di brutto.
E il solo pensiero mi genera un formicolio di rabbia su tutta la pelle.
“Sono qui per affari ufficiali del branco… cioè, del club.” Non sono sicuro che Sunny abbia del tutto capito cosa siamo. Lei vive in un’altra dimensione. Per lei, tutti hanno un animale guida, che lei è in grado di vedere con il suo occhio interiore. Quindi vede anche il mio e sa che è un lupo. Ha visto che quello di sua figlia è una volpe, quindi l’ha chiamata Foxfire. Ma capisce realmente che siamo mutanti? Questo non mi è chiaro.
Se fosse una donna umana di altro genere, probabilmente non sarebbe necessario dirglielo. Ma lei sembra accettare ogni cosa come niente fosse. Non penso abbia mai realmente visto un mutante nella sua vera forma animale. Ad ogni modo, Tank ha giurato al suo alfa che non è successo. Non credo sappia che è una cosa reale, e non un animale spirituale.
È arrivata alla festa del branco di mio figlio, quella dove ho fatto volare i fuochi d’artificio in cielo per dare il benvenuto a sua figlia all’interno del branco, ma dato che Sunny non ne era un membro, l’ho portata a fare un giro in moto quando è arrivato il momento per tutti di tramutarsi e andare a correre.
Ora mi fissa, il volto luminoso, aspettandosi dell’altro.
“Sono questioni private,” aggiungo. Certo non mi metterò a discutere con lei di roba seria riguardante il branco.
“Oh. Bene, fantastico. Hai un posto dove stare?”
Mi guardo attorno per vedere se c’è la sua roulotte, ma non la vedo. C’è il suo mini-van Volkswagen dipinto al limitare della gola. Mi pare che lo chiami Daisy. Come mai prima non me ne sono accorto? Ho lavorato su quell’affare per una settimana intera, non volendo farle rischiare di finire in panne mentre se ne andava in giro con quel vecchio ammasso di viti e bulloni.
Ancora non ho un piano per dove passerò la notte, ma sa il cielo che non ci starei mai dentro alla roulotte, se è lì che lei dorme ancora. Non che intenda finire di nuovo vicino a lei e a un letto, comunque. “Mi inventerò qualcosa,” le dico.
Il suo sorriso prende un’altra forma.
Il mio lupo odia la cosa, cazzo.
“Sì, certo. Ottimo. Allora, se vuoi una birra o qualcosa del genere mentre sei…”
“Non penso.” La interrompo. Devo allontanarmi da questa femmina prima che mi avvolga di nuovo nella sua rete di femminilità. Ricordo ancora come mi sono sentito dilaniato quando se n’è andata l’ultima volta. “Ma grazie.”
“Sunny!” Un maschio umano di bell’aspetto, ma chiaramente debole e inferiore, la chiama da un tavolo vicino. “Fai rooftop yoga stasera?”
Oh no, non l’ha fatto.
Sto seriamente pensando che questo tizio mi stia sfidando. Magari neanche capisce il suo comportamento – gli umani sono idioti e ignoranti riguardo alle dinamiche di ordine all’interno del branco, anche se le applicano ogni giorno – ma cazzo, garantisco che mi ha visto parlare con Sunny e la sua natura l’ha spronato a intromettersi.
Stronzo.
Sunny volta il suo viso radioso verso di lui. “Lo sai benissimo! Vieni anche tu?”
“Certo. Non vedo l’ora di aprire le mie anche con te sotto al tramonto.”
Sunny sbuffa, cosa che tranquillizza solo in parte il mio lupo. Avrei davvero voglia di andare lì e dare un cazzotto nello stomaco a quel tipo. Insegnargli a stare alla larga dal mio territorio.
Wow.
Fatti indietro, Titus.
Questa donna non è assolutamente territorio tuo. Non l’ho marchiata, né ho in programma di farlo. L’ultima volta che ho marchiato una femmina, le cose sono andate a finire male. Mi è costato la mia posizione nel branco e ha rovinato la vita di mio figlio.
Ma non riesco ad andarmene e lasciare che questo tizio apra le sue fottute anche con Sunny stasera.
“Cos’è il rooftop yoga?” dico ringhiando.
Un’espressione divertita illumina il volto di Sunny. “Faccio lezione di yoga al tramonto sul tetto di una delle cantine della plaza. Perché? Vieni anche tu?” Incrocia le braccia sul petto con uno sguardo che sembra sfidarmi.
E il mio lupo non si tira mai indietro davanti a una sfida.
Mai e poi mai.
Balbetto mentre tento di rispondere. “Già.” La sillaba traballa sulle mie labbra. “A che ora?”
“Alle sette.” I suoi occhi sono ancora pregni di sano divertimento. “Ma immagino che tu non abbia abiti adatti per poterti allungare e tendere.”
Mi sta dicendo che non posso andare?
Mi volto a guardare il faccia di merda. “Mi inventerò qualcosa.”
“Bene, ottimo.” C’è della falsa allegria adesso nella sua voce, e non mi piace particolarmente. Non mi vuole lì? Vuole davvero un appuntamento con lo yoga e faccia di merda? Fa un paio di passi indietro, allontanandosi da me. “Ci vediamo lì, allora.”
“Aspetta… dove esattamente?”
“Sulla veranda sul tetto sopra a La Cantina. Segui la folla con i tappetini: non puoi non vederlo.”
Tappetini… cazzo.
Come se mi avesse letto nel pensiero, dice: “Ti porto io un tappetino.” Mi fa l’occhiolino prima di andarsene con camminata ancheggiante, con l’ondeggiamento dei suoi fianchi che mi si imprime nel cervello come un richiamo ipnotico al desiderio.
Diamine. Cos’ho appena fatto?
Sono venuto qui per affari del branco, e mi lascio distrarre da una femmina. Qui c’è uno schema misterioso. Le donne significano guai per me. Sono stato cacciato dal branco a causa di una donna. Io e Tank ce ne siamo andati in giro come mendicanti fino a che Emmett Green mi ha accolto nel suo branco a Wolf Ridge, in Arizona, a nord di Phoenix. E ora, dopo cinque minuti con una graziosa umana, sono pronto a ignorare gli ordini per andare a praticare l’attività che meno mi si addice sulla faccia della Terra: yoga sul tetto.
Devo essere fuori di testa, cazzo.