L’Atlantide Il Washington, scaricato di quel peso considerevole, risaliva rapidamente verso le masse di vapori, che ingombravano la volta celeste. I muggiti dell’Atlantico, che il vento sollevava in enormi ondate, diventavano più fiochi via via che l’aerostato s’allontanava. In pochi minuti gli aeronauti superarono la distanza che li separava dalle nubi e si trovarono avvolti, da un istante all’altro, fra una fitta nebbia carica di umidità, che pareva aprirsi a stento dinanzi all’aerostato. La temperatura scese bruscamente a 4° sopra zero, e un’oscurità intensa avvolse l’ingegnere, O’Donnell ed il n***o. Attraverso quei vapori, che dovevano avere uno spessore enorme, si vedevano di quando in quando guizzare dei rapidi bagliori che tosto scomparivano, e alcune fiammelle azzurre, i fuochi