Presentazione dell’operaLa collana Aurora si propone di recuperare classici ormai dimenticati e introvabili della letteratura italiana e internazionale, con un breve apparato critico di approfondimento.
Il collegamento tra il nome di Bram Stoker e quello di Dracula è talmente scontato da essere inevitabile, ed è per questo che, scorrendo i titoli dei sei racconti che compongono questa raccolta, l’occhio non può che cadere su quello che porta in sé il nome del principe dei vampiri.
“L’ospite di Dracula” è ormai ritenuto da tutti i critici e gli storici il mancato primo capitolo del “Dracula” di Bram Stoker. Anche se il protagonista è anche narratore in prima persona e non si presenta chiaramente come Jonathan Harker, tutto corrisponde ed esistono stesure del romanzo in cui compaiono riferimenti – poi espunti nella versione finale – a quanto accade in questo prologo.
Ma, nonostante la fascinazione del nome, non è questo il pezzo forte della raccolta (e anzi è probabile che qualche appassionato del Conte rimanga deluso). Raccolta che raccoglie storie brevi scritte da Stoker in diversi momenti della sua carriera.
“L’ospite di Dracula”, va da sé, risale ai tempi della prima stesura del romanzo, quindi precedentemente al 1897, anche se non ci è dato sapere di preciso quando: la pubblicazione è infatti avvenuta postuma, a opera della vedova di Stoker, Florence, nella raccolta Dracula’s Guest and Other Weird Stories (1914). Nella stessa raccolta vennero proposti anche altri dei racconti presenti in questo volume, che erano però già stati editi. “La vergine di Norimberga” (titolo originale “The Squaw”) era stata pubblicata su rivista nel 1893, ed è un semplice ma suggestivo racconto horror in cui Stoker si confronta con il mondo animale, un tema molto ricorrente nella sua produzione.
“Il funerale dei topi” (“The Burial of the Rats”) è invece un altro racconto pubblicato postumo, curiosa commistione tra avventura e horror, sullo sfondo di una Parigi inquietante come mai è stata descritta. Dal racconto è stato tratto un modesto film tv nel 1995, in cui il protagonista anziché un anonimo turista è lo stesso Stoker.
“Le mani insanguinate” (“A Dream of Red Hands”), pubblicato su rivista nel 1894, affronta invece il tema degli incubi ricorrenti, ed è l’unico racconto di questa raccolta con un finale in qualche modo positivo.
“La casa del giudice” (“The Judge’s House”) risale al 1891 ed è una variazione sul tema della casa infestata da presenze, anche qui con una massiccia presenza del mondo animale e in particolar modo dei topi, animali che decisamente Stoker identifica con il male.
L’ultimo racconto, “Le sabbie mobili” (“Crooken Sands”), risalente anche questo al 1894, è invece un curioso esempio di racconto dalle venature horror ma fortemente intriso di ironia, a partire dal personaggio principale (ben lontano dallo stereotipo del tipico protagonista di storie dell’orrore) per arrivare alla conclusione che, nonostante tutto, non può che strappare un sorriso.