«E adesso?» chiedo, con il petto sollevato dai miei seni pronti a uscire fuori dal vestito senza spalline.
«Girati.» È un altro ordine, non una richiesta.
Mi giro a pancia in giù, fremendo per l’attesa mentre Viktor mi mette una mano sul culo prima di farla scorrere in cima alla cerniera. Rabbrividisco quando la tira giù tutta in una sola mossa. Trova l’orlo del mio vestito verde e lo abbassa bruscamente. Il vestito non può competere con la sua determinazione e la sua forza. Obbedisce senza protestare e atterra sul pavimento con un fruscio. Mi ritrovo tremante nell’aria fresca con solo il tanga nero a coprirmi.
«In ginocchio, Razzo Rosso. Voglio il tuo bel culo all’aria.»
Lo faccio senza esitazione.
E poi, solo la punta delle sue dita entra in contatto con la pelle esposta del mio sed
