Prologo
DUKE
Mio padre mi ha sempre detto che nel momento in cui avessi visto la donna giusta per me, l’avrei capito. Su due piedi. Nel giro di un secondo, gli sarei appartenuto. Da single a irrevocabilmente impegnato. Dal momento che Jed era il mio migliore amico sin dall’asilo, anche lui aveva sentito quella storia. E da allora, avevamo sempre pensato che avremmo trovato la stessa donna. Quella giusta per entrambi noi.
Probabilmente non era ciò che aveva avuto in mente mio padre, ma ci era rimasto impresso così.
Da bambini, ci limitavamo a sorridere e annuire, assecondando lui e le sue parole. Da adolescenti, roteavamo gli occhi ogni volta che continuava a ricordarcelo. Avevamo visto un sacco di ragazze – avevamo guardato attentamente – eppure non avevamo ancora mai voluto tenercene nessuna. Scoparcele, decisamente, ma nulla più.
Più crescevo, più le sue parole assumevano un senso e capivo che non mi aveva rifilato una banalità solo per mantenermi vergine fino alla mia notte di nozze – non aveva funzionato per me, né per Jed o i miei fratelli. Il modo in cui i miei genitori si amavano e lo dimostravano quotidianamente dimostrava la sua teoria. Non c’era dubbio sul fatto che lei fosse il centro del suo mondo, che tutto ciò che lui faceva ruotasse attorno alla sua felicità.
E adesso, a trentadue anni, volevo lo stesso per me. Credevo a mio padre. Non alzavo più gli occhi al cielo. Invece, aspettavo.
E aspettavo.
Anche Jed.
Fino alla notte che mi cambiò la vita. Possono anche chiamarmi Bel Pezzo di Manzo, ma quando ho visto lei per la prima volta, mi sono proprio cotto a puntino.