CAPITOLO QUATTRO
Kate stava in piedi con la brezza marina che le accarezzava il viso, sentendosi veramente libera per la prima volta da tempo immemore. Vedere Ashton che si avvicinava in lontananza le riportò ricordi della vita che aveva avuto lì in quanto Indesiderata, ma quei ricordi non le appartenevano più, e la rabbia che veniva insieme ad essi sembrava più un dolore sordo che qualcosa di fresco.
Sentì Lord Cranston avvicinarsi prima che le fosse vicino. Quel poco dei suoi poteri le era tornato. Quello era qualcosa di suo, non una cosa che le era stata data da Siobhan o dalla sua fontana.
“Attaccheremo all’alba, mio signore,” disse voltandosi.
Lord Cranston sorrise. “Un’ora tradizionale per un attacco, anche se non c’è alcun bisogno di chiamarmi così ora, Kate. Siamo coloro che hanno giurato di servirvi, vostra altezza.”
Vostra altezza. Kate sospettava che non si sarebbe mai abituata ad essere chiamata a quel modo. Soprattutto non dall’uomo che era stato il primo a darle un posto adatto per lei nel mondo.
“E non c’è davvero nessun bisogno di chiamare me così,” ribatté lei.
Lord Cranston fece un inchino da cortigiano in maniera davvero elegante. “È quello che sei ora, ma va bene, Kate. Facciamo finta di essere ancora al campo, dove tu stai imparando da me le tattiche?”
“Immagino di avere ancora un sacco da imparare,” disse Kate. Dubitava di essere arrivata ad imparare la metà di quello che Lord Cranston aveva da insegnarle, nel tempo che aveva trascorso nella sua compagnia.
“Oh, indubbiamente,” disse Lord Cranston, “quindi, ecco una lezione. Dimmi, nella storia di Ashton, come è stato preso tutto?”
Kate ci pensò. Non era un argomento che fosse già stato affrontato dalle loro lezioni.
“Non lo so,” ammise.
“È stato fatto con il tradimento,” disse Lord Cranston contando le opzioni sulle sue dita. “È stato ottenuto conquistando il resto del regno, per cui non ha senso opporre resistenza. È stato fatto nel remoto passato per mezzo della magia.”
“E per mezzo della forza?” chiese Kate.
Lord Cranston scosse la testa. “Anche se un cannone potrebbe cambiare le cose, ovviamente.”
“Mia sorella ha un piano,” disse Kate.
“E sembra ben fatto,” disse Lord Cranston, “ma cosa succede ai piani nelle battaglie?”
Questo almeno Kate lo sapeva. “Si sfaldano.” Scrollò le spalle. “Allora è buona cosa che abbiamo la migliore delle compagnie libere che lavora con noi per andare a tappare i buchi.”
“Ed è una buona cosa che io abbia con me la ragazza che può sollevare le nebbie e spostarsi più veloce di qualsiasi altro uomo,” rispose Lord Cranston.
Kate doveva aver esitato un paio di secondo di troppo prima di rispondere.
“Cosa c’è?” chiese Lord Cranston.
“Mi sono separata dalla strega che mi aveva dato quel potere,” disse. “Io… non so quanto ne sia rimasto. Ho ancora qualche abilità nel leggere le menti, ma la velocità, la forza… sono sparite. Penso se ne sia andata anche quel genere di magia.”
Ne conosceva ancora la teoria, ne aveva ancora la sensazione dentro, ma i sentieri che vi portavano sembravano sepolti nell’interruzione della connessione con la fontana di Siobhan. Sembrava che ogni cosa avesse il suo prezzo, e questo era un prezzo che lei era intenzionata a pagare.
Almeno fintanto che non costasse loro tutte le loro vite.
Lord Cranston annuì. “Capisco. Sai ancora usare una spada?”
“Io… non ne sono sicura,” ammise Kate. Quella era stata una cosa che aveva imparato da Siobhan, dopotutto, eppure i ricordi del suo allenamento erano ancora lì, ancora freschi. Aveva ottenuto ciò che sapeva attraverso giorni di continua “morte” per mano di spiriti, ancora e ancora, senza sosta.
“Allora penso che dovremmo scoprirlo prima di una battaglia vera a propria, non credi?” suggerì Lord Cranston. Fece un passo indietro e si chinò in un formale inchino da duellante, gli occhi attentamente fissi su Kate, e sguainò la spada con un fruscio metallico.
“Con lame vive?” chiese Kate. “E se non ne avessi il controllo? E se…”
“La vita è piena di e se,” disse Lord Cranston. “La battaglia ancora di più. Non ti metterò alla prova con una spada da allenamento per scoprire che le tue abilità crollano quando c’è il rischio vero.”
Lo stesso sembrava un modo pericoloso per mettere alla prova le sue capacità. Non voleva fare del male a Lord Cranston per sbaglio.
“Sguaina la tua spada, Kate,” le disse.
Lei ubbidì con riluttanza, stringendo l’elsa in mano con fermezza. C’erano ancora dei resti di rune sulla lama, dove Siobhan le aveva incise, ma ora erano segni sbiaditi, quasi inesistenti, a meno che la luce non li mettesse in evidenza. Kate si mise in guardia.
Lord Cranston colpì all’istante, con tutta l’abilità e la violenza di un uomo più giovane. Kate parò a malapena in tempo.
“Ve l’ho detto,” disse. “Non ho la forza e la velocità di prima.”
“Allora devi trovare un modo per inventartele,” disse Lord Cranston, e immediatamente assestò un altro tiro diretto verso la sua testa. “La guerra è scorretta. Alla guerra non gliene frega niente se sei debole. Tutto ciò che importa è se vinci o no.”
Kate cedette terreno, tagliando d’angolo per evitare di restare schiacciata contro i parapetti della nave. Continuò a parare, tentando di proteggersi da un possibile massacro.
“Perché ti stai trattenendo,” chiese Lord Cranston. “Puoi ancora vedere ogni pensiero di attacco, no? Conosci ancora ogni mossa che può essere fatta con una spada, no? Se faccio la finta di Rensburg, sai che la risposta è...”
Fece una complessa doppia finta. Automaticamente Kate si spostò per bloccare la sua spada a metà.
“Vedi, lo sai!” disse Lord Cranston. “Ora combatti, dannazione!”
Attaccò con una tale ferocia che tutto ciò che Kate poté fare fu di ribattere con tutte le sue abilità. Guardò i suoi pensieri meglio che poté, vedendo accenni dei movimenti che stavano per arrivare, schemi di attacco. Il suo corpo non aveva la velocità di un tempo, ma sapeva ancora cosa fare, mettendo la lama dove doveva andare, colpendo e parando, disimpegnando e facendo pressione.
Kate prese la spada di Lord Cranston e sentì una leggera debolezza nella pressione mentre lui la presentava. Si mise a camminare in circolo, applicando più pressione, e la sua spada cadde sul ponte della nave. La spada di Kate scattò verso la gola dell’avversario… ma riuscì a fermarsi un secondo prima di andare a graffiargli la pelle.
Lui le sorrise. “Bene, Kate. Eccellente. Vedi, non hai bisogno di trucchetti da strega. Sei tu che hai imparato questo, e sei tu quella che farà il nemico a pezzi.”
Strinse poi la mano di Kate, da polso a polso, e Kate su sorpresa di sentire dei battiti di mani da sotto la nave. Si girò e vide altri membri della compagnia che guardavano come se lei e Lord Cranston fossero dei giocatori intenti ad intrattenerli. C’era anche Will con loro, sollevato quanto felice. Kate scese i gradini di corsa dal ponte di comando verso di lui, baciandolo non appena lo raggiunse.
Ovviamente quel gesto ottenne un diverso tipo di grido di esultazione da parte degli altri, e Kate si ritrasse rossa in volto.
“Basta così, pigroni, gridò Lord Cranston. “Se avete tempo per fare i guardoni, avete anche tempo per lavorare!”
Gli uomini là attorno sbuffarono e proseguirono con i preparativi per la battaglia. Ma il momento era passato, e Kate non voleva rischiare di baciare di nuovo Will, in caso qualcuno di loro stesse ancora guardando.
“Ero così preoccupato per te,” disse Will indicando con un cenno del capo il punto in cui si trovava Lord Cranston. “Quando stavate combattendo, sembrava che stesse davvero tentando di ucciderti.”
“Era quello che mi serviva,” disse Kate scrollando le spalle. Non era certa di poterlo spiegare a Will. Lui si era unito alla compagnia di Lord Cranston, ma c’era sempre una parte di lui che voleva tornare indietro a lavorare alla forgia di suo padre. Si era unito a loro per l’occasione di vedere il mondo, per l’occasione di andare da qualche altra parte.
Per Kate era diverso. Aveva bisogno di spingersi negli spazi dove le cose non sembravano sicure, o dove non era certa di sentirsi viva. Non aveva la sensazione di poter gestire gli estremi del mondo se non poteva uscire a farlo direttamente. Lord Cranston la capiva, e l’aveva spinta proprio nel punto in cui era stata capace di mettersi alla prova.
“Lo stesso,” disse Will, “pensavo che ci sarebbe stato sangue sul ponte prima che finiste.”
Ma non c’è stato,” disse Kate. Lo abbracciò, semplicemente perché voleva farlo. Avrebbe voluto che ci fosse sufficiente riservatezza sulla barca per qualcosa in più. “Questa è la cosa importante.”
“E tu sei stata fantastica là sopra,” ammise Will. “Forse non dovremmo preoccuparci di attaccare domani, ma mandare te a combatterli uno a uno.”
Kate sorrise a quel pensiero. “Penso che potrebbe rivelarsi un po’ stancante dopo i primi. E poi vorresti perderti l’azione?”
Vide Will distogliere lo sguardo.
“Cosa c’è?” gli chiese, resistendo all’urgenza di leggergli nel pensiero per scoprirlo.
“Onestamente? Ho paura,” le disse. “Non importa quante battaglie combattiamo, non sembra mai diventare più facile. Ho paura per me stesso, per i miei amici, se i miei genitori verranno coinvolti in tutto questo… e ho paura per te.”
“Penso che abbiamo appena scoperto che non devi preoccuparti per me,” disse Kate.
“Sei migliore con la spada rispetto a chiunque altro io conosca,” confermò Will, “ma sono preoccupato lo stesso. E se ci fosse una spada che non vedi? E se ci fosse un moschetto che spara a caso? La guerra è un caos.”
Era vero, ma era ciò per cui a Kate piaceva. C’era qualcosa nel trovarsi nel cuore della battaglia che le dava senso in un modo diverso rispetto al resto del mondo. Ma non lo disse.
“Andrà tutto bene,” affermò invece. “Io starò bene. Tu lavorerai con l’artiglieria, non nel cuore dell’attacco. Sofia non permetterebbe mai alla sua gente di saccheggiare, o di attaccare gente comune, quindi i tuoi genitori saranno al sicuro. Andrà tutto bene.”
“Solo… stai attenta,” le disse Will. “Ci sono così tante cose che vorrei avere il tempo di dirti, e di fare con te, e…”
“Avremo tempo per tutto,” promise Kate. “Ora devo andare. Sai che Lord Cranston si irrita se ti distraggo dai tuoi doveri troppo a lungo.”
Will annuì, parve essere sul punto di baciarla di nuovo, ma non lo fece. Un’altra cosa che avrebbe dovuto attendere fino alla fine della battaglia. Kate lo guardò andare, e allungò quello che era rimasto del suo talento per cogliere i pensieri dei soldati presenti.
Sentì le loro paure e le loro preoccupazioni. Ogni uomo lì sapeva che il mondo avrebbe subito un’eruzione di violenza all’alba, e la maggior parte di loro si chiedeva se avrebbero superato interi quel caos. Alcuni pensavano agli amici, altri ai famigliari. Alcuni pensavano a una possibilità dopo l’altra, come se credessero che il pericolo che avevano davanti si sarebbe potuto evitare.
Kate non ne vedeva l’ora invece. In battaglia il mondo acquistava un certo senso.
“Domani ucciderò le persone che hanno fatto del male alla mia famiglia,” promise. “Li farò a pezzi e prenderò il trono per Sofia.”
Domani sarebbero entrati ad Ashton e si sarebbero ripresi tutto ciò che doveva essere loro di diritto.