Haim gli rivolse uno sguardo calmo e, in una certa misura, comprensivo. «Per favore, signor Keller. Quando un essere umano piange è danneggiato, questa è una cosa che capirebbe anche un robot. So che è arrabbiato, non... la prego. Per lo più è colpa mia. Per... favore?». Keller socchiuse gli occhi, leggermente più calmo. Non degnò di un altro sguardo Crais che piangeva sottovoce, ma osservò meglio l’androide. «In un altro momento vorrei sapere in che modo potrebbe mai essere colpa tua. Ora me ne vado, okay?». Haim annuì leggermente. Keller si chiuse dietro la porta. +++ Haim risalì sul letto e si avvicinò cautamente a Crais, che continuava a piangere in silenzio. «M-mi dispiace» balbettò lei, sfiorandogli una spalla, un po’ incerta. Haim la abbracciò e lei rimase tra le sue braccia,