CAPITOLO 1-2

2095 Words
“Mentre guidavo per venire qui, ho pensato che potevo anche passare la notte.” La sua voce era piatta e tranquilla, ma c’era una punta di autorità mentre appoggiava la valigia sul pavimento. “Non ti sei neanche preoccupato di chiedere il permesso della padrona di casa prima di trasferirti?” “Perché avrei dovuto? Questo è il mio cottage, costruito con il mio denaro.” L’enfasi sul “mio” in entrambi i casi era leggera ma inequivocabile. Lei gli voltò le spalle. Anche rivolgendogli la schiena, tuttavia, poteva sentire ancora il suo sguardo penetrargli l’anima. “Perché non completi il pensiero, Wes? ‘Il mio cottage, il mio denaro, mia moglie,’non è così?” “Tu sei mia moglie, lo sai.” “Non più.” Poteva già sentire gli angoli interni dei suoi occhi che cominciavano a scaldarsi, e cercò di controllare le sue emozioni. Piangere ora non avrebbe portato alcun vantaggio, e avrebbe potuto farle perdere di vista il suo scopo. Inoltre, aveva imparato da dolorose esperienze passate che Wesley Stoneham non si faceva commuovere dalle lacrime. “Lo sei fino a quando la legge dirà altrimenti.” Attraversò la stanza con due lunghi passi per andare verso di lei, la afferrò per le spalle e la girò. “Guardami quando parli con me.” Stella cercò di liberarsi dalla presa, ma le dita di lui penetrarono ancor di più nella sua pelle, e una di loro (lo faceva intenzionalmente?) le colpì un nervo, così una scossa di dolore le corse su tutta la spalla. Stella smise di contorcersi e alla fine lui lasciò la presa. “Ora va un po’ meglio,” disse. “Il minimo che un uomo può aspettarsi è un po’ di educazione da parte della propria moglie.” “Mi dispiace,” disse lei dolcemente. Ci fu una lieve inclinazione nella sua voce mentre tentava di metterci con forza della gioia. “Dovrei correre in cucina e preparare una grande torta di bentornato a casa.” “Risparmia il sarcasmo per qualcuno che apprezza quella merda, Stella,” ringhiò Stoneham. “Voglio sapere perché vuoi il divorzio.” “Perché, mio bene mio prezioso—” cominciò a parlare con gli stessi toni sdolcinati. Stoneham le diede uno schiaffo secco sulla guancia. “Ti ho detto di piantarla,” disse. “Credo che i miei motivi dovrebbero essere più che evidenti,” disse Stella amaramente. Sentiva che il rossore stava lentamente crescendo sulla guancia dove era stata colpita. Alzò la mano per toccare il punto più per la vergogna e l’imbarazzo che per il dolore. Le narici di Stoneham fiammeggiavano, e il suo sguardo era gelido. Stella evitò di osservarlo negli occhi e cercò ostinatamente di fissare il terreno. C’era il gelo nelle parole di suo marito mentre le chiese “Hai una storia con quell’hippie fuori età?” Le ci volle un momento per capire di chi parlasse. A circa un miglio dal cottage, nel Totido Canyon, un gruppo di giovani si era trasferito in un campeggio estivo abbandonato e avevano formato quello che chiamavano con orgoglio la “Comune di Totido.” A causa dei loro comportamenti e del loro abbigliamento non convenzionale, erano ritenuti degli hippie dai residenti della zona e condannati di conseguenza. Il loro capo era un uomo più anziano, quasi quarantenne, e sembrava riuscisse a tenere il gruppo entro i limiti della legge. “Stai parlando di Carl Polaski?” chiese Stella incredula. “Di certo non parlo di Babbo Natale.” Nonostante il suo nervosismo, Stella rise. “Questo è assurdo. E tra l’altro non è un hippie ma un professore di psicologia che sta facendo una ricerca sul fenomeno dei drop-out.” “La gente mi dice che frequenta spesso il cottage, Stella. Questo non mi piace.” “Non c’è nulla di immorale. Fa qualche commissione e qualche lavoretto per me. Lo ripago permettendogli di usare il cottage per scrivere. Batte a macchina qui, perché alla comune non riesce ad avere abbastanza privacy per dire quello che realmente pensa. Qualche volta abbiamo parlato. È un uomo molto interessante, Wes. Ma no, non ho avuto alcuna storia con lui, e neppure è probabile che ne abbia.” “Allora cosa ti rode? Perché vuoi il divorzio?” Andò verso il divano e si sedette, senza staccare nemmeno per un istante gli occhi da lei. Stella camminò avanti e indietro davanti a lui parecchie volte. Aprì e richiuse le mani e alla fine le appoggiò sui fianchi. “Voglio poter avere del rispetto per me stessa,” disse alla fine. “Ce l’hai già ora. Puoi andare a testa alta di fronte a chiunque nel paese.” “Non è questo che intendo. Vorrei, solo per una volta, poter firmare col mio nome ‘Stella Stoneham’ invece che con ‘Signora Wesley Stoneham.’ Fare magari una festa con le persone che piacciono a me, invece che con i tuoi compari politici. Wes, voglio sentirmi come una partner alla pari in questo matrimonio, e non solo un altro accessorio di buon gusto nella tua casa.” “Non ti capisco. Ti ho dato tutto quello che una donna potrebbe volere—” “Tranne l’identità. Per quanto ti riguarda, io non sono un essere umano ma solo una moglie. Ti abbellisco il braccio alle cene da un centinaio di dollari a piatto e faccio le moine alle mogli degli altri aspiranti politici. Rendo socialmente rispettabile un avvocato esperto in diritto societario, abbastanza da pensare di candidarsi per una carica politica. E, quando non mi stai usando, ti dimentichi di me, mi mandi al piccolo cottage sul mare o mi lasci percorrere da sola le quindici stanze della villa, a marcire lentamente. Non posso vivere in questo modo, Wes. Io me ne chiamo fuori.” “Cosa ne dici di una prova di separazione, magari un mese o poco più—” “Ho detto ‘fuori,’ F-U-O-R-I’. Una separazione non servirebbe a nulla. La colpa, caro marito, non è nelle stelle, ma in noi stessi. Ti conosco troppo bene, e so che non cambierai mai in qualcosa che sia accettabile per me. E io non sarò mai soddisfatta di essere un ornamento. Una separazione non ci sarebbe utile in alcun modo. Voglio un divorzio.” Stoneham accavallò le gambe. “Ne hai già parlato con qualcuno?” “No.” Stella scosse la testa. “No, avevo intenzione di vedere Larry domani, ma mi sembrava giusto dirtelo prima.” “Bene,” disse Stoneham con un sussurro appena percepibile. “Cosa dovrebbe significare?” chiese Stella bruscamente. Le sue mani si stavano agitando, segnale che era il momento di cercare nella sua borsetta sullo scrittoio e prendere il suo pacchetto di sigarette. Ne aveva dannatamente bisogno in quel momento. Ma fu solamente quando mise una sigaretta tra le labbra che si rese conto che non aveva più fiammiferi. “Hai un fiammifero?” “Certo.” Stoneham pescò nella tasca della giacca e tirò fuori una scatola di fiammiferi. “Tienili,” disse lanciandoli a sua moglie. Stella la prese al volo e la esaminò con interesse. L'esterno della scatola era di un grigio raffinato, con stelle rosse e blu intorno al bordo. Al centro c’erano delle parole che dicevano: WESLEY STONEHAM SUPERVISORE CONTEA DI SAN MARCOS All'interno, i fiammiferi si alternavano, rossi, blu e bianchi. Stella guardò interrogativamente suo marito che le stava facendo un grande sorriso. “Ti piacciono?” le chiese. “Li ho ritirati questo pomeriggio dalla stamperia.” “Non è un po’ prematuro?” chiese lei con sarcasmo. “Solo di un paio di giorni. Il vecchio Chottman rassegnerà le dimissioni dal Consiglio,a causa della sua cattiva salute, alla fine della settimana, e gli permetteranno di fare il nome dell’uomo che vuole che sia il suo successore per completare il mandato. Non sarà ufficiale, certo, fino a quando il Governatore lo nominerà, ma ho appreso da fonti molto affidabili che il mio nome sarà quello proposto. Se Chottman dice che vuole che sia io a completare il mandato, il Governatore lo ascolterà. Chottman ha settantatré anni e un sacco di favori da riscuotere.” Un'idea cominciò a balenare nella mente di Stella. “Così è per questo che non vuoi il divorzio, vero?” “Stella, sai bene quanto me quanto sia puritano Chottman,” disse Stoneham. “Il vecchio è ancora fermamente contrario a qualsiasi tipo di peccato, e pensa che il divorzio sia un peccato. Dio solo sa il perché, ma lo pensa.” Si alzò dal divano e andò di nuovo verso sua moglie, tenendole le spalle, questa volta in modo dolce. “Ecco perché ti sto chiedendo di aspettare. Ci vorrà solo una settimana o due—” Stella lo scacciò, con un sorriso scaltro e trionfante sul suo volto. “Allora è per questo. Ora sappiamo perché il grande e forte Wesley Stoneham arriva strisciando. Tu non mi lascerai nemmeno una traccia di auto rispetto, vero? Non mi lascerai nemmeno credere che tu sia venuto perché pensavi ci fosse ancora qualcosa che valesse la pena salvare nel nostro matrimonio. No, sei appena uscito allo scoperto. È un favore quello che vuoi.” Accese furiosamente un fiammifero e cominciò a tirare boccate dalla sigaretta come una locomotiva a vapore che scalasse una collina. Gettò il fiammifero usato nel posacenere e la scatola di fiammiferi nelle vicinanze. “Bene, sono stanca dei tuoi trucchetti, Wesley. Sono stanca di fare cose che ti renderanno migliore o farti sembrare più interessante alla cittadinanza di San Marcos. L’unica persona di cui ti preoccupi è te stesso. Suppongo che tu mi daresti il divorzio senza fare alcuna difficoltà se aspettassi, vero?” “Se è questo quello che vuoi.” “Certo. L'uomo dei compromessi. Fa un accordo fino a quando ti procura quello che vuoi. Bene, ho una piccola sorpresa per te, Signor Supervisore. Non siglo accordi. Non me ne frega proprio nulla se ce la farai in politica oppure no. Domani ho intenzione di entrare nell'ufficio del nostro avvocato e di cominciare a far volare i documenti.” “Stella—” “Forse potrei fare anche una piccola chiacchierata con la stampa su tutto il concentrato di gentilezza umana che scorre nelle tue vene, maritino caro.” “Ti avviso, Stella—” “E questa sarebbe una grande tragedia, non è vero, Wes, se tu venissi realmente eletto...” “SMETTILA, STELLA!” “...dai votanti per avere la carica invece di essere nominato tutto bello e pulito dai tuoi compari.” “STELLA!” Le sue mani si mossero verso la sua gola mentre urlava il suo nome. Voleva che lei smettesse, ma non lo faceva. Le sue labbra continuavano a muoversi a muoversi, e le parole si perdevano nella silenziosa foschia che avvolgeva il cottage. Le colorazioni normali scomparvero mentre la stanza assunse una tonalità rosso sangue. Lui la scosse e chiuse le sue mani strette attorno al suo collo. Sorpresa per l'attacco inaspettato, la sigaretta le cadde dalle mani, facendo cadere un po' di cenere sul pavimento. Stella alzò le mani contro il petto del marito e cercò di spingerlo via. Per un momento ci riuscì, ma lui continuò a venire, scacciandole le braccia che si dimenavano e stringendola con tutta la forza a sua disposizione. Le sue dita si addormentarono quando si strinsero attorno alla gola di lei. Non sentì il soffice calore della sua pelle che cedeva sotto la sua pressione, il pulsare delle arterie nel suo collo o l'istintiva tensione dei tendini. Tutto quello che sentiva erano i propri muscoli che schiacciavano, schiacciavano, schiacciavano. A poco a poco, la lotta cominciò ad attenuarsi. Il colorito della faccia di Stella sembrava strano, anche attraverso la coltre rossa che gli annebbiava la vista. I suoi occhi sporgenti sembravano pronti a saltare fuori dalle orbite, spalancati e fissi su di lui. Fissi, fissi, fissi.... La lasciò andare. Lei cadde a terra, ma lentamente. Come al rallentatore, lenta come in un sogno. Non si udì quasi nessun rumore quando colpì il pavimento. Si accasciò, floscia come una bambola di pezza messa da parte per giochi più belli. Con l'eccezione della sua faccia, la sua faccia viola e gonfia. La sua lingua era a penzoloni in una posa grottesca, gli occhi gelidi di terrore. Un piccolo rivolo di sangue usciva dal suo naso, fino alle sue labbra violacee e sul tappeto marrone sbiadito. Un dito della sua mano sinistra si contrasse spasmodicamente due o tre volte, poi rimase immobile.
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