«Eppure anche le sue scuderie sono state perquisite!»
«Oh, un vecchio manipolatore di cavalli come lui conosce molti stratagemmi.»
«Ma non avete paura di lasciargli in mano l’animale, dal momento che lui oggi ha interesse a danneggiarlo?»
«Amico mio, vi garantisco che lo custodirà come la pupilla dei suoi occhi. Sa benissimo che la sua sola speranza di salvezza sta nel conservarlo sano e salvo.»
«Ho l’impressione che il Colonnello Ross non sia un uomo che possa usare molta indulgenza in un caso come questo.»
«Il Colonnello Ross non mi interessa. Io seguo i miei metodi e riferisco quello che mi pare e piace. Questo è il vantaggio di agire in forma privata. Del resto non so se voi ve se ne siate accorto, Watson, ma il Colonnello mi ha sottovalutato, e adesso voglio divertirmi un po’ alle sue spalle. Perciò, vi prego, non dite nulla del cavallo.»
«Certo, non lo farei mai senza il suo consenso.»
«D’altronde, questo è un punto assai secondario in riferimento al problema di chi sia stato a uccidere John Straker.»
«Vi occuperete allora anche di questo?»
«Niente affatto, torniamo tutti e due questa sera a Londra con l’ultimo treno.»
Queste parole del mio compagno mi lasciarono ammutolito. Ci trovavamo nel Devonshire da poche ore soltanto, e non riuscivo francamente a capire come egli abbandonasse all’improvviso un’inchiesta che aveva iniziato con tanto entusiasmo, ma non fu più possibile cavargli una sola parola di bocca finché non fummo alla casa dell’allenatore. Il Colonnello e l’Ispettore ci aspettavano in salotto.
«Il mio amico ed io torniamo in città con l’espresso di mezzanotte», spiegò Holmes. «È stato per noi un vero piacere respirare la vostra magnifica aria di Dartmoor.»
L’Ispettore spalancò gli occhi, mentre le labbra del Colonnello si arricciarono in un risolino di scherno.
«Così voi non avete speranze di arrestare l’assassino del povero Straker!», asserì.
Holmes si strinse nelle spalle. «Certo, ci sono parecchie difficoltà da superare», affermò. «Sono certo però che il vostro cavallo correrà martedì e vi raccomando di tener pronto il suo fantino. Potrei avere una fotografia del signor John Straker?»
L’Ispettore ne prese una da una busta che aveva in tasca e gliela porse.
«Mio caro Gregory, voi prevenite tutti i miei desideri. Se volete avere la bontà di attendermi qui un istante, andrò a fare una domanda alla cameriera.»
«Devo confessarvi che il vostro consulente di Londra mi ha alquanto deluso»,sentenziò il Colonnello Ross all’Ispettore, non appena il mio amico uscì dalla stanza. «Mi pare che nonostante il suo intervento ci ritroviamo al punto di partenza.»
«Comunque», interloquii, «voi avete la sicurezza che il vostro cavallo correrà.»
«Già, questo lo afferma lui,», pronunciò il Colonnello alzando le spalle, «ma io preferirei avere ora il mio cavallo.»
Stavo per rispondere in difesa del mio amico quando questi rientrò nella stanza.
«Ed ora, signori», annunciò, «sono pronto a partire per Tavistock.»
Mentre salimmo in vettura uno dei garzoni della scuderia venne ad aprirci la porta. Parve che un’idea improvvisa attraversasse la mente di Holmes, poiché si sporse e toccò il ragazzo sulla spalla. «Vedo che avete delle pecore», constatò. «Chi le cura?
«Io, signore.»
«Non avete notato niente di strano, recentemente?
«A dir la verità, no, signore: però tre bestie si sono azzoppate.»
Mi accorsi che a questa notizia Holmes fu estremamente compiaciuto, poiché emise un risolino e si sfregò le mani tutto soddisfatto.
«Ci siamo, Watson, ci siamo!», esclamò, pizzicandomi il braccio.
«Ispettore Gregory, raccomando alla vostra attenzione questa singolare epidemia ovina. Partenza, cocchiere!»
L’espressione del Colonnello Ross sembrò confermare la scarsa opinione che si era formata riguardo le doti del mio amico, ma dal viso dell’Ispettore notai che la sua attenzione era stata acutamente risvegliata.
«Voi pensate che sia un particolare interessante?», chiese.
«In modo straordinario.»
«C’è qualche altro punto su cui ritenete opportuno attirare la mia attenzione?»
«Sì, sullo strano incidente del cane, quella notte.»
«Ma, quella notte, il cane non ha fatto nulla.»
«Questo è appunto l’incidente curioso», replicò Sherlock Holmes.
Quattro giorni più tardi fummo nuovamente in treno diretti a Winchester per assistere alla corsa per la Coppa Wessex. Avevamo dato appuntamento al Colonnello Ross, il quale infatti ci stava attendendo all’uscita della stazione, e nella sua carrozza ci dirigemmo all’ippodromo. Il viso del Colonnello era serio e le sue maniere piuttosto gelide.
«Non ho ricevuto ancora alcuna notizia del cavallo,» affermò.
«Se lo vedeste lo riconoscereste subito?», gli chiese Holmes.
Il Colonnello s’infuriò. «Vivo da vent’anni sui campi di corse, e questa è la prima volta che mi si rivolge una simile domanda!», esclamò. «Anche un bambino saprebbe riconoscere ‘Silver Blaze’ dalla stella bianca in fronte e dalle chiazze delle zampe anteriori.»
«Come vanno le scommesse?
«Ma, questo è il punto curioso della storia. Fino a ieri sera avrebbe potuto avere quindici contro uno, ma poi le puntate hanno continuato a diminuire, finché ormai si riesce a stento ad ottenere tre contro uno.
«Uhm!», mormorò Holmes. «Qualcuno sa qualcosa, è evidente.»
Mentre la carrozza si avvicinò al recinto in prossimità della tribuna centrale, io diedi un’occhiata alla tabella dei concorrenti. Eccola:
- Wesser Plate : 50 sovrane ciascuna, più 1000 sovrane per i quattro e i cinque anni. Secondo sterline 300. Terzo sterline 200. Pista 1 nuova (un miglio e cinque ottavi).
1. Il n***o , signor Heath Newton (berretto rosso, giacca cannella)
2. Pugile , Colonnello Wardlaw (berretto rosa, giacca blu e nera)
3. Desborough , lord Backwater (berretto e maniche gialle)
4. Silver Blaze , Colonnello Ross (berretto nero, giacca rossa)
5. Iris , duca di Balmoral (strisce gialle e nere)
6. Rasper , lord Singleford (berretto viola, maniche nere).
«Abbiamo cancellato l’altro nostro campione e abbiamo puntato tutte le speranze sulla vostra parola», intervenne il Colonnello.
«Cosa! Cosa sta succedendo? Silver Blaze risulta favorito?»
“ Cinque a quattro contro Silver Blaze!”, stava urlando la tribuna degli allibratori. “Cinque a quattro contro Silver Blaze! Quindici a cinque contro Desborough! Cinque a quattro sul campo!”
«I numeri sono già saliti!», esclamai. «Ci sono tutti e sei.»
«Tutti e sei? Allora corre anche il mio cavallo!», esclamò il Colonnello in preda alla più viva agitazione. «Ma non lo vedo, i miei colori non sono ancora passati.»
«Ne sono passati soltanto cinque. Deve essere questo.»
Mentre stava parlando un possente cavallo baio balzò fuori dal recinto della pesatura e ci sorpassò con un’andatura perfetta, portando sul dorso i celebri colori nero e rosso del Colonnello.
«Ma quello non è il mio cavallo!», gridò il proprietario. «Quella bestia non ha neppure un pelo bianco. Che cosa diamine mi avete combinato, signor Holmes?»
«Calma, calma, vediamo come si comporta», replicò il mio amico, impassibile, e per alcuni minuti continuò a guardare dal binocolo.
«Favoloso! Una partenza magnifica!», gridò a un tratto. «Eccoli laggiù che passano la curva!»
Dalla nostra carrozza la vista era perfetta; come giunsero sul rettilineo i sei cavalli erano talmente vicini l’uno all’altro che una coperta avrebbe potuto avvolgerli tutti, ma a metà corsa la scuderia Mapleton passò in testa. Prima però di giungere all’altezza del punto dove noi ci eravamo fermati, lo slancio di Desborough si interruppe, e il cavallo del Colonnello, lanciato a tutto galoppo, oltrepassò il traguardo di sei buone lunghezze sul suo rivale, mentre Iris, del duca di Balmoral, si classificò per un cattivo terzo posto.
«Nonostante tutto ho vinto la corsa», balbettò il Colonnello passandosi una mano sugli occhi. «Confesso che non ci capisco nulla. Non vi pare di aver fatto abbastanza il misterioso, signor Holmes?»
«Sì, Colonnello, avete proprio ragione. Ora vi spiegherò tutto. Ma andiamo prima a dare un’occhiata al cavallo tutti insieme. Eccolo lì», ci informò, mentre entrammo nel recinto della pesatura dove sono ammessi soltanto i proprietari ed i loro amici, «non ha che da lavargli il muso e le zampe con un po’ d’alcool e vedrà che è sempre lo stesso ‘Silver Blaze’ di prima.»
«Voi mi lasciate senza fiato!»
«L’ho scoperto nelle mani di un truffatore, e mi sono concesso la libertà di lasciarlo correre così com’era stato mascherato.»
«Mio caro signor Holmes, voi avete compiuto meraviglie. Il cavallo ha l’aria di star benone, anzi direi che non è mai stato meglio in vita sua. Vi devo mille scuse per aver dubitato della vostra astuzia. Voi mi avete reso un immenso servizio facendomi ritrovare il mio cavallo, ma me ne renderebbe uno ancora maggiore se riuscisse a catturare l’assassino di John Straker.»
«Già fatto», rispose Holmes con la sua solita flemma.
Il Colonnello ed io lo fissammo sbalorditi.
«Lo ha preso? Ma dov’è, allora?»
«Qui.»
«Qui? Dove?»
«In questo momento in mia compagnia.»
Il Colonnello arrossì di collera. «Riconosco di avere molti obblighi «ma devo considerare ciò che voi avete affermato uno scherzo di pessimo genere o un insulto.»
Sherlock Holmes rise. «Vi assicuro che non ho la benché minima intenzione di associarvi al delitto, egregio Colonnello», affermò, «il vero assassino si trova esattamente alle sue spalle!»
Fece un passo indietro e posò una mano sulla lucente criniera del purosangue.
«Il cavallo!», all’unisono il Colonnello ed io lo gridammo.
«Sì, il cavallo, e la sua colpa è sminuita dal fatto che il poverino ha agito per legittima difesa, perché quel John Straker era un individuo del tutto indegno della fiducia di cui voi lo onoravate; ma ecco la campana, e poiché ho scommesso qualche soldo su questa corsa, rimanderò ad un momento più propizio la spiegazione particolareggiata dei fatti.»
Quella sera rientrando a Londra ci eravamo accomodati nell’angolo migliore di una vettura e credo che, sia per il Colonnello Ross che per me, quello fu un viaggio brevissimo, tanto interessante fu l’esposizione degli avvenimenti occorsi nell’allevamento di cavalli Dartmoor, quel fatale lunedì notte. Un’esposizione fattaci da Holmes con la sua caratteristica chiarezza, e nella quale ci descrisse anche i mezzi, grazie ai quali era giunto a districare quel mistero apparentemente insolubile.
«Devo ammettere», esordì, «che le supposizioni che avevo architettato in base alle cronache dei giornali fossero completamente errate. E tuttavia esse contenevano degli indizi che avrebbero potuto essere importanti, se altri particolari non si fossero aggiunti a cancellarne l’esatta valutazione. Mi sono recato dunque nel Devonshire con la convinzione che il vero colpevole fosse Fitzroy Simpson, benché naturalmente mi fossi reso conto che le prove contro di lui erano lungi dall’essere assolute.
Soltanto mentre mi trovai in carrozza, proprio nel momento in cui giungemmo alla casa dell’allenatore, intuii a un tratto l’immenso significato del montone al curry. Ricorderete forse che mi ero distratto, e che ero rimasto seduto in vettura quando voi ne eravate discesi. Il fatto è che mi stavo meravigliando che la mia mente avesse sorvolato su un indizio così ovvio.» «Confesso,» interloquì il Colonnello, «che anche ora non ne vedo l’importanza.»
«Esso fu invece il primo anello della mia catena di argomentazioni. L’oppio in polvere non è affatto insapore, il suo gusto non è sgradevole, ma è nettamente percepibile. Se fosse stato mescolato con un altro cibo qualsiasi, chi lo avesse mangiato se ne sarebbe immediatamente accorto, e probabilmente avrebbe interrotto il pasto. Il curry è stato invece il mezzo ideale con cui nascondere questo particolare sapore. Ora era impossibile che un estraneo, come Fitzroy Simpson, potesse avere fatto sì che quella sera in casa dell’allenatore si servisse del cibo al curry, e sarebbe stata una coincidenza troppo assurda che egli capitasse sul posto con della polvere d’oppio proprio la sera in cui per caso venne servito un piatto così idoneo a celare il sapore della droga. Era un’ipotesi impensabile e perciò eliminai dalla scena la persona di Simpson, mentre tutta la mia attenzione si concentrò su Straker e sua moglie, le sole due persone che avrebbero potuto scegliere per la cena di quella sera del montone con salsa di curry. L’oppio venne aggiunto nel piatto messo apposta da parte per il garzone della scuderia, poiché gli altri mangiarono lo stesso cibo senza risentirne alcun effetto dannoso. Chi dunque avrebbe potuto accostarsi a quel piatto senza che la cameriera se ne accorgesse?
Prima di chiarire questo punto, io ero rimasto colpito dal significato del silenzio del cane, poiché ogni induzione esatta logicamente ne suggerisce un’altra. L’incidente Simpson mi aveva rivelato che nelle scuderie ci fosse un cane. Eppure, mentre qualcuno era entrato e aveva condotto fuori il cavallo, il cane non aveva abbaiato, altrimenti i due garzoni che dormivano nel solaio si sarebbero svegliati. Perciò il visitatore notturno doveva essere qualcuno che il cane ben conoscesse.
Mi ero già convinto, o perlomeno quasi convinto, che John Straker si fosse recato alla scuderia nel cuor della notte ed avesse fatto uscire ‘Silver Blaze’. Ma a quale scopo? Per uno scopo disonesto, senza dubbio, altrimenti perché avrebbe drogato il proprio garzone? E tuttavia non riuscivo ad afferrare il motivo che lo avesse spinto ad agire in tal modo. Sono già accaduti molti casi, prima di questo, in cui degli allenatori si sono procurati forti somme di denaro puntando, attraverso agenti, contro i propri cavalli, impedendo loro di vincere, con mezzi ingannevoli. Qualche volta si servono di un fantino disonesto che trattiene il cavallo all’ultimo momento. Qualche volta il mezzo è più sicuro e più sottile. Quale è stato dunque il sistema escogitato da Straker? Ho sperato che il contenuto delle sue tasche mi avrebbe aiutato nelle mie ricerche.
E questo infatti si è verificato. Non avrete certamente dimenticato lo strano coltello ritrovato in mano al morto, un coltello che nessun uomo sano di mente avrebbe mai usato come arma. Come ha confermato il dottor Watson, si tratta di un coltello usato soltanto in delicatissime operazioni chirurgiche. E quella notte appunto avrebbe dovuto essere usato per un’operazione particolarmente delicata. Grazie alla vostra vasta esperienza nel mondo dell’ippica, voi certamente non ignorate, Colonnello Ross, che sia possibile eseguire una leggera incisione nei tendini della coscia di un cavallo, per via sottocutanea, in modo da non lasciar traccia. Un cavallo così trattato rivela a poco a poco una zoppia che viene attribuita ad eccesso di moto o ad un attacco reumatico, ma mai ad una manipolazione disonesta e criminosa.»
«Mascalzone! Farabutto!», gridò sconvolto il Colonnello.
«Abbiamo qua la spiegazione del perché John Straker volesse condurre fuori il cavallo in aperta brughiera. Un animale impetuoso come ‘Silver Blaze’ avrebbe certamente svegliato anche il più sonoro dormiglione nel momento in cui avesse sentito la puntura del coltello. Era assolutamente necessario agire all’aria aperta.»
«Sono stato cieco!», esclamò il Colonnello, «adesso capisco perché avesse avuto bisogno di una candela ed ha acceso un fiammifero.»
«Certamente. Ma l’esame delle sue carte mi ha permesso di scoprire non soltanto il metodo del suo crimine, ma anche i motivi che lo hanno indotto a tentarlo. Voi, Colonnello, che siete una persona di mondo, sapete che noi non abbiamo l’abitudine di portarci in tasca conti privati dei nostri amici. Ne abbiamo già abbastanza di dover regolare i nostri. Così ho subito dedotto che Straker conducesse una doppia vita, avesse insomma un’altra famiglia. La natura del conto mi ha dimostrato che nella faccenda entrasse una signora, una signora dai gusti molto costosi. Per quanto voi potete essere generoso con i vostri dipendenti, non credo che col suo solo stipendio il suo allenatore potesse permettersi di spendere venti ghinee per un abito da signora. Sull’argomento ho interrogato la signora Straker senza insospettirla, ed una volta assicuratomi che non si trattasse di lei ho annotato l’indirizzo della sarta, ed ho avuto la certezza che recandomi da lei con la fotografia di Straker avessi facilmente tolto dalla circolazione il fantomatico Darbyshire.
Da quel momento tutto è diventato molto chiaro. Straker ha portato il cavallo in una conca, dove la luce della candela sarebbe stata invisibile. Simpson, scappando, ha perso la sciarpa e Straker l’ha raccolta con l’intento forse di usarla per fasciare la zampa del cavallo. Una volta giunto nella conca, si è avvicinato di dietro all’animale, ha acceso un fiammifero, ma la bestia, spaventata da quel bagliore improvviso, e con lo strano istinto degli animali che li avverte sempre di un pericolo imminente, si è messa a scalciare, e lo zoccolo d’acciaio ha colpito in pieno la fronte di Straker. Per compiere quella delicata operazione, egli, incurante della pioggia, si era tolto il mantello, e così, nella caduta, il coltello gli ha trapassato la coscia. Sono stato chiaro?»
«Fantastico!», esclamò il Colonnello. «Fantastico! Si direbbe che voi siate stato presente alla scena!»
«Confesso che della mia ultima intuizione sono veramente un po’ orgoglioso. Ho ritenuto che un uomo astuto come Straker non avrebbe intrapreso la delicata recisione di un tendine senza fare prima un po’ di pratica. Su chi dunque ha potuto esercitarsi? Il mio sguardo è caduto sulle pecore, e ho fatto una domanda che, con mia sorpresa, mi ha dimostrato, con la risposta del suo garzone, che la mia convinzione fosse esatta.»
«Voi non avreste potuto essere più chiaro, signor Holmes.»
«Appena tornato a Londra mi sono recato dalla sarta, la quale ha riconosciuto subito in Straker uno dei suoi migliori clienti. Egli, sotto il nome di Darbyshire, acquistava per la propria elegantissima moglie i più costosi vestiti delle sue collezioni. Sono certo che quella donna lo abbia cacciato nei debiti fino al collo, costringendolo così ad ideare questo miserabile intrigo.»
«Voi mi avete spiegato tutto, eccetto una cosa sola», chiese il Colonnello. «Dov’era il cavallo?»
«Ah, è fuggito ed è stato preso in cura da un suo vicino. Su questo punto credo che dovremo chiudere un occhio. Intanto, se non erro, siamo arrivati a Clapham Junction, e fra dieci minuti entreremo a Victoria Station. Se voi avete piacere di fumare un sigaro a casa nostra, caro Colonnello, sarò felice di fornirvi altri particolari che potranno interessarvi.»