Ero a metà del lavoro che ho descritto, quando terminò il quarto anno della mia permanenza nell’isola. L’anniversario lo solennizzai con la stessa devozione e con maggiore serenità che per il passato: perché con lo studio costante della parola di Dio, e con l’aiuto della sua grazia, avevo acquistato cognizioni ben diverse da quelle che avevo da principio. Adesso potevo vedere il vero aspetto delle cose, e consideravo il mondo come un oggetto remoto, col quale non avevo relazioni, dal quale non avevo nulla da aspettare né da desiderare: non avevo a che fare con esso né m’importava. Mi sembrava di considerarlo come un luogo dove avevo vissuto e dal quale ero partito, e potevo ben dire come Abramo al ricco della Scrittura: «Fra me e te c’è un abisso». Lì io ero al sicuro da tutte le perversit