Ciò mi fu di grande incoraggiamento perché vedevo che, col tempo, Dio non mi avrebbe fatto mancare il pane. Mi rimaneva sempre un grande imbarazzo da superare, perché non sapevo come macinare il grano né come mondare la farina e separarla dalla crusca; non sapevo come si facesse il pane e anche se avessi saputo farlo, mi mancava il modo di cuocerlo. Queste considerazioni, aggiunte al desiderio di ingrandire le mie provviste e di assicurarmi il vitto in modo più abbondante, mi spinsero a lasciare intatto il secondo raccolto e conservarlo tutto per le semine della seguente stagione, impiegando intanto tutte le mie ore di studio e di lavoro alla grande impresa di provvedermi di farina e di pane. Si può ben dire che lavoravo per il pane. È meraviglioso pensare, e son pochi quelli che lo fanno