12 Al mattino, con la testa sul guanciale ricamato da uno scudo a forma di campana, Thérèse pensava alle passeggiate del giorno prima, a quelle Vergini così fini in mezzo agli angeli, a quegli innumerevoli fanciulli, dipinti e scolpiti, tutti belli, tutti felici, che cantano ingenuamente per la città l’alleluia della grazia e della bellezza. Nell’illustre cappella dei Brancacci, davanti a quegli affreschi pallidi e splendenti come un’alba divina, lui le aveva parlato di Masaccio, in un linguaggio così vivo e colorito che le era sembrato di vederlo, l’adolescente maestro dei maestri, con la bocca semiaperta, l’occhio cupo e azzurro, distratto, morente, rapito. E aveva amato quelle meraviglie d’un mattino più bello del giorno. Dechartre era per lei l’anima di quelle forme magnifiche, lo spi