di Bruno Elpis

485 Words
di Bruno ElpisRicordo esperimenti semplici, con i quali l’insegnante – ai tempi delle scuole medie - ci illustrava i concetti di “soluzione” e “miscela”. La soluzione è un composto ove gli elementi costitutivi si amalgamano perfettamente, la mistura è un derivato nel quale le componenti mantengono la loro individualità. Memore di questi rudimentali precedenti di laboratorio, Vi ripropongo un esperimento traslato. Provate a immergere, in un bicchiere d’acqua, due grumi secchi di acquerello. Immaginiamo si tratti del giallo e dell’azzurro. Inizialmente, al contatto con il liquido, ciascuna crosta di colore produrrà nuance sfumate e, nella trasparenza dell’acqua, si distenderanno prima filamenti cromatici, poi chiazze multiformi e variamente screziate. Infine i colori si combineranno: inizialmente con striature, mélange e giochi d’intreccio, poi i due colori basici produrranno un nuovo colore, il verde, con tonalità sempre più uniformi in un crescendo di definizione. Questa è l’immagine che mi ha ispirato la lettura dei “Delitti al castello”, un interessante esperimento nel quale la vocazione erotico-noir di Francesca Panzacchi si è combinata con la predilezione al thriller di Carlo Santi. I colori della mia metafora iniziale non li ho scelti a caso. Ho utilizzato le mie tinte preferite, quelle che peraltro rappresentano le gradazioni del romanzo: il giallo della tensione e dell’enigma, l’azzurro evocativo di cielo e mare, dunque di sentimento e bellezza - nel romanzo incarnata dalla contessa Sofia – e infine il verde che, per tradizione, è il colore della speranza e del buon auspicio. E che dire del contenitore nel quale avviene il miracolo della fusione cromatica? Il recipiente è un ambiente che, nell’immaginario collettivo, è simbolo di mistero, ma anche di fiaba, magia, incanto: un castello della Maremma che raffigura, nel sentire comune, il teatro ideale per intrighi, amori, sogni e verità inconfessabili. Una commistione esplosiva di elementi che rendono unica la nostra Italia: un paesaggio suggestivo, quello toscano, il fascino della storia nascosta nelle sontuose stanze di un maniero e nelle sue segrete, infine le fantasie legate al mondo fatuo e decadente della nobiltà. Questi sono gli ingredienti della storia. Il detonatore è rappresentato dal vissuto dei personaggi: un commissario reduce da una tragedia familiare, una contessa che – sotto la scorza della superficialità mondana e dietro agli istinti di caccia – nasconde un passato di solitudine sentimentale e di abusi. Personaggi scaturiti dall’esperienza letteraria dei due autori: Carlo ha già creato un super-eroe con il Tommaso Santini de “Il quinto Vangelo” e de “La Bibbia oscura”, Francesca si è già affermata con l’erotismo vissuto in condizioni estreme ne “La casa di Sveva” e con l’amore aristocratico e contrastato ne “Il normanno”. Naturale che da questo connubio nasca una vicenda che della tensione fa il proprio motivo conduttore, in disequilibrio dinamico tra due pulsioni che movimentano inconscio ed esistenza: eros e thanatos, morte e amore…
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