Capitolo 4

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Capitolo 4 Per meglio intendere, torniamo un poco indietro: Costituitosi il Fronte Unico Rivoluzionario partenopeo e vista la ritrosia del prefetto Soprano a prenderne la direzione, ne era stato eletto capo l’operaio settantenne Antonio Taraia che, il giorno 24 settembre, ritenendo la situazione ormai matura per l’insorgenza, aveva indetto per la mattina successiva una riunione nel liceo Sannazaro, onde metterne la decisione ai voti. La convinzione che fosse ormai tempo d’agire gli era venuta tanto dalla notizia che gli angloamericani erano ormai quasi alle porte di Napoli, giuntagli in anteprima dal filosofo Benedetto Croce che l’aveva saputa confidenzialmente dal dottor Soprano, quanto dal fatto che, in séguito ad accordi in codice intercorsi via radio cogli americani, erano state appena paracadutate di notte, presso Napoli, armi e radio ricetrasmittenti dell’US Army destinate ai partigiani, nascoste subito dopo in sette cantine in altrettante zone diverse della città; l’operazione s’era svolta col contributo essenziale d’un gruppo di prezzolati camorristi, pronti a correre gravi pericoli in vista dei guadagni molto alti promessi loro dagli americani: non ci si deve stupire di tale alleanza, gli Stati Uniti s’erano già avvalsi, e ancora si servivano, dell’aiuto della mafia nella Sicilia occupata dove, fra l’altro, numerosi nuovi sindaci notoriamente mafiosi erano stati insediati dai conquistatori; la camorra, così come la mafia, era organizzata quasi militarmente e, in particolare, poteva disporre in Napoli di molti grossi camion. L’operazione armi era stata organizzata dagli statunitensi con meticolosità; fra l’altro, foglietti d’istruzione sull’uso delle armi paracadutate, scritti in corretto italiano, erano stati portati al liceo Sannazaro da alcuni agenti americani che avevano oltrepassato di notte le linee, affinché i patrioti napoletani potessero essere istruiti teoricamente sul loro funzionamento dagli agenti stessi, il che avrebbe permesso di rendere più spedita e agevole l’istruzione pratica che, per ragioni logistiche, avrebbe potuto svolgersi solo poco prima della sollevazione, al momento del recupero delle armi nei sette depositi. Nella riunione del 25 settembre la decisione d’insorgere era stata presa all’unanimità. Verso mezzogiorno erano stata inviati portaordini a darne notizia ai custodi del materiale bellico americano. Il giorno seguente, domenica, sette patrioti capigruppo, che già avevano assistito allo stoccaggio delle armi nei luoghi segreti, s'erano presentati, uno per deposito, non molto prima dell’ora del coprifuoco, per predisporre il ritiro delle armi la stessa notte da parte dei propri uomini, i quali sarebbero giunti ai nascondigli verso le 5 antimeridiane del lunedì 27 settembre. Dunque, dopo le 6 del mattino dello stesso 27 settembre, i gruppi di combattenti per la libertà, raccolte le armi s’erano diretti ai loro obiettivi. Mentre i plotoni istruiti nel liceo Sannazaro dagli agenti americani imbracciavano armi statunitensi, cioè fucili semiautomatici M1 Garand e mitragliatori BAR M1918 Browning che si avvalevano dei medesimi proiettili calibro 7,62, bombe a mano Mk2 ananas e lancia razzi portatili anticarro bazooka M1, gli altri gruppi d’insorti avevano armi catturate ai tedeschi negli scontri dei primi giorni, ossia fucili Mauser Kar 98 k, mitra MP80, bombe a mano 24 e granate Panzerwurfmine coi relativi lanciabombe anticarro Panzerfaust; inoltre coltelli personali o tratti dalle domestiche cucine e qualche doppietta già occultata dall'affezionato proprietario cacciatore, dopo l'occupazione tedesca, in cantina o soffitta. Quella mattina tuttavia il primo fuoco non era stato preordinato, al contrario s’era acceso spontaneo al Vomero da parte di parenti di rastrellati, che avevano fermato un fuoristrada Kübelwagen Typ 82 della Wehrmacht uccidendo il maresciallo che lo guidava e mettendo in fuga gli altri militari; altre azioni non organizzate s’erano svolte poco dopo per Napoli e, qua e là, s’erano aggregati spontaneamente ai gruppetti ribelli coppie di carabinieri di ronda e agenti di pattuglia della Pubblica Sicurezza e della Guardia di Finanza; poco prima dell’inizio delle lezioni scolastiche, dieci studenti delle superiori disarmati erano volati d’impulso su tre tedeschi che procedevano di ronda in Kübelwagen a passo d’uomo, li avevano costretti a scendere, li avevano disarmati e avevano dato fuoco al loro fuoristrada, mentre il trio alemanno se la dava a gambe; tuttavia quei tedeschi avevano allarmato il loro reparto, per cui erano sopraggiunti due plotoni germanici col supporto di una potente autoblindo SdKfz 231 Schwere Panzerspähwagaen 6 rad; i dieci giovani s'erano rifugiati e barricati nel vicino Museo di San Martino e la blindo aveva iniziato a mitragliarne i finestroni, mentre voce dell’azione degli studenti e del pericolo ch’essi stavano correndo s'andava spandendo per Napoli, eco su eco. Tra gli atti predisposti invece dalla Resistenza, c’erano stati anzitutto il noto attacco alla colonna dei granatieri tedeschi in via Medina e l’azione d’un plotone di carabinieri che, col beneplacito del colonnello comandante, s’era diretto, sopra un camion Lancia CM20 , al Museo di San Martino per combattere, coi propri moschetti 91 corti e bombe a mano SRCM 35,21 i tedeschi che assediavano gli studenti ribelli; al fianco dei militi della Benemerita s’erano posti spontaneamente alcuni civili della zona. Quella stessa mattina, sempre su precedente ordine dei dirigenti democratici, un centinaio di combattenti per la libertà aveva preso d’assedio Castel Sant’Elmo nel quale, fra i tedeschi asserragliati all’interno, c’era l’ormai stanco plotone di granatieri rimasto a guardia dell’armeria per tutta la notte, cui non era stato dato il cambio perché, come sappiamo, il fresco plotone montante era stato impegnato in combattimento in via Medina. All’incalzare degli eventi il comandante della piazza colonnello Scholl aveva mosso i suoi potenti panzer di classe Tiger e Panther; tuttavia un certo numero ne era stato bloccato e incendiato da rivoltosi, grazie a qualche panzerfaust sottratto al nemico, a bazooka americani e a bottiglie molotov.
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