CAPITOLO QUATTRO

2068 Words
CAPITOLO QUATTRO Kyle camminava lungo la strada di periferia nei pressi della casa di Vivian, illuminata soltanto dalla luce lunare, che disegnava gli alberi come sagome scheletriche allineate, una dopo l’altra. Si leccò il sangue secco dalle labbra, ricordando con gioia l’omicidio che aveva commesso, l'espressione di timore e terrore di Vivian. Ne fu confortato. Era certo che lei sarebbe stata la prima di molte, la prima vittima e la prima recluta dell'esercito dei vampiri che stava per creare. Il liceo. Quella sarebbe stata la sua prossima tappa. Aveva un forte desiderio di trovare la ragazza che lo aveva tramutato, Scarlet. Forse l'avrebbe trovata lì, o qualcuno avrebbe saputo dove fosse. In ogni caso, quello era un posto che gli sarebbe andato certamente bene, perché avrebbe potuto nutrirsi del sangue di un’innumerevole folla di ragazzini, che avrebbe tramutato. Sin dalla trasformazione di Vivian, aveva trovato di suo gusto il sangue degli adolescenti, e ancor più apprezzava l'idea di un obbediente piccolo esercito pronto a seguirlo. Voleva portare il caos in quella città, e nel mondo. Kyle cominciò a correre lungo il marciapiede, poi si fermò improvvisamente, scoppiando a ridere: si era ricordato di essere un vampiro, con forza e doti che un normale essere umano non sarebbe riuscito neppure ad immaginare, e - tra queste - la capacità di volare. Era l'unica cosa che non aveva ancora provato a fondo. E ora, aveva intenzione di provare tutto ed assaporare ogni istante della sua nuova condizione. Voleva librarsi nel cielo, e guardare in basso quelle formiche così insignificanti che vivevano le loro piccole vite noiose. Voleva piombare su di loro, e dare loro la caccia come un'aquila che piomba sulla sua preda. Sorridendo, fece due grandi balzi e spiccò il volo. Fu straordinario. Il vento lo sferzò, scompigliandogli i capelli, mentre volava più in alto, sempre più in alto nel cielo. Sotto di lui, vide le luci della città. Pensò a tutte le persone chiuse nelle loro case, che ignoravano l'inferno che stava per scatenarsi. Scoppiò a ridere da solo, immaginando il caos che presto avrebbe generato. Nulla gli avrebbe dato più gioia di rovinare la vita di ogni singolo uomo. Ben presto, Kyle avvistò il liceo a distanza, sotto di lui. La polizia aveva posizionato un blocco intorno ad una grande area del quartiere, inclusa ogni strada che conduceva alla scuola. Ogni via era pattugliata da auto delle forze dell’ordine. Idioti, Kyle pensò, volando proprio sopra di loro, del tutto inosservato. Evidentemente erano del tutto inconsapevoli. Era chiaro che l'idea di un vampiro assassino a piede libero superava le capacità del loro piccolo cervello; perciò, nella loro testa, lo avevano limitato, degradandolo ad un assassino comune. Non avevano idea di che cosa li aspettasse. Quando Kyle si avvicinò all'entrata della scuola, vide pezzi di nastro della polizia svolazzare al vento, da dove quei due uomini avevano provato a sparargli. Vide il suo stesso sangue. Strinse i pugni e pensò a come nessuno potesse fermarlo. Ora era immortale. Auto, proiettili, nulla poteva arrestare la sua furia. Allora, decise di prendere l'entrata sul retro. Scese sul campo sportivo, dove si stava svolgendo l'allenamento di football alla luce dei riflettori, e si abbassò, confondendosi nell’ombra. Grazie alla sua vista super sviluppata, individuò due auto della polizia parcheggiate proprio dietro all'angolo, nel tentativo di passare inosservate. Forse, Kyle pensò con un sorriso, potevano passare inosservate all'occhio umano. Ma non per un vampiro. Il posto era in disordine. Vetri infranti e rifiuti erano tutti sparsi sul pavimento. Si chiese come avessero fatto a convincere qualcuno dei ragazzi a restare nella scuola. Era certo colpa del fatto che ignoravano del tutto la realtà, suppose. Raggiunse le porte chiuse della palestra, che reputava la miglior strada per entrare nella scuola. Anche lì, notò, era presente la sicurezza. Vide un ragazzo robusto fermo davanti alle porte, più grosso di lui. Era la sorta di guardia di sicurezza che sarebbe stata meglio davanti a un losco nightclub del centro, piuttosto che in una scuola. Kyle si limitò a sorridere, assaporando la sfida di abbattere quell'uomo. Si diresse con passo risoluto e sciolto verso la guardia di sicurezza, notando immediatamente che la mano dell’uomo era scesa alla cintura. Kyle si chiese se stesse cercando la pistola o piuttosto un walkie-talkie per chiamare rinforzi. La cosa gli era del tutto indifferente: nulla poteva disturbare Kyle. Le pistole non potevano ucciderlo e cento poliziotti non avrebbero potuto fare altro che rallentarlo. “Hai del coraggio a tornare qui” l'uomo della sicurezza disse, mentre Kyle si avvicinava. “Sei un ricercato. Ogni poliziotto e agente della sicurezza in città ha una tua fotografia. Tutta la città ti sta cercando.” Kyle fece un sorrisetto e allargò le braccia. “Ebbene, eccomi qua” lui rispose. L'uomo della sicurezza provò a non tradire preoccupazione sul volto, ma Kyle avvertì la sua paura “Che cosa vuoi?” chiese, con voce malferma. Kyle fece un cenno con la testa, indicando le porte della palestra. Sentì la martellante musica provenire da dentro, e immaginò tutte le cheerleader all'interno nel bel mezzo dell'allenamento. Lui voleva trasformarle tutte. Kyle si avvicinò alla guardia di sicurezza e lo afferrò per il collo, sollevandolo dal pavimento. Sebbene fosse più grosso e più alto di Kyle, la forza di Kyle era maggiore. L'uomo era a malapena più pesante di un bambino. “Voglio creare un esercito” Kyle sussurrò nell'orecchio dell'uomo. L'uomo emise un pianto soffocato e calciò. Kyle gli abbassò la testa e gli morse il collo. L'uomo provò a urlare, ma la presa di Kyle intorno al collo era d’acciaio. Non riuscì ad emettere un singolo suono, mentre il sangue sgorgava da lui. Kyle gettò a terra la nuova vittima, sapendo di aver creato il suo secondo vampiro. Quando si sarebbe svegliato, rinato, avrebbe fatto parte del suo esercito. Il soldato numero due. Kyle spalancò le porte della palestra, e la forte musica pop riecheggiò insieme all'odore di sudore ed alle risate delle ragazze intente ad allenarsi. “Ehi!” una ragazza gridò dalle tribune. “Non può stare qui.” Lei indossava la stessa uniforme da cheerleader, che avevano le altre ragazze. Si avvicinò frettolosamente a Kyle, fermandosi di fronte a lui, con espressione accigliata. “Vada fuori!” esclamò. Kyle ignorò le sue richieste. “Conosci Scarlet Paine?” le chiese. La ragazza fece una smorfia. “Quello scherzo della natura? So di lei.” Dietro la giovane, le altre cheerleader si voltarono a osservare che cosa stesse accadendo. “Lei dov'è?” Kyle domandò. La ragazza alzò le spalle. “Come faccio a saperlo?” rispose. Kyle si fece avanti e l'afferrò, sollevandola ben oltre la sua testa. Le altre ragazze cominciarono a urlare. “Se qualcuna di voi sa dove si trova Scarlet Paine” Kyle gridò contro di loro, “farà meglio a parlare subito.” Le cheerleader indietreggiarono. La ragazza che Kyle stava tenendo sollevata al di sopra della sua testa, si divincolò. Soltanto una delle ragazze che guardavano fu abbastanza coraggiosa da dire qualcosa. “Non so dove sia” disse, tremando. “Ma le sue amiche Becca e Jasmine sono nel coro della scuola. Si stanno esercitando in fondo al corridoio.” Kyle strinse gli occhi, rivolgendosi alla ragazza. “Stai dicendo la verità?” Lei strinse le labbra e annuì. Kyle abbassò la ragazza, che continuava a divincolarsi tra le sue braccia, e la mise a terra: lei corse verso il resto delle compagne, che la circondarono, come per farla sentire al sicuro tra di loro. Alcune però piangevano. Kyle si avvicinò alla parete e prese con violenza una scala. Strappò uno dei lunghi pioli in legno e lo usò per fermare le porte della palestra, incastrandolo tra le maniglie. “Che nessuno si muova” ordinò alle ragazze terrorizzate. Intendeva ancora tramutarle, ma doveva seguire prima la pista. Sentì un pianto soffocato dietro di sé, quando lasciò la palestra e si diresse nei corridoi scolastici. Nonostante tutto quanto era successo, il posto brulicava ancora di ragazzi. Kyle scoppiò a ridere, quando si rese conto che dovevano aver pensato che circondare la scuola con le auto della polizia sarebbe bastato per tenerlo lontano. Stavano provando a mantenere una parvenza di normalità, così da non spaventare gli studenti o i genitori della comunità. “Quanto possono essere stupide queste persone?” Kyle pensò sorridendo. Si avvicinò ad un gruppo di ragazzi dal look alternativo, che stavano vicino ai loro armadietti. Sembravano il tipo di ragazzi di cui si circondava quando andava a scuola, il tipo che sarebbe uscito di là senza prendere il diploma, e destinato a lavorare nei bar per il resto della vita. “Amico” uno dei ragazzi disse, dando un colpetto al compagno vicino a lui. “Guarda quello straccione.” Kyle si diresse verso il gruppo, e colpì gli armadietti con un pugno, ammaccandoli. I ragazzi saltarono per lo shock. “Che problema hai, amico?” il ragazzo disse. “Il coro” Kyle grugnì. “Dove si esercita?” Una delle ragazze del gruppo, vestita in stile gotico con lunghi capelli neri, si fece avanti. “Col cavolo che te lo diciamo.” Prima che chiunque altro del gruppo avesse anche solo il tempo di battere le palpebre, Kyle afferrò la ragazza e la attirò a sé. Le affondò i denti nel collo e succhiò. Nell'arco di pochi secondi, la ragazza si afflosciò priva di vita tra le sue braccia. Il resto del gruppo urlò. Kyle lasciò cadere a terra la ragazza, e si asciugò il sangue dalle labbra col dorso della mano. “Il coro” ripeté. “Dove si esercita?” Il ragazzo che per primo aveva parlato, puntò un dito tramante verso la fine del corridoio. Accanto a lui, due delle amiche piangevano e si abbracciavano, i loro sguardi di terrore erano fissi sul cadavere della ragazza. Kyle fece per andarsene, ma aveva fatto soltanto due passi, quando tornò indietro e afferrò le due ragazze che piangevano. Morse prima una, e poi l'altra, facendo scorrere il sangue dai loro colli, così da fermare il loro pianto, mutandolo finalmente in silenzio. Le gettò ai suoi piedi, le calpestò e si diresse in fondo al corridoio, lasciando il resto del gruppo a bocca aperta. Kyle seguì il suono dei canti, fino a quando raggiunse la sala dove il coro si stava esercitando. Spalancò le porte. Nel medesimo istante in cui entrò, tutti capirono di trovarsi in pericolo. I canti cessarono immediatamente. “Jasmine. Becca” lui domandò. Le due ragazze tremanti si fecero avanti. Le afferrò entrambe per il collo, sollevandole dal pavimento. “Scarlet Paine. Ditemi dov'è.” Le ragazze calciarono e si dimenarono nella sua stretta. Nessuna delle due riuscì a parlare, visto che Kyle le stringeva per il collo con forza eccessiva. “Io lo so” qualcuno disse. Tutti si voltarono, sorpresi. Kyle fece cadere Becca e Jasmine, e guardò la ragazza. “Tu chi sei?” Kyle disse. “Jojo” lei riprese. Si attorcigliò delle ciocche di capelli nelle dita, e sorrise. Indossava un top di Ralph Lauren. Chiaramente, si trattava di un'amica di Vivian. “Allora?” Kyle disse. “Io…” la ragazza esordì, ma poi si fermò. “Eravamo ad una festa insieme l'altra sera.” “E?” Kyle chiese. “L'ho vista. Con quel ragazzo. Davvero bello comunque.” Becca e Jasmine si scambiarono uno sguardo. Jojo tossì e continuò a parlare. “Stavano parlando del fatto che non potevano stare insieme per sempre, perché credo che lui stesse morendo o una cosa del genere.” La pazienza di Kyle si esaurì. Volò dall'altra parte della stanza verso la ragazza, e la sollevò in aria. “Vai dritta al punto!” le gridò. La ragazza gli graffiò la mano intorno al suo collo. “Chiesa.” Kyle la studiò per un momento, poi la mise giù. “Chiesa?” La giovane annuì, con gli occhi spalancati per il terrore. Si massaggiò poi il collo. “Chiesa. O castello. O cattedrale. Qualcosa del genere. Sono ... volati via insieme.” Se la ragazza lo avesse detto prima, i suoi compagni l'avrebbero ridicolizzata. Ma, pochi istanti dopo aver visto con i propri occhi Kyle volare nella stanza verso la loro compagna, l'idea di Scarlet Paine e un bel ragazzo che volavano via insieme, improvvisamente, appariva meno inverosimile. Ancora dolorante sul pavimento, Becca rivolse uno sguardo furioso alla ragazza. “Perché gliel'hai detto, Jojo?” le urlò. “E' ovvio che voglia farle del male!” “Lealtà a Vivian” Jasmine rispose aspramente. Le orecchie di Kyle pungevano. Pensò al sangue dolce di Vivian. Tornò a rivolgersi a Jojo. “Sei una delle amiche di Vivian?” le chiese. La ragazza annuì. Kyle le afferrò la mano. “Verrai con me.” Il coro osservò con orrore Jojo che veniva trascinata fuori dalla stanza, fino al corridoio. Kyle la portò lungo i corridoi con lui. Tutto il posto era una scena caotica. I ragazzi che aveva tramutato avevano cominciato a banchettare. Quelli che non erano ancora stati tramutati correvano e urlavano, provando a uscire. Kyle fece un cenno d’approvazione alla ragazza gotica ed alla sua amica, mentre passava, osservandole succhiare il sangue dai loro compagni di scuola. Accanto a lui, sentì Jojo tremare. Raggiunse la palestra e spalancò le porte, scoprendo che le cheerleader avevano provato a formare una piramide umana, per uscire dalle finestre in cima. La piramide crollò, non appena si resero conto che il loro catturatore era tornato, vanificando il loro piano. “Brillanti” Kyle disse con una risata. “Sarete un'eccellente aggiunta alla mia famiglia.” “Jojo!” qualcuno gridò, mentre l'amica di Vivian veniva gettata nella palestra. Kyle si guardò intorno e si leccò le labbra. “Che il divertimento cominci” disse a se stesso.
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