Capitolo VI Tobias Gregson mostra quello che è in grado di fare
I giornali, il giorno seguente, erano fitti di notizie su quello che definivano il «Mistero di Brixton».
Tutti davano un lungo resoconto degli avvenimenti e qualcuno dedicò all'argomento persino un articolo di fondo. La stampa riportava notizie che non conoscevo. Conservo ancora in un album vari ritagli e sommari sul caso. Eccone in breve qualcuno: Il "Daily Telegraph" sottolineò il fatto che raramente nella storia del crimine si era verificata una tragedia con risvolti tanto misteriosi. Il nome tedesco della vittima, l'assenza di qualsiasi movente, la bieca scritta sulla parete, tutto stava a indicare un crimine perpetrato da rifugiati politici e rivoluzionari. In America esistevano numerose cellule socialiste e, senza dubbio il morto aveva infranto le loro tacite regole, e quindi lo avevano rintracciato ed eliminato. E inoltre vennero proposte varie disinvolte allusioni alla setta della Vehmegericht, l'antico tribunale tedesco esistente nei secoli XVI e XVI; all'Acqua Tofana, un veleno usato nel XIV secolo nell'Italia del sud; ai Carbonari, aderenti a una società segreta rivoluzionaria; all' avvelenatrice marchesa di Brinvilliers giustiziata nel 1676, alla teoria di Darwin sulla lotta per la sopravvivenza; ai princìpi Malthusiani sul sovrappopolamento e agli assassini della Ratcliff Highway, nel 1811 in un sobborgo di Londra. L'articolo si concluse mettendo in guardia le autorità di governo e auspicando un più severo controllo degli stranieri in territorio inglese.
Lo "Standard" commentò il fatto che imprese criminali di quel tipo si verificavano di solito sotto un governo liberale. Nascevano dallo sconvolgimento mentale delle masse e il conseguente indebolimento di ogni autorità. Il defunto era un gentiluomo americano, residente da qualche settimana nella metropoli. Aveva alloggiato nella pensione di Madame Charpentier a Torquay Terrace, Camberwell, nel sud di Londra. Nei suoi viaggi, veniva accompagnato dal suo segretario privato, il signor Joseph Stangerson. I due si erano congedati dalla Charpentier il martedì 4 e si erano diretti alla stazione di Euston con la dichiarata intenzione di prendere l'espresso per Liverpool. In seguito, erano stati visti entrambi al binario della stazione. Non se n'era poi avuta più notizia fino al ritrovamento del cadavere del signor Drebber, come già detto, all'interno di una casa disabitata in Brixton Road, a molte miglia da Euston. Come ci fosse arrivato o in che modo fosse stato ucciso erano interrogativi ancora avvolti dal mistero. In quanto a Stangerson, non se ne avevano più notizie. "Siamo lieti di apprendere," scrisse l'articolista, "che il signor Lestrade e il signor Gregson di Scotland Yard si stanno occupando del caso, e confidiamo che questi ben noti ufficiali sapranno rapidamente fare luce sul caso."
Il "Daily News" ritenne che senza dubbio fosse stato un delitto politico. Il dispotismo e l'antagonismo liberale che animavano i governi del Continente avevano spinto verso i nostri lidi una quantità di individui che sarebbero stati cittadini integerrimi se non fossero stati amareggiati dal ricordo delle angherie subite. Fra queste persone esisteva un rigido codice d'onore e ogni sgarro veniva punito con la morte. Occorreva ritrovare ad ogni costo il segretario, Stangerson, e appurare determinati particolari sulle abitudini del defunto. Un notevole passo in avanti era stato il reperimento dell'indirizzo presso cui aveva alloggiato, grazie alla scoperta dovuta esclusivamente alla sagacia e all'impegno del signor Gregson di Scotland Yard.
Sherlock Holmes ed io leggemmo queste notizie a colazione e, sembrò che il mio compagno si divertisse non poco.
«Glielo avevo annunciato che comunque andassero le cose, Lestrade e Gregson sarebbero saliti agli onori della ribalta.»
«Dipende da come andrà a finire.»
«Ma questo, mio caro amico, non ha la minima importanza. Se l'individuo venisse catturato, ciò sarà grazie ai loro sforzi; se, invece, sfugge alla cattura, sarà malgrado i loro sforzi. Testa vinco io, croce perdi tu. Qualsiasi cosa facciano, avranno sempre dei sostenitori. Citando Nicolas Boileau: "Uno stolto troverà sempre uno stolto più grande che lo ammira."
«Per tutti i diavoli cosa sta succedendo?», esclamai, perché in quel momento si sentì un tramestio di passi nell'ingresso e su per le scale, accompagnato dalle lamentele sdegnate della nostra padrona di casa.
«È la squadra di polizia investigativa di Baker Street», rispose in tono serio il mio compagno; e appena lo annunciò irruppero nella stanza una mezza dozzina dei più sporchi e cenciosi ragazzetti di strada che avessi mai visto in vita mia.
«Attenti!», ordinò seccamente Holmes, e i sei sudici monelli si misero in fila come tante sbrindellate statuine. «In futuro, manderete su solo Wiggins per fare rapporto e gli altri aspetteranno in strada. Wiggins, l'avete trovato?» «No signore, niente», rispose uno dei ragazzi.
«Me lo immaginavo. Ma continuate a cercarlo finché lo trovate. Eccovi la paga.» Diede a ciascuno uno scellino.
«E adesso filate, e la prossima volta portatemi notizie migliori.»
Agitò la mano, i monelli si precipitarono giù per le scale come altrettanti topi e, un attimo dopo, li sentimmo strillare per la strada.
«Si ricava di più da uno di quei piccoli mendicanti che non da una dozzina di poliziotti», osservò Holmes. «La sola vista di una persona che abbia un'aria ufficiale chiude la bocca alla gente. Questi ragazzini invece vanno dappertutto, e sentono tutto. Sono anche svegli e furbissimi; hanno solo bisogno di essere organizzati.»
«Se ne sta servendo per il caso di Brixton?», gli chiesi incuriosito.
«Sì, c'è un punto che voglio appurare. È solo questione di tempo. Ecco! Adesso ne avremo anche troppe di informazioni! Gregson che se ne viene lungo la strada con un'aria assolutamente beata. Viene da noi, lo so. Infatti, si è fermato. Eccolo!»
Il campanello squillò con violenza e, nel giro di pochi secondi, il biondo ispettore salì i gradini a tre per volta e fece irruzione nel nostro soggiorno.
«Vecchio mio», esclamò afferrando la mano di Holmes che non ricambiò l'entusiastica stretta. «Mi faccia le sue congratulazioni! Ho risolto il caso e adesso è tutto chiaro come una giornata piena di sole.»
Sull'espressivo viso del mio compagno sembrò passare un'ombra di ansietà.
«Vuole dire che siete sulla pista giusta?», domandò.
«La pista giusta! Ormai, signor mio, il colpevole è sotto chiave.»
«E chi sarebbe?»
«Arthur Charpentier, sottotenente della Marina di Sua Maestà», esclamò Gregson stropicciandosi le mani grassocce con aria importante e gonfiando il torace.
Sherlock Holmes ebbe un sospiro di sollievo e distese il volto in un sorriso.
«Si sieda, e fumi uno di questi sigari», propose. «Siamo ansiosi di sapere come ha fatto. Vuole un whisky con acqua?»
«Perché no», rispose l'investigatore. «La tremenda tensione e la fatica di questi ultimi due o tre giorni mi hanno spossato. Non tanto la fatica fisica, capisce, quanto la tensione mentale. Lei capisce cosa intendo, signor Holmes, visto che entrambi lavoriamo col cervello.»
«Lei mi fa un grande onore», rispose seriamente Holmes. «Sentiamo, allora, come è giunto a questo gratificante risultato.»
L'investigatore si accomodò sulla poltrona, tirando compiaciute boccate dal suo sigaro. Poi, improvvisamente, si diede una manata sulla coscia, in un accesso d'ilarità.
«Il buffo è», esclamò, «che quello stupido di Lestrade, che si ritiene tanto furbo, ha seguito una pista completamente sbagliata. Si è messo a cercare Stangerson, il segretario, che col delitto c'entra come un bambino non ancora nato. E senza dubbio ormai l'avrà acciuffato.»
L'idea gli apparve così comica che Gregson si mise a ridere fin quasi a soffocare.
«E lei come ha trovato la risoluzione?» Intervenni. «Ah, ora glielo dico. Naturalmente, dottor Watson, che rimanga strettamente fra noi. La prima difficoltà che abbiamo dovuto affrontare è stata quella di ricostruire i precedenti di questo americano. Certa gente avrebbe aspettato che qualcuno rispondesse agli annunci sul giornale o si facesse avanti spontaneamente per dare informazioni. Ma non è così che lavora Tobias Gregson. Ricordate il cappello accanto al morto?»
«Sì», rispose Holmes. «Acquistato presso John Underwood & Figli, 129 Camberwell Road.» Gregson rimase a fissarlo con la cresta abbassata.
«Non pensavo che lo avesse notato», disse. «C'è stato?»
«No.»
«Ah!», esclamò Gregson, sollevato; «mai trascurare un indizio, per banale che sembri.» «Nulla è piccolo per una grande mente», sentenziò come una citazione zen, Holmes.
«Bene, sono andato da Underwood a chiedere se avesse venduto un cappello di quel tipo e quella misura. Ha guardato nei registri e l'ha trovato subito. Il cappello era stato mandato a un certo signor Drebber, presso la Pensione Charpentier, a Torquay Terrace. Così, sono arrivato al suo indirizzo.»
«Acuto, molto acuto!», mormorò Sherlock Holmes.
«La mossa ulteriore è stata quella di recarmi dalla signora Charpentier», proseguì nell'esposizione l'ispettore. «L'ho trovata pallida e preoccupata. In camera con lei c'era anche la figlia e, mentre le stavo parlando, ho visto le sue labbra tremare. La cosa non è sfuggita alla mia attenzione. Ho iniziato a odorare puzzo di bruciato. Sa la sensazione che si prova, signor Holmes, quando si imbocca la pista giusta… una specie di fremito nervoso. "Avete saputo della misteriosa morte del vostro ex-pensionante, il signor Enoch J. Drebber, di Cleveland?", ho esordito.
La madre ha fatto cenno di sì con la testa. Mi ha dato l'impressione che non riuscisse ad articolare parola. La figlia è scoppiata in lacrime. Sono stato sempre più convinto che le due donne sapessero qualcosa della faccenda.
"A che ora è uscito di casa il signor Drebber per prendere il treno?", ho iniziato a informarmi.
"Alle otto", mi ha risposto deglutendo più volte per calmare l'agitazione. "Il suo segretario, il signor Stangerson, aveva indicato che ci fossero due treni, uno alle 9,15 e uno alle 11. Avrebbe dovuto prendere il primo."
"E quella è stata l'ultima volta che lo avete visto?" Mentre le ho posto questa domanda, la donna si è trasformata... È diventata letteralmente livida. C'è voluto qualche secondo prima che riuscisse a balbettare solamente un "sì" con un tono fioco e innaturale. Per un po' nessuno ha parlato, poi la figlia ha pronunciato con voce calma e limpida: "Le bugie non possono mai arrecare alcun bene, mamma; diciamo la verità a questo signore. Sì, abbiamo rivisto il signor Drebber".
"Dio ti perdoni", ha esclamato la signora Charpentier alzando le braccia al cielo e abbandonandosi sulla sedia. "Hai assassinato tuo fratello."
"Arthur preferirebbe che dicessimo la verità", ha risposto la ragazza con voce decisa.
"Adesso fareste meglio a raccontarmi tutto", ho aggiunto io. "Una mezza ammissione è peggiore di una negazione. Inoltre, voi non sapete fino a che punto noi siamo al corrente."
"Che ciò ricada sulla tua testa, Alice!", ha esclamato la madre e poi, rivolta a me: "le dirò tutto, signore. Non creda che io sia così in pena per mio figlio perché pensi che sia toccato da questa orribile tragedia. Lui è del tutto innocente. Il mio terrore però è che, agli occhi suoi o a quelli della gente, possa apparire coinvolto. Il che è assolutamente impossibile. La sua rettitudine, la sua professione, i suoi precedenti, tutto stanno a testimoniare la sua innocenza".
"La cosa migliore è che lei mi racconti tutto, dal principio alla fine", intervenni. "Stia pur certa che se suo figlio risultasse innocente non gli accadrà nulla."
"Forse sarebbe meglio se ci lasciassi da soli, Alice", esortò la donna, e la figlia uscì dalla stanza. "Allora, signore", mi comunicò, "non avevo alcuna intenzione di raccontarle tutto questo ma, dal momento che la mia povera figlia ne ha parlato, non posso fare altrimenti. E visto che ho deciso di intervenire le dirò tutto, senza omettere alcun particolare."
"È la cosa migliore che lei possa fare", le risposi.
"Il signor Drebber è stato con noi per circa tre settimane. Lui e il suo segretario, il signor Stangerson, erano stati in viaggio sul Continente. Avevo notato una targhetta di Copenhagen su entrambi i loro bauli, che indicava come quella fosse stata la loro ultima tappa. Stangerson era una persona tranquilla e riservata ma purtroppo devo dire che il suo datore di lavoro era tutt'altro tipo. Rozzo nelle abitudini e brutale nei modi. La sera stessa del suo arrivo si è ubriacato, diventando ancora più sgradevole e, a dir la verità, non c'è stato giorno in cui fosse sobrio dopo mezzogiorno. Con le cameriere ha tenuto un atteggiamento poco dignitoso, troppo confidenziale e familiare. Ma il peggio è stato che ben presto ha assunto lo stesso atteggiamento nei confronti di mia figlia Alice e, più di una volta, le ha sussurrato certe cose che, per fortuna, lei è troppo ingenua per capire. Una volta, addirittura l'ha afferrata e l'ha stretta fra le braccia, un'insolenza che ha costretto il suo segretario a rimproverarlo per la sua condotta indegna di un uomo."
"Ma perché lei ha sopportato tutto questo?", la invitai a spiegarsi. "Immagino che possa liberarsi dei suoi pensionanti quando vuole."
Alla mia domanda così pertinente, la signora Charpentier arrossì. "Magari gli avessi dato la disdetta il giorno stesso in cui è arrivato", rispose. "Ma è stata una lusinga rivelatasi infetta. Avrebbero pagato una sterlina al giorno ciascuno - quattordici sterline la settimana, e siamo in bassa stagione. Io sono vedova e il mio ragazzo, che sta in Marina, mi è costato molti soldi. Non ho voluto rinunciare a quel denaro. Ho creduto di agire per il meglio. Quell'ultimo episodio, però, è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso e gli ho intimato lo sfratto. Ecco perché se ne è andato via."
"E poi?"
"Quando l'ho visto allontanarsi mi sono sentita sollevata. In questo periodo mio figlio è in licenza, ma non gli ho detto nulla perché ha un carattere violento ed è molto unito alla sorella. Quando ho chiuso la porta alle spalle di quei due mi sono tolta un peso dal cuore. Purtroppo, dopo nemmeno un'ora, ho udito suonare il campanello e mi hanno informato del ritorno del signor Drebber. Era molto agitato e evidentemente ubriaco fradicio. Si è precipitato di prepotenza nella stanza dove mi ha trovato con mia figlia pronunciando parole incoerenti circa il fatto di aver perso il treno. Si è rivolto poi ad Alice e, proprio davanti a me, le ha proposto di fuggire con lui. - Sei maggiorenne -, le ha suggerito, e nessuna legge può impedirtelo. Ho denaro più che a sufficienza. Vivrai come una principessa. - La povera Alice si è così spaventata che si è scostata da lui, ma quell'uomo l'ha afferrata per un polso cercando di trascinarla verso la porta. Ho urlato, e in quel momento è accorso nella stanza mio figlio Arthur. Cosa poi sia successo, non lo so. Ho ascoltato delle imprecazioni, e i rumori confusi di una colluttazione. Quando alla fine ho trovato il coraggio di guardare fuori ho visto Arthur fermo sulla porta, con un bastone in mano, che stava ridendo. - Penso proprio che quel bel tipo non ci darà più fastidio, - ha esclamato. - Ora lo seguo per vedere cosa ha intenzione di fare. - Così dicendo, si è messo in testa il cappello e si è avviato lungo la strada. Il mattino seguente, siamo venute a sapere della misteriosa morte del signor Drebber."
La signora Charpentier mi ha rilasciato questa dichiarazione fra sospiri e pause. In certi momenti parlava a voce così bassa che quasi non ero in grado di distinguere le parole. Comunque ho stenografato tutto quello che ha affermato, così che non ci fosse possibilità di errore.»
«Molto emozionante», disse Sherlock Holmes sbadigliando. «E poi cosa è successo?»
«Quando la signora Charpentier si è interrotta», continuò il detective, «mi sono reso conto che tutto il caso si imperniava su di un unico cardine. Fissandola con uno sguardo che, ho scoperto, funziona sempre con le donne, le ho chiesto a che ora fosse rientrato suo figlio.
"Non lo so", mi ha risposto.
"Non lo sa?"
"No; ha la sua chiave e non ha bisogno di farsi aprire."
"Lei era già salita a coricarsi?"
"Sì."
"E a che ora è andata a letto?"
"Più o meno alle undici."
"Quindi, suo figlio è rimasto assente per un paio d'ore?"
"Sì."
"O magari quattro o cinque?"
"Sì."
"Che ha fatto durante tutto quel tempo?"
"Non lo so"", ha risposto bianca in volto mordicchiandosi le labbra.
"Naturalmente, a quel punto non c'è stato altro da fare. Ho scoperto dove si trovasse il tenente Charpentier, ho portato con me due graduati e l' ho arrestato. Quando gli ho appoggiato la mano sulla spalla intimandogli di seguirci senza fare storie, ha avuto la faccia tosta di risponderci, - suppongo che mi arrestiate come sospetto per la morte di quel farabutto di Drebber. - Noi non gliene abbiamo parlato affatto, quindi il suo accenno al caso è risultato molto sospetto.»
«Molto», rispose Holmes.
«Portava con sé ancora il pesante bastone che sua madre ci ha informato di avergli visto in mano quando ha inseguito Drebber. È un robusto manganello di noce.»
«Allora, qual è la sua teoria?»
«Beh, la mia teoria è che il giovane abbia seguito Drebber fino a Brixton Road. Una volta arrivati là, hanno iniziato a litigare e, durante l'alterco, Drebber ha ricevuto un colpo di bastone, forse alla bocca dello stomaco, che lo ha ucciso senza lasciare segni. La notte era molto umida e non c'era nessuno in giro, così Charpentier ha trascinato il corpo della sua vittima nella casa disabitata. In quanto alla candela, al sangue, alla scritta sul muro e all'anello, probabilmente sono tutti falsi indizi per sviare le indagini.» «Eccellente!», sostenne Holmes in tono incoraggiante. «Lei sta andando lontano, Gregson. Noi dovremo aspettarci da lei ancora tante cose.»
«Riconosco di essermela cavata piuttosto bene», rispose con orgoglio il detective. «Il giovanotto ha rilasciato spontaneamente una dichiarazione da cui risulta che, dopo un certo lasso di tempo nel quale ha pedinato Drebber, questi si è accorto di lui e ha preso una carrozza per seminarlo. Tornando a casa, ha incontrato un vecchio camerata col quale si è incamminato per una lunga passeggiata. Alla domanda circa il domicilio del suo commilitone, non ha saputo darci una risposta soddisfacente. Credo che tutti gli elementi del caso combacino alla perfezione. Quello che mi diverte è il pensiero di Lestrade che è partito sulla pista sbagliata. Ho paura che non ne caverà un granché. Per Giove, lupus in fabula, eccolo che arriva!»
Era proprio Lestrade che era salito mentre noi stavamo parlando e, proprio in quel momento, s'introdusse nella stanza, senza però la sicumera e la baldanza che in genere contrassegnavano il suo contegno e il suo aspetto. Aveva un'espressione turbata e preoccupata, e i vestiti scomposti e disordinati. Si fermò al centro della stanza, cincischiando nervosamente con il berretto, incerto sul da farsi. «Questo è un caso davvero straordinario», mormorò alla fine, «assolutamente incomprensibile.»
«Ah, lei lo trova incomprensibile, signor Lestrade!», esclamò tronfio l'ispettore Gregson. «Ho immaginato che lei sarebbe giunto a questa conclusione. È riuscito a trovare il segretario, il signor Joseph Stangerson?»
«Il signor Joseph Stangerson», rispose Lestrade in tono grave, «è stato assassinato all'Halliday Private Hotel verso le sei di questa mattina.»