L'omicidio Carew

1499 Words
4 L'omicidio Carew Quasi un anno dopo, nell'ottobre del 18.., Londra fu messa in subbuglio da un delitto di inaudita ferocia, delitto reso ancor più clamoroso dall'importante posizione sociale della vittima. I particolari erano scarsi ma sconvolgenti. Verso le undici di sera una cameriera che viveva sola in una casa non lontana dal fiume, era salita in camera per andare a dormire. A quell’ora il cielo notturno era ancora terso, sebbene nelle ore successive la nebbia sarebbe scesa sulla città e il vicolo su cui affacciava la finestra della ragazza fosse illuminato dalla luna piena. La cameriera doveva essere di temperamento romantico poiché si era seduta sul baule che era situato immediatamente sotto il davanzale e si era messa a fantasticare. Mai (come aveva ripetuto più volte narrando tra le lacrime quell'esperienza), mai si era sentita più in pace con se stessa e col mondo. Mentre era così seduta notò un signore anziano, di bell'aspetto e dai capelli candidi, che avanzava lungo la via, mentre dalla parte opposta notò avanzare verso di lui un altro signore, piuttosto piccolo, a cui inizialmente non aveva badato. Quando i due furono vicini (e proprio sotto gli occhi della ragazza) l'uomo più anziano fece un inchino e si rivolse all'altro in modo estremamente cortese. Non sembrò che gli stesse chiedendo qualcosa di importante, anzi, dai suoi gesti sembrava che gli stesse chiedendo semplici informazioni sulla strada. Proprio in quel momento, mentre parlava, la luna illuminò il suo volto, e la ragazza lo osservò con piacere: esso pareva emanare una gentilezza d'animo d'altri tempi, e, insieme, una consapevole autorevolezza. Poi, però, lo sguardo della ragazza si spostò sull'altro individuo ed ella fu sorpresa di riconoscere in lui un certo signor Hyde, che una volta aveva fatto visita al suo padrone e per il quale aveva provato una forte antipatia. Questi aveva in mano un grosso bastone da passeggio col quale giocherellava e, senza degnarsi di rispondere, sembrava ascoltare con un’impazienza contenuta a stento. Poi, all'improvviso, lo vide farsi prendere da una furia incontrollata e cominciare a battere i piedi per terra brandendo il bastone; insomma (così narrò la ragazza), il signor Hyde cominciò ad agitarsi come un pazzo. Il vecchio signore allora fece un passo indietro con aria sbigottita e insieme offesa; al che Hyde perse ogni controllo e lo colpì col bastone fino a farlo cadere a terra. Dopo di che, con una furia selvaggia prese a calpestare la sua vittima rovesciandogli addosso una scarica di colpi con una tale violenza che si sentirono le ossa rompersi e il corpo sobbalzare sul selciato. Di fronte all’orrore di quella scena, la ragazza perse i sensi. Erano le due di notte quando si riprese e chiamò la polizia. L'assassino se n’era andato da un pezzo, ma la sua vittima era ancora in mezzo alla strada, orribilmente straziata. Il bastone con cui il delitto era stato compiuto si era spezzato per la violenza di quella crudeltà insensata, sebbene fosse di un legno duro e pesante: metà di esso, con la punta scheggiata, era rotolata nel rigagnolo a lato della strada, mentre l'altro pezzo era stato sicuramente portato via dall'assassino. Sul corpo della vittima la polizia rinvenne un portafoglio e un orologio d'oro, ma nessun biglietto da visita o altre carte all'infuori di una busta sigillata e affrancata che egli stava probabilmente portando alla posta. Su di essa, il nome e l'indirizzo del signor Utterson. Il mattino seguente consegnarono la lettera all'avvocato, prima ancora che questi fosse fuori dal letto; non appena ebbe letto il contenuto ed ebbe saputo della faccenda, assunse un'aria riservata e disse: «Non dirò nulla finché non avrò visto il corpo. Potrebbe trattarsi di una cosa molto seria. Siate così gentili da aspettare mentre mi vesto». E con lo stesso atteggiamento grave, si affrettò a fare colazione e si fece condurre alla stazione di polizia dove il cadavere era stato portato. Non appena entrò nella cella, annuì: «Sì», disse, «lo riconosco. Ho il dispiacere di dichiarare che questi è Sir Danvers Carew». «Dio mio!», esclamò il funzionario, «È mai possibile, signore?». E un attimo dopo i suoi occhi brillarono di ambizione professionale, «Questa storia farà molto rumore», commentò, «Voi forse potreste aiutarci a trovare quell'uomo». E subito dopo gli raccontò in breve ciò che la cameriera aveva visto e gli mostrò il bastone spezzato. Al nome di Hyde il signor Utterson si sentì venir meno ma, quando gli venne messo dinanzi il bastone, per quanto fosse rotto e malridotto, lo riconobbe subito: era quello che lui stesso aveva regalato a Henry Jekyll molti anni prima. «Questo signor Hyde è un uomo di bassa statura?», domandò. «Molto basso e con un'aria particolarmente malvagia: così lo ha descritto la ragazza», disse il funzionario. Il signor Utterson rifletté per un momento e poi, rialzando la testa, disse: «Se volete salire con me in carrozza, credo di potervi condurre alla sua abitazione». Si erano fatte, intanto, le nove del mattino ed era calata la prima nebbia della stagione. Una cappa color cioccolata scendeva dal cielo, ma il vento spostava e spazzava continuamente quei vapori, cosicché, mentre la carrozza procedeva lenta di strada in strada, il signor Utterson poté contemplare una grande varietà di sfumature e tonalità di luce: qui era buio come a sera inoltrata; là c'era un bagliore d'un color marrone intenso e livido, simile alla luce di una strana esplosione; oltre, invece, per un istante, la nebbia si diradava e la luce del giorno balenava come una lama tra le volute della nebbia. Visto attraverso questi barlumi mutevoli, il tetro quartiere di Soho, con le sue strade fangose, i passanti sudici, i lampioni che non erano mai stati spenti o che erano stati riaccesi per combattere quella nuova invasione delle tenebre, appariva agli occhi dell'avvocato il sobborgo di una città da incubo. I suoi stessi pensieri, inoltre, erano tra i più cupi e, quando diede uno sguardo al suo compagno di viaggio, fu toccato da quel terrore della legge e dei suoi rappresentanti che può talvolta assalire anche gli uomini più onesti. Quando la carrozza si fermò all'indirizzo indicato, la nebbia si era un po' alzata e lasciava intravedere una via squallida con uno spaccio di gin, una scadente trattoria francese, un negozio che vendeva giornaletti da un soldo e verdure di seconda scelta. Bambini cenciosi si affacciavano sulla soglia delle porte e donne di paesi diversi, con le chiavi di casa in mano, passavano lungo la via dirette a una rivendita di liquori per bersi il primo bicchiere della giornata. Un attimo dopo la nebbia calò ancora su quella parte della città, bruna come terra d’ombra, sottraendogli alla vista l'infame quartiere. Questa dunque era la zona dove viveva il protetto di Henry Jekyll, l’uomo che avrebbe ereditato duecentocinquantamila sterline. Venne ad aprire una vecchia dalla faccia pallida come avorio e dai capelli d’argento. Il suo volto era malvagio, appena ricomposto dall'ipocrisia, eppure le sue maniere erano impeccabili. Sì, disse, quella era l'abitazione del signor Hyde, che però al momento non era in casa. Era rientrato molto tardi quella notte e, dopo meno di un'ora, era uscito ancora. Non c'era nulla di strano in ciò: aveva abitudini discontinue e si assentava spesso. Non a caso, l'aveva rivisto solo il giorno prima dopo quasi due mesi. «Molto bene, adesso vorremmo vedere il suo appartamento», disse l'avvocato. Quando, però, la donna cominciò col dire che non era possibile, egli aggiunse: «Forse è il caso che vi dica chi è questo signore… si tratta dell'ispettore Newcomen di Scotland Yard». Un lampo di odiosa gioia balenò nell’espressione della donna. «Ah!», disse, «allora è nei guai! Che cosa ha fatto?». Il signor Utterson e l'ispettore si scambiarono un'occhiata, «Non sembra molto amato», osservò quest'ultimo, «E ora, buona donna, lasciateci dare uno sguardo in giro». Di tutta la casa, che, con l'eccezione della presenza della vecchia, era deserta, il signor Hyde utilizzava solo un paio di stanze, tra l’altro arredate con lusso e buon gusto. C'era un armadietto pieno di bottiglie di vino, il vasellame era d'argento e la biancheria da tavola elegante. A una parete era appeso un bel quadro, dono (immaginò Utterson) di Henry Jekyll, che era un buon conoscitore d'arte. I tappeti erano spessi e dai colori piacevoli. Tuttavia, in quel momento le stanze portavano i segni di una perquisizione recente e precipitosa: gli abiti giacevano sul pavimento con le tasche rovesciate, i cassetti erano spalancati e dentro il caminetto c'era un mucchietto di ceneri grigiastre, come se vi fossero state bruciate delle carte. Da queste l'ispettore estrasse i resti di un libretto d'assegni verde, che aveva resistito all'azione del fuoco. Dietro la porta, fu rinvenuta l'altra metà del bastone. L'ispettore ne fu felice poiché tutto ciò confermava i suoi sospetti. Inoltre, la visita alla banca, dove trovò parecchie migliaia di sterline accreditate sul conto dell'assassino, completò la sua soddisfazione. «Ci può contare, signore», disse ad Utterson. «Ce l'ho in pugno. Deve aver perso la testa, altrimenti non avrebbe mai lasciato qui il bastone e, soprattutto, non avrebbe bruciato il libretto degli assegni. Per quell'uomo il denaro significa sopravvivere. Non dobbiamo far altro che aspettarlo alla banca e, nel frattempo, diffondere una segnalazione». Quest'ultima non rappresentava un'impresa facile, poiché non erano molti quelli che avevano conosciuto il signor Hyde (lo stesso padrone della cameriera l'aveva visto solo un paio di volte) e della sua famiglia non si sapeva nulla. Non era mai stato fotografato e quei pochi che l'avevano visto davano descrizioni contrastanti, come capita spesso ai normali osservatori. Su un unico punto, però, concordavano tutti: il fuggitivo lasciava di sé un’immagine di orrenda deformità.
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