Lui rispose alla sua sicurezza con un altro sguardo dubbioso. “Sarà come dici tu, ma io vorrei essere ... ehm disinvolto come loro.”
L’uomo scosse appena la testa, sospirando brevemente con un mezzo sorriso. “Capisco. Tuttavia, non devi credere che i tuoi compagni siano veramente disinvolti, come dici tu. Si atteggiano solamente a sembrarlo, ma in realtà hanno paura. Una paura matta.”
Aggrottò le folte sopracciglia corvine, con una smorfia incredula. Non gli pareva proprio che Tib&Tuc e Archie avessero paura delle ragazze e neanche Horatio che, a dispetto della sua naturale timidezza, sembrava piuttosto sciolto nel parlarne. Benché si sentisse ormai perfettamente a suo agio con Astrea, anche quando erano assieme agli altri, lui non poteva fare a meno di sentirsi nervoso a proposito dell’argomento ragazze in generale.
“Una paura che tu non hai. Non più, dopo che hai guardato nel tuo cuore e l’hai aperto all’Amore. Dopo che hai visto cosa c’è nel cuore di Astrea. Cosa può esserci nel cuore di una donna. Di ogni donna.”
Drystan tacque. Lui pensò a tutto quanto gli aveva appena detto. Forse aveva ragione, ma ...
“Non credere di aver finito, però!”
Concentrato nei suoi pensieri, si voltò di scatto a occhi sgranati.
“E sì. Di strada ne hai fatta tanta, ma ne devi fare ancora. E poi il percorso della vita non finisce mai, lo sai. So che Rheticus vi ha parlato dell’eterna trasformazione. È un moto perpetuo, una continua raffinazione verso vette sempre più elevate, fino a espandere all’infinito la scintilla divina che è dentro di noi. Quindi, per concludere, considera che il fatto di essere più avanti in certe cose, non ti esonera dall’applicarti con dedizione per proseguire il tuo cammino di consapevolezza e crescita. Per ciò che riguarda, invece, l’essere un po’ indietro, non devi né avvilirti, né sentirti a disagio. C’è tempo per ogni cosa e per ogni cosa c’è il suo tempo. Devi rispettare il viaggio che la tua essenza ha deciso di fare. Intesi?”
Gli sorrise apertamente e lui assentì. “D’accordo, anche se non ho proprio capito tutto fino in fondo.” ammise sincero.
“Non ti preoccupare avremo modo di parlarne ancora e non una volta sola. Ricordati che sono sempre disponibile, quando vuoi chiacchierare un po’.” lo incoraggiò comprensivo, prima di guardare l’orologio e comunicare. “S’è fatta ora di andare.”
“Andare … dove?” si accertò lui, incuriosito.
“Lo vedrai da te.” rispose l’altro con un sorriso malizioso.
Uscendo dall’ascensore, arrivarono nell’ala che ospitava il ristorante dove era già stato il giorno precedente e per colazione. Guardò l’orologio: mezzogiorno. Era stato così impegnato da non accorgersi che il tempo passava. Era contento di pranzare con Drystan, ma avrebbe voluto dare prima un saluto ad Astrea.
“È molto probabile che ci siano ancora i Guaritori da lei. Andremo a trovarla dopo pranzo. Hai fame?” verificò l’uomo, mentre apriva la doppia porta a vetri satinati del locale.
Davanti agli occhi di Ares si spalancò uno spettacolo del tutto inatteso. La sala sembrava più piccola e immensamente più grande, rispetto alle altre volte. Più piccola, perché era gremita di gente e più grande, molto di più, per la quantità di persone che ospitava. Non appena varcò la soglia, disorientato, venne accolto da un fragoroso coro di Buon Compleanno gridato a voce alta da tutti i presenti, che si misero ad applaudire forte. Si sentì arrossire fino alla punta dei capelli per l’imbarazzo. I volti che gli sorridevano erano di giovani e adulti. In prima fila c’erano Archie e Wilma con Horatio, Tib&Tuc, Vanessa, Pamela e Dulcie. Li affiancavano tutti i membri della SIGH, con i rispettivi partner, e c’erano anche molti Saggisti, tra i quali Jason Brennan e Gloria Scott, unici Invernali, oltre a Lancelot Payne e Dominic Loom. Dietro la moltitudine di compagni, c’erano parecchi professori e anche la Sovraintendente Generale. Tra tutti, spiccavano Pangus e Stiff, uno per l’inequivocabile aspetto faunesco e l’altro per un’espressione sorridente e gioiosa che Ares non si ricordava di avergli mai visto in faccia. Non gli sfuggì un altro eccezionale sorriso: quello che rischiarava il volto solitamente impassibile di Gertrude Van Soren. Lo ricambiò, felice di vederla serena. Mescolati ai docenti c’erano Mira, Safìr, i coniugi Peak e Sherwood, oltre a Sidney e Chris. Tutti quanti ridevano, comandando larghi coriandoli, scintillanti e multicolori, e minuscoli palloncini variopinti che, seguendo il movimento delle loro dita, formulavano molteplici frasi augurali, riempiendo lo spazio aereo popolato anche da globi di luce e fatine iridescenti che volavano qua e là, cantando gioiose sulle note della musica allegra che si udiva in sottofondo. Accortosi del suo imbarazzo, Yolhair, che sembrava capitanare il comitato di accoglienza, gli andò incontro sulla soglia.
“Ben arrivato da noi tutti, Ares. Ci perdonerai se ti festeggiamo con un giorno di ritardo, ma ieri eravamo impegnati in ... altro. Ma vieni, gli amici ti vogliono fare gli auguri di persona e poi c’è un bel pranzo che ti aspetta.” lo incoraggiò, mettendogli un braccio sulle spalle e accompagnandolo verso la piccola folla che lo attendeva.
Avevano fatto solo qualche passo, quando lui ansioso balbettò. “Ma Astrea ...”
“Sono qui …” lo sorprese la voce decisa e contenta di lei alle sue spalle.
Si voltò di scatto, illuminandosi nel vederla. Era seduta su una poltroncina glissante guidata dai genitori, che si spostava sollevata da terra grazie a un incanto di levitazione. Indossava un abito corto, dall’ampia gonna a ricche pieghe, in seta cruda a grandi rose su sfondo chiaro. Sulle spalle portava uno scaldacuore in leggera lana traforata color cipria e nella scollatura quadrata dell’attillato corpetto spiccava l’Occhio. Il suo viso era radioso, gli occhi luminosi e il sorriso incantevole. Nell’aria le scritte mutarono per accogliere affettuosamente Astrea, che venne salutata con applausi esultanti. Lusingata, ma imbarazzata, lei si schermì e, per mascherare il disagio, cercò la mano di Ares che le era andato subito accanto. Lui gliela strinse e raggiunsero il Praesidens, che si era fermato ad aspettarli, quindi si avvicinarono agli amici che li circondarono festanti.
Tutti vollero stringergli la mano e tantissimi lo abbracciarono complimentandosi e rinnovando gli auguri. Anche Astrea era circondata da compagni e professori che si congratulavano per essersi finalmente ripresa e le porgevano numerosi mazzi di fiori, tanto che in breve ne fu sommersa.
Dopo un certo tempo, Yolhair prese la parola a voce alta. “A nome di tutti rinnovo gli auguri di Buon Compleanno ad Ares e di bentornati tra noi sani e salvi ad entrambi, la cui incolumità mi pare ora a rischio, dato che sembrano quasi per soffocare sotto il peso di auguri, fiori e regali.”
Tutti risero, scostandosi un poco dalla coppia che era effettivamente subissata di omaggi. I signori Laergan, aiutati da Daisy, Celestino e diversi compagni li liberarono dal loro dolce peso, depositando fiori, dolci e pacchetti su un tavolo libero vicino all’entrata.
“E ora è arrivato il momento di nutrirsi. Forza gente! Tutti a tavola.” ordinò allegro il Magister.
La moltitudine davanti a loro sciamò e finalmente fu visibile la tavola imbandita che si snodava a forma di ferro di cavallo per tutta la sala. Il suo Mentore gli fece segno di seguirlo e Ares, guidando la poltrona di Astrea, andò a prendere posto vicino a lui. Ai due lati di fianco a loro, c’erano i coniugi Laergan, Leona Douglass, Mira e Safìr, Heather, Pangus, Drystan e Helèna, Archie, Wilma e via via tutti gli altri. Il pranzo, che tutti apprezzarono, fu degno dei migliori banchetti della Domus. Verso la fine vennero raggiunti in sala da Lytton e dai Sanatores che li avevano curati. Con un rapido gesto delle dita, il Mentor Maximus allargò il punto del tavolo dove era seduto e approntò i coperti per gli ultimi ospiti. Dopo poco nella sala piombò il buio più totale, rischiarato dopo qualche istante dalle fiammelle di diciassette candeline che, tremolanti, si muovevano verso il posto dove era seduto Ares, per poi posarsi davanti a lui.
“Ebbene Ares, mostraci di che cosa sei capace!” lo sfidò la voce divertita di Yolhair.
Lui prese un lungo respiro e soffiò sulle candeline spegnendole tutte, una dopo l’altra. Quando anche l’ultima fiammella scomparve, scoppiò un caloroso applauso, corroborato da fischi, urla e auguri gridati a voce alta, mentre si riaccendevano le luci. Davanti a lui c’era una grandissima charlotte di mele, la sua torta preferita, decorata con frutta di stagione a formare diversi auguri. In aria, era apparsa un’altra scritta, che gli galleggiava proprio davanti, fatta di globi di luce variopinta, che pulsavano a intermittenza, e che diceva. «Buon Diciassettesimo Compleanno, Ares!!»
Quando tutti ebbero ricevuto la loro porzione di torta e un calice colmo di spumante, l’anziano docente si alzò. “Credo di interpretare il pensiero di tutti, rallegrandomi ancora con Ares e Astrea per essere di nuovo qui con noi e augurando ad Ares che la sua maggiore età gli possa portare le soddisfazioni che saprà conquistarsi e la felicità che merita. Con tutto il nostro affetto.”
L’uomo levò il bicchiere e tutti si alzarono in piedi, emulandolo. Sempre più imbarazzato, Ares si voltò verso Astrea, che cercava di alzarsi e gli chiedeva con gli occhi una mano. Lui si affrettò ad aiutarla e sorreggerla.
Come detto da un’unica voce, un potente “Auguri!” riecheggiò nella sala e tutti bevvero alla loro salute, subito imitati dai festeggiati.
Accorgendosi che Astrea era sofferente, Ares la fece sedere immediatamente. Stava per accomodarsi anche lui quando Tib&Tuc, Archie e poi tutti gli altri cominciarono a scandire.
“Discorso! Discorso!”
Si sentì avvampare, guardò prima Astrea che gli sorrise raggiante e poi il suo Mentore che lo rincuorò con un cenno del capo. Sentì le gambe tremare come se gli avessero lanciato l’Incanto Tric-Trac. Ogni persona guardava verso di lui e pensò, terrorizzato, che tutti sicuramente si aspettavano che dicesse qualcosa di intelligente.
Col cuore in tumulto, prese un profondo respiro, si schiarì la voce e, facendo appello a tutto il suo coraggio, esordì incerto. “Ehm ... Non trovo le parole per ringraziare tutti voi per questa magnifica sorpresa, per la festa, i doni ... Per ogni cosa, insomma. Ma soprattutto vi ringrazio di cuore ... con Astrea ...” Si voltò abbassando gli occhi per guardarla e il suo cuore si mise a battere ancora più forte. “per la vostra presenza, per essere qui oggi. Così tanti, tutti, mentre dovreste essere altrove, in villeggiatura, a godervi finalmente le vacanze. Grazie! Grazie a tutti quanti.”
Si sedette, cercando di controllare l’emozione, che lo stava facendo tremare come una foglia. Ci fu un altro applauso fragoroso e poi tutti si dedicarono allo squisito dessert. Astrea gli prese la mano, chiedendogli con lo sguardo di avvicinarsi. Si piegò verso di lei, raccogliendo il suo dolce sussurro. “Sei stato bravissimo. Ti amo.” Si sentì vacillare. Gli mancò il fiato e fece molta fatica a imporsi di non baciarla. Non si vergognava a farlo davanti a tutti, ma sapeva che gli sarebbe stato impossibile fermarsi a un bacio soltanto. Si limitò quindi a risponderle con un sorriso, che avvertì essere alquanto inebetito. Cercando di far finta di niente, provò ad assaggiare la torta, ma dovette desistere a causa del tremore delle mani, che gli impediva di usare a dovere la forchetta. Terminato il dolce, Lytton e i suoi colleghi si accomiatarono, dopo aver ricordato a entrambi che – caso mai, se lo fossero dimenticato – erano in convalescenza e dovevano riposare.
Un familiare tintinnio richiamò quindi l’attenzione di tutti. “È arrivato il momento dei regali.” annunciò Yolhair felice. “Astrea, Ares vi dispiace venire qui?”
Lui guidò la poltroncina verso il tavolo dove erano stati depositati i fiori e i pacchetti. Il Praesidens fece apparire un secondo tavolo e con un gesto della mano vi spostò una buona parte degli omaggi. “Ecco, questi sono i tuoi doni, Astrea. A occhio e croce direi che potresti aprire un negozio di fiori, libri e dolci.” Lei si mise a ridere. “E ora veniamo a te, Ares. Questi sono tuoi. Non sei curioso di vedere di chi sono?”