Maggiore Età-4

2128 Words
“Questi sono i fiori più belli che io abbia mai visto.” asserì lei, guardandolo intensamente, mentre aveva la rosa colore del mare ancora alle labbra. Le sorrise compiaciuto e rimase incantato a guardarla. Stringendo appena gli occhi, Astrea s’informò, timorosa. “Ares ... non è che ... non sei riuscito, vero, a prendere anche ...” Dal suo tono di voce, capì che le avrebbe fatto piacere riavere l’Occhio. “Intendi questo?” verificò, dopo aver estratto il ciondolo dalla tasca e averglielo mostrato, tenendolo per il fermaglio. Astrea si illuminò, posò la rosa e il piccolo sole e prese, con entrambe le mani tremanti, il monile. Lo osservò a lungo e poi glielo porse. “Ti dispiace?” Presa la catenina, Ares aprì il fermaglio, che richiuse dietro la sua nuca. Stava per ritrarre le mani dal suo collo, quando lei gliele fermò, prendendolo per i polsi. Lo guardò fisso negli occhi e, senza dire nulla, gli portò le braccia dietro, per farsi abbracciare e, quando fu vicinissima al suo viso, sussurrò con semplice intensità. “Grazie.” Quella semplice parola lo emozionò: era come se lei volesse ringraziarlo di esistere. “Avevo paura che per te fosse ormai un brutto ricordo.” confessò, appena allentato l’abbraccio. Lei lo guardò con tenerezza, negando. “No, amore. No. Nessun brutto ricordo.” rabbuiandosi, aggiunse. “Anche se … se non l’avessi indossato, tu non …” “Saresti morta.” la fermò, guardandola ansioso. “E io con te.” Lei gli accarezzò il viso, amorevole, assentendo poi adagio. Quindi prese tra le dita il pendente, che era nella sua foggia più semplice, appurando. “Qual è la versione che ti piace di più?” “Quella dell’ultima Cena di Gala.” rispose lui con sicurezza. Astrea diresse il Segno sul monile che, non appena lei mormorò la formula, si trasformò. L’iridescente grande gemma ovale era racchiusa in un sottile anello d’oro. Sul lato destro della pietra era appoggiata la sagoma di un quarto di luna, realizzata in filo di platino, al cui interno era sparsa una copiosa manciata di brillanti di varie dimensioni, che si concentravano maggiormente verso la metà dell’Occhio. Il tutto formava un cerchio che mandava lampi gialli e bianchi. Ares lo prese in mano e lo baciò delicatamente. Si avvicinò quindi alle labbra di Astrea e mormorò, prima di baciarla. “Tu sei la mia Luna.” “E tu il mio Sole.” asserì lei poco dopo, mostrando il globo d’oro che teneva in mano. Bussarono, lui si alzò, non prima di averle baciato la mano, e aprì la porta a Yolhair, Drystan e Leona Douglass. “Oh, vedo con piacere che state meglio. E tu, mia cara, hai fatto grandi progressi.” affermò sorridente il Praesidens, avvicinandosi al letto di Astrea, alla quale diede una leggera carezza sulla guancia col dorso di due dita. Il suo sguardo si posò sul monile e quindi si spostò su Ares con un’occhiata eloquente. “Professore, mi scusi, volevo domandarle una cosa a proposito dell’Occhio.” chiese Astrea al loro Mentore, che le fece cenno di proseguire. “Come ha fatto Belyal a manipolarlo trasmettendo alla finestra di Ares un’immagine fasulla?” “Nel campo dell’illusione, dell’inganno e della mistificazione Halyster è impareggiabile. L’Occhio, d’altra parte, si presta molto bene allo scopo. Per chi ha adeguate conoscenze, è infatti possibile inviare un’immagine non vera a un oggetto che abbia una superficie riflettente … uno specchio o una sfera di cristallo. Occorre un osservatore molto attento, e molto scettico anche, per accorgersi che quanto riflesso non è reale. E, nel tuo caso Ares, era assolutamente naturale che cadessi nel tranello.” spiegò l’uomo in tono comprensivo. “Ma allora, Professore, potrebbe essere manipolato ancora ... Come faccio a essere sicuro che ciò che vedo è vero?” si preoccupò lui. “Non è molto difficile. Questo oggetto viene usato solo da voi due.” Li guardò con affetto ed entrambi annuirono. “A meno che, è ovvio, non decidiate diversamente. In ogni caso, è sufficiente che stabiliate un segno convenzionale. Qualcosa che solo voi conoscete.” “Come una parola d’ordine.” suppose lei. “Sì. Ma dato che l’Occhio trasmette solo le immagini, dovrà essere un gesto.” precisò il Magister. Bussarono ancora. Fu Drystan ad aprire ai genitori di Astrea e Lytton, accompagnato da uno stuolo di Guaritori. Yolhair si alzò. “Ci vedremo dopo, signorina Laergan. Leona ti dispiace occuparti tu di quell’ambasciata? Ares vieni anche tu.” I due uomini uscirono spediti e Brune si fermò sulla soglia per aspettarlo. Ares la salutò con un bacio in fronte e si congedò dai suoi genitori con un sorriso, ricevendo in cambio una calorosa stretta di mano dal padre e un affettuoso abbraccio dalla madre. “Ah, signor Milton, se non le arreca troppo disturbo e, magari, ogni tanto si fa trovare nella sua stanza, i Sanatores incaricati potrebbero farle una visita di controllo. Così ... tanto per vedere se tutto è a posto.” lo apostrofò Lytton in un tono che non gli piacque per niente, mentre lui stava per uscire. “Mi dica quando vuole che io ci sia e mi farò trovare.” rispose asciutto. Quando fu fuori, distante dalla porta, osservò seccato rivolgendosi a Drystan. “Ma che tipo! Non è che me ne sono andato in giro a divertirmi ... Penso che lo sapessero tutti che ero da Astrea.” “Certo che lo sa, che tu sei qui e sa anche quanto sia importante che voi due stiate vicini.” confermò calmo l’amico di famiglia. “Su, non prendertela. Devi sapere che Lytton non sopporta le interferenze e Danaus, pur rispettando la competenza sua e degli altri Guaritori, ha preteso che per voi due si seguissero le sue istruzioni. E poiché i risultati, così rapidi e ragguardevoli, gli hanno dato ragione, Lytton si è infastidito e se l’è presa con te.” “Cosa aveva detto il Praesidens?” si incuriosì lui. “Semplicemente di lasciarvi in pace e da soli, il più possibile.” In quel momento uscì la Douglass, con un’espressione decisamente contrariata. “Dov’è andato Danaus?” chiese brusca, avviandosi spedita nella stessa direzione, alla risposta di Drystan, borbottando male parole all’indirizzo di qualcuno duro di comprendonio. “Ma cosa può essere successo?” si interrogò Ares perplesso. “Niente che Yolhair non possa risolvere facilmente e in fretta. Lytton avrà fatto i capricci.” suppose Drystan, ridendo. Quindi, guardandolo con sorpresa, aggiunse. “Auguri, Ares. In ritardo, mi dispiace, ma auguri di tutto cuore.” L’abbracciò calorosamente e lui ricambiò contento, ringraziando. “Che compleanno! Credo che ce lo ricorderemo tutti per un bel pezzo.” osservò Brune, battendogli affettuosamente una spalla. Lo invito quindi ad accomodarsi nel salottino vicino alla grande portafinestra, attraverso la quale arrivavano ondate di luce che illuminavano tutta la confortevole area riservata agli ospiti. “Ah, puoi dirlo forte! Per quanto mi riguarda, me lo ricorderò per tutta la vita, anche perché è stato il più bello che abbia mai avuto finora.” dichiarò lui con espressione sognante. L’uomo lo guardò con affetto. “Sai, Drystan? Ho scoperto solo ieri sera tardi che era il primo agosto. Ero felice, ma molto stanco e credo di essermi addormentato quasi subito dopo averlo saputo. Ci ho pensato solo stamattina che sono diventato maggiorenne. E mi sono reso conto che mi sento diverso. Non perché ho diciassette anni. No ... è per la mia relazione con Astrea. Credo che il rapporto con lei mi abbia fatto crescere … mio malgrado.” Fece una pausa, rammentando tra sé dispiaciuto di quanto fosse stato stupido a opporre così tanta resistenza a una cosa che, ora, era la sua ragione di vita. Poi si illuminò e aggiunse. “E ne sono felice. Ma non è stato solo quello. Sono stati gli insegnamenti del Maestro Longwei, gli addestramenti di Yolhair, e anche i tuoi, oltre alla tua amicizia e guida.” Gli occhi dell’uomo brillarono. “Però, senza togliere niente a tutti voi, ci sono state ... ci sono delle persone ancora più importanti ... Persone che sono entrate nella mia vita da poco, ma che mi sto accorgendo di quanto siano ... fondamentali.” Brune lo guardò con l’espressione di chi sa, ma rimase silenzioso in attesa. Ares respirò a fondo e rivelò ansioso, con la stessa difficoltà che aveva provato poco prima nel pronunciare quel nome ad alta voce. “Le donne.” L’amico di famiglia gli fece un gran sorriso comprensivo e compiaciuto, come se fosse contento che lui fosse finalmente arrivato a un importante traguardo, dopo un lungo e faticoso cammino. Ares gli raccontò, sempre più sciolto, tutto quanto gli era venuto in mente quella mattina, raccogliendo di tanto in tanto espressioni paterne e sguardi affettuosi. E gli rivelò anche le sue incertezze e perplessità, oltre a come si sentisse carente a proposito di certi aspetti della vita, che aveva l’impressione fossero più familiari ai suoi coetanei. Brune annuì pensieroso e convenne. “Hai ragione. Vedi Ares, questi sono gli anni in cui un ragazzo cambia per diventare l’uomo che sarà. La vita ti ha fatto affrontare profondi dolori e ti ha messo pesantemente alla prova, soprattutto in questi ultimi due anni. Sei cresciuto, maturato, prima dei tuoi amici e ora cominci ad avvertire la responsabilità del destino che hai scelto.” “Destino? Scelto?” ripeté lui, accigliandosi. “Sì. Il destino non è un succedersi prestabilito degli eventi, imperscrutabile e indipendente dalla volontà e dall'intervento dell'uomo. Destino è il cammino che decidiamo, consapevoli o meno, di percorrere. Destino è l’itinerario che sceglie la nostra essenza ancora prima della nostra nascita. Destino è la strada che noi tracciamo con le nostre scelte. Il nostro destino, Ares, è determinato dai principi che ci animano, dai valori che poniamo al di sopra dei nostri immediati miopi interessi e dalla morale che guida le nostre decisioni.” Ares emise un lungo espiro, abbassando la testa. In tono più leggero, Drystan riprese. “È inutile dirti che hai avuto una vita decisamente diversa, da quella di tutti i tuoi compagni per tutto ciò che già sai e mi hai detto poc’anzi. Tuttavia, la più grande differenza, quella che conta di più, è stata proprio la mancanza di una figura femminile vicina a te. Vedi, Ares, perdere la propria madre fin da piccolo è qualcosa di terribile, ma lo è ancora di più non avere avuto una donna accanto …” Di nuovo chinò la testa. Lo sapeva benissimo cosa gli era costato non potersi rifugiare tra braccia femminili che lo confortassero, non poter contare sulla comprensione incondizionata che solo una madre, una donna era capace di dare. Certamente, per il poco tempo che era stato con loro, le diverse signore che lo volevano adottare non gli avevano lesinato il loro affetto e Byron gli voleva di sicuro bene, ma quanto aveva ricevuto da loro era ben poca cosa rispetto a ciò che gli era mancato fino all’amore di Astrea. “Ciò nonostante, sei riuscito a superare in modo veramente esemplare i tuoi primi quindici anni e a compiere grandi progressi in questi ultimi due. E ne sei stato in grado, perché dentro di te alberga potente la Luce del Cuore. È questa che ti ha sostenuto nelle difficoltà e che alimenta il tuo coraggio. E possiedi una notevole forza d’animo, che ti ha portato anche ad affrontare i tuoi demoni … quel grande Male che allontana dalla Magia delle donne, sempre.” Ares lo guardò stringendo gli occhi. “Ti ricordi quando in classe vi ho parlato della Tholus Lucis e ho spiegato perché una Lumen ha più facilità a produrla?” Annuì con decisione. “È quella la Magia delle donne: la grandezza del loro cuore, ciò che fa di loro creature speciali, uniche. E tu, domando il tuo Male, sei riuscito ad accorgertene, a vederla, a coglierla e ne hai tratto energia. L’intensità dell’amore che tu e Astrea provate reciprocamente, ma soprattutto la tua accettazione dell’importanza di questo rapporto, ti ha fatto fare un considerevole salto di qualità nella tua crescita intellettuale e spirituale. È per questo che ti senti adulto. Perché di fatto lo sei, anche se per altri versi ti senti e sei realmente, come hai detto tu, acerbo. Ma questo non è un problema.” Sorrise benevolo al suo scetticismo. “Te lo garantisco.” confermò l’uomo, rassicurante. “Anche se ti senti un po’ indietro rispetto ai tuoi coetanei, non ha importanza. Ti metterai al passo, prima che te lo aspetti. Molti tuoi compagni invece ci metteranno molto tempo, alcuni tutta la vita, per arrivare alla maturità che tu hai ora e altri non ci riusciranno mai.”
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