Si avvicinano ombre sfumate di fantasmi armati. Mi assalgono lentamente e mi colpiscono con le frecce velenose della colpa. È un esercito che viene da molto lontano, l’ho combattuto altre volte ma non ero da solo e, soprattutto, mi sentivo completamente innocente. Ero degno e meritevole di vittoria. Comincio a parlare sottovoce recitando un rosario di autoaccuse ben diverso dalle litanie ingenue che un bambino ripete per addormentarsi: “dovevo portare la DAF dal meccanico prima di partire per Spoleto. Dovevo saperlo che quel termostato era pericoloso. Anzi, non dovevo andarci proprio per niente a Spoleto, anche perché non lo volevo veramente. Non ne avevo nessuna voglia. Non fai la cosa giusta, caro mio, quella che veramente vuoi, e finisci nei guai. Quando non sai leggere i segni ne