L’ombra e il bagliore Quando ci penso, mi rendo conto di che amicizia singolare fosse. Uno era Lloyd Inwood, alto, snello e ben fatto, nervoso e bruno. L’altro Paul Tichlorne, alto, snello, e ben fatto, nervoso e biondo. Ciascuno era la copia dell’altro, in tutto eccetto che nel colore. Lloyd aveva gli occhi neri; Paul azzurri. Nello stress dell’eccitazione il sangue faceva assumere un colorito olivastro al volto di Lloyd, paonazzo a quello di Paul. Ma a parte la questione del colore, erano due gocce d’acqua. Entrambi tesi come corde di violino, inclini all’eccesso nello sforzo e nella resistenza, e vivevano al massimo. Ma questa notevole amicizia era un trio, e il terzo coinvolto era basso e grasso, tozzo e indolente e, mi vergogno a dirlo, ero io. Paul e Lloyd sembravano nati per rival