I fratelli di Mowgli-3

2006 Words
- Ma non è tempo di dormire adesso. Baloo lo sa, io lo so e il branco lo sa, e anche i daini, che sono così stupidi, lo sanno e Tabaqui pure te l'ha detto. - Oh! oh! - fece Mowgli, - Tabaqui è venuto a dirmi non molto tempo fa, e con certe parole poco gentili, che io ero un cucciolo d'uomo spelato incapace perfino di scavare radici, ma io l'ho afferrato per la coda e l'ho sbattuto due volte contro una palma per insegnargli a usare maniere migliori. - Hai fatto malissimo perché, anche se Tabaqui è un maldicente, ti avrebbe dato alcune informazioni che ti riguardano da vicino. Apri gli occhi, fratellino, Shere Khan non osa ammazzarti nella jungla, ma ricordati che Akela è molto vecchio, e che arriverà ben presto il giorno in cui egli non avrà più la forza di uccidere il suo daino e allora non potrà essere più il capo. Molti dei lupi, che ti conobbero quando fosti presentato al Consiglio la prima volta, sono vecchi anche loro e i lupi giovani credono, come Shere Khan ha dato loro ad intendere, che un cucciolo d'uomo non ci stia bene nel branco. Fra poco tu sarai un uomo. - E che cos'è un uomo che non può correre coi suoi fratelli? - disse Mowgli. - Io sono nato nella Jungla; io ho obbedito alla Legge della Jungla e non c'è lupo dei nostri al quale non abbia tolto qualche spina dalle zampe. Essi sono i miei fratelli, non c'è dubbio! Bagheera si distese tutta lunga e socchiuse gli occhi. - Fratellino, - disse - toccami sotto la mascella. Mowgli alzò la sua forte mano bruna e proprio sotto il mento vellutato di Bagheera, dove i giganteschi muscoli masticatori erano completamente nascosti dal pelo lucido e morbido, trovò un piccolo spazio spelato. - Nessuno nella jungla sa che io, Bagheera, porto questo marchio: il marchio del collare; eppure, fratellino, io sono nata fra gli uomini e mia madre è morta fra gli uomini, nelle gabbie del palazzo reale ad Oodeypore. Fu per questo che io pagai il prezzo del tuo riscatto al Consiglio quando tu eri un cucciolo spelato. Sì, anch'io sono nata fra gli uomini; non avevo mai visto la jungla; mi davano da mangiare tra le sbarre in una ciotola di ferro, finché una notte sentii che ero Bagheera, la Pantera, e non un giochino nelle mani degli uomini; ruppi la piccola serratura con un solo colpo di zampa, e me ne venni via, e dato che avevo imparato i costumi degli uomini, diventai più terribile di Shere Khan nella jungla. Non è vero? - Sì, - rispose Mowgli, - tutti nella jungla temono Bagheera, tutti meno Mowgli. - Oh, tu sei un piccolo uomo, - rispose la pantera con gran tenerezza, - e come io sono tornata alla mia jungla tu dovrai tornartene fra gli uomini, fra gli uomini che sono i tuoi fratelli, se non sarai ucciso al Consiglio. - Ma perché, perché ci dev'essere qualcuno che vuole uccidermi? - disse Mowgli. - Guardami, - rispose Bagheera e Mowgli la guardò fissamente negli occhi. La grande pantera, dopo mezzo minuto, girò la testa da un'altra parte. - Ecco perché, - disse muovendo la zampa sulle foglie. - Nemmeno io posso guardarti negli occhi, e io sono nata fra gli uomini e ti voglio bene, fratellino. Gli altri ti odiano, perché i loro occhi non possono sostenere il tuo sguardo, perché tu sei furbo, perché hai levato le spine dai loro piedi, perché sei un uomo. - Io non sapevo queste cose, - disse Mowgli imbronciato aggrottando i folti sopraccigli neri. - Che dice la Legge della Jungla? Colpisci prima e poi fa sentire la tua voce. Dalla tua stessa indifferenza capiscono che sei un uomo. Ma stai attento. Sento in cuor mio che quando Akela sbaglierà il colpo alla prossima occasione, e ad ogni caccia gli riesce sempre più difficile bloccare a terra il daino, il branco si rivolterà contro di lui e contro di te. Terranno un consiglio di tutta la jungla alla Rupe e allora, allora... ah! ho trovato, - disse Bagheera saltando in piedi. - Va' subito giù alle capanne degli uomini nella valle e prendi un po' del Fiore Rosso che loro coltivano laggiù, così che quando verrà il momento, tu possa avere un amico anche più forte di me, di Baloo e dei lupi del branco che ti vogliono bene. Vai a procurarti il Fiore Rosso. Per Fiore Rosso Bagheera intendeva il fuoco, poiché nessun animale nella jungla chiama il fuoco con il suo vero nome. Ogni belva ne ha una paura mortale e inventa cento modi per nominarlo. - Il Fiore Rosso, - disse Mowgli, - che cresce fuori delle capanne al crepuscolo. Me ne procurerò un po'. - Adesso è il piccolo uomo che parla, - disse Bagheera con orgoglio. - Ricordati che cresce in piccoli vasi. Procuratene subito uno e conservalo per quando ti servirà. - Bene! - disse Mowgli. - Vado. Ma sei sicura, Bagheera mia, gettò il braccio intorno al collo stupendo della pantera e la guardò nel profondo degli occhioni, - sei sicura che questa sia tutta opera di Shere Khan? - Per la serratura rotta che mi ha liberato, ne sono sicura, fratellino. - Allora, per il toro che mi ha riscattato, credo che Shere Khan me la pagherà cara, - rispose, e saltò via. - Ecco l'uomo, il vero uomo, - disse Bagheera fra sé sdraiandosi di nuovo. - Oh, Shere Khan, non hai mai fatto una caccia più malaugurata di quella al ranocchio dieci anni fa. Mowgli si allontanava sempre più nella foresta correndo velocemente, e si sentiva uno struggimento al cuore. Arrivò alla caverna quando cominciava ad alzarsi la nebbia della sera; riprese fiato e girò lo sguardo giù verso la valle. I lupacchiotti erano fuori, ma Mamma Lupa in fondo alla tana capì dal respiro affannoso che qualche cosa preoccupava il suo ranocchio. - Che c'è, figlio mio? - chiese. - Oh, chiacchiere di pipistrello circa Shere Khan, - rispose Mowgli. - Stanotte vado a cacciare fra i campi arati, - e si slanciò giù per il pendio attraverso la macchia, finché arrivò al fiumiciattolo che scorre nel fondo della valle. Là si fermò perché sentì gli ululati del branco che cacciava, il bramito del cervo inseguito e il suo sbuffare mentre si gira pronto a difendersi. Poi sentì l'abbaiare rabbioso dei lupi giovani che saltandogli intorno incitavano perfidamente Akela: - Akela! Akela! Lasciate che il lupo solitario mostri la sua forza! Largo al capo del branco. Salta, Akela. Sembrò che il lupo solitario spiccasse il salto e fallisse colpo, poiché Mowgli sentì sbattere i denti a vuoto, poi il bramito di trionfo del cervo che rotolava a terra Akela con le zampe davanti. Non aspettò altro, ma ripartì in fretta e gli urli si affievolivano dietro di lui, mentre correva sui campi coltivati dove vivevano i contadini. - Bagheera ha detto la verità, - pensò mentre si rannicchiava, ancora ansimante, dentro un mucchio di foraggio vicino alla finestra di una capanna. - Domani sarà una giornata decisiva tanto per Akela che per me. Poi premette il viso contro la finestra e osservò il fuoco nel focolare. Durante la notte vide la moglie del contadino alzarsi e alimentarlo con dei blocchi di roba nera, e quando spuntò il sole sulla nebbiolina bianca e fredda, vide il figlio dell'uomo raccogliere un paniere, spalmato internamente di argilla, riempirlo di pezzi di carbone ardente, metterlo sotto la sua coperta ed uscire a custodire le vacche nella stalla. - Non si tratta che di questo? Se può farlo un fanciullo non c'è niente da temere. - Allora girò velocemente l'angolo della capanna, andò incontro al ragazzo, gli tolse il paniere di mano e sparì nella nebbia mentre il ragazzo urlava per lo spavento. - Mi somigliano molto, - disse Mowgli soffiando nel paniere come aveva visto fare dalla donna. - Questa roba si spegnerà se non l'alimento, - e gettò su quella cosa rossa dei ramoscelli e della scorza secca. A metà strada su per la collina incontrò Bagheera; la rugiada mattutina scintillava come tante gemme sulla sua pelliccia. - Akela ha fallito il colpo, - disse la pantera. - Lo avrebbero ucciso stanotte, ma volevano far la festa anche a te. Ti cercano per tutta la collina. - Io ero nelle terre coltivate. Sono pronto. Guarda! Mowgli alzò il vaso del fuoco. - Bene! Ho anche visto gli uomini ficcare un ramo secco dentro questa roba, e allora subito sboccia il Fiore Rosso in cima ad esso. Non hai paura tu? - No, perché dovrei aver paura? Mi ricordo ora che Fiore Rosso manda un calore gradito. Per tutto quel giorno Mowgli sedette nella caverna a custodire il suo vaso di fuoco e a ficcarvi rami secchi per vedere come diventavano. Finalmente trovò un ramo che lo soddisfece, e la sera, quando Tabaqui andò alla caverna e gli disse abbastanza sgarbatamente che era desiderato alla Rupe del Consiglio, rise tanto finché Tabaqui fuggì via. Poi Mowgli, ancora ridendo, andò al Consiglio. Akela, il Lupo Solitario, stava disteso vicino alla sua roccia come segno che il comando del branco era vacante e Shere Khan, con il suo seguito di lupi nutriti di rifiuti, girava su e giù sfacciatamente in mezzo alle loro adulazioni. Bagheera stava vicino a Mowgli, che teneva il recipiente del fuoco fra le ginocchia. Quando tutti furono riuniti, Shere Khan cominciò a parlare, cosa che non avrebbe mai osato fare quando Akela era nel vigore delle sue forze. - Non ne ha nessun diritto - sussurrò Bagheera. - Dillo. E' un figlio di cane. Gli metterai paura. Mowgli balzò in piedi. - Popolo Libero, - gridò, - è Shere Khan che guida il branco? Che cosa c'entra una tigre con il nostro comando? - Dato che il comando è ancora vacante e io sono stato invitato a parlare... - cominciò Shere Khan. - Da chi? - rispose Mowgli. - Siamo noi tutti sciacalli da strisciare ai piedi di questo macellaio di buoi? Il comando del branco spetta al branco soltanto. Si alzarono dei gridi: - Zitto tu, cucciolo d'uomo, Lascialo parlare. Ha rispettato la nostra Legge. Infine gli anziani del branco tuonarono: - Lasciate parlare il Lupo Morto. Quando il capo del branco ha mancato il colpo è chiamato il Lupo Morto finché vive (e non vive a lungo in genere). Akela alzò pesantemente la vecchia testa. - Popolo Libero, e voi pure, sciacalli di Shere Khan; per dodici stagioni io vi ho guidato alla caccia e vi ho ricondotto e in tutto questo tempo nessuno è caduto in trappola o è stato mutilato. Ora io ho fallito il colpo. Voi sapete com'è stato preparato il tranello. Sapete come io fui portato davanti ad un cervo non stancato per rendere evidente la mia debolezza. Fu ben combinato. Avete diritto ora di uccidermi, qui, sulla Rupe del Consiglio; perciò vi chiedo: chi si fa avanti per finire il Lupo Solitario? Poiché è mio diritto, secondo la Legge della Jungla, che voi veniate uno alla volta. Ci fu un lungo intervallo di silenzio, perché nessun lupo se la sentiva di combattere e ammazzare da solo Akela. Poi Shere Khan ruggì: - Bah! perché ci vogliamo confondere con questo pazzo sdentato? E' destinato a morire! Il cucciolo d'uomo invece è vissuto troppo. Popolo Libero, egli era pasto per i miei denti fin da principio. Datemelo. Sono stufo di questa commedia dell'uomo lupo. Sono dieci stagioni che turba la pace della jungla. Datemi il cucciolo d'uomo o altrimenti io rimarrò a cacciare qui e non vi lascerò un osso. E' un uomo, è figlio di un uomo, e io l'odio a morte. Allora più della metà del branco urlò: - Un uomo! Un uomo! Che cosa ci sta a fare un uomo fra noi? Che torni alla sua casa! - Per aizzare tutta la gente dei villaggi contro di noi? - gridò Shere Khan. - No, datelo a me. E' un uomo, e nessuno di noi può fissarlo negli occhi. Akela alzò di nuovo la testa e disse: - Si è nutrito del nostro cibo. Ha dormito con noi. Ha cacciato la selvaggina con noi. Non ha mai violato in nessun modo la Legge della Jungla. - Ed io ho offerto un toro per lui quando è stato accolto. Il valore di un toro è poco, ma l'onore di Bagheera è qualche cosa di più, per cui essa potrebbe anche battersi, - disse la Pantera con la sua voce più dolce. - Un toro offerto dieci anni fa! - ringhiò il branco. - E che cosa ce ne importa degli ossi vecchi di dieci anni?
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