UNA SQUADRA DI “LUPI”Confermo: ci sono cascato! Quei simpaticoni dei miei nuovi colleghi, che ritengo dei veri bastardi, me l’hanno fatta. La masseria è un immobile di proprietà del Ministero dell’Interno, a disposizione delle forze di Polizia per la protezione testimoni. L’Antimafia ne ha l’uso quasi esclusivo e la messinscena - nemmeno organizzata tanto bene, dico io - è la prova del fuoco a cui sono sottoposti i nuovi membri della squadra, l’ultima ruota del carro, i novizi, quelli che saranno considerati pivelli fino a che non verrà il sacrosanto giorno in cui un altro malcapitato farà il suo ingresso nella compagine. Fino allora resti un pivello, indipendentemente dalla qualifica ricoperta. La squadra Antimafia ha un Capo, un leader incontrastato, non tanto perché imposto bensì perché riconosciuto tale dal resto del gruppo. Tutti gli altri sono alla pari, il grado e la qualifica servono solo quando s’interagisce al di fuori del gruppo e per mere operazioni burocratiche o legali. A proposito di Capo, l’uomo che ho steso si chiama Pietro Zanardi, il Dirigente, appunto, della celeberrima e temuta squadra Antimafia di Palermo. Pare un cinquantenne, e invece ha quasi sessant’anni. I due individui che hanno ricoperto il ruolo di banditi sono il vice ispettore Luca Barbieri e l’ispettore capo Gianna Licata. Con Alessi, Violante e Pessarotto la squadra, almeno quella che conta per davvero, è al completo. Sette elementi che governano la struttura dell’Antimafia più importante del mondo. E non esagero: questi uomini coordinano l’intera attività antimafia sovranazionale. Pur avendo la base operativa in Sicilia, hanno autorità direttiva in Italia e all’estero: USA, America Latina, Russia e Giappone in primis, grazie agli accordi bilaterali stipulati tra il Governo Italiano e molti Stati esteri che combattono, come noi, le Mafie di varia estrazione e origine. Chiaro che la squadra non è tutta qui, noi siamo solo la punta dell’iceberg di un’organizzazione investigativa molto più articolata e complessa, ma questo è il centro nevralgico e decisionale. Gli altri ci chiamano i Lupi di Palermo perché ci muoviamo in simbiosi, seguiamo le tracce come delle belve feroci assetate di sangue e di carne fino a colpire duro, quando l’avversario nemmeno se lo aspetta. Siamo Lupi e, come tali, viviamo come un branco: un unico, affiatato branco. Sette uomini e donne scelti attentamente dal Capo assoluto. Zanardi ha verificato le caratteristiche individuali di ognuno di noi secondo parametri di alto valore professionale. Sette super poliziotti quindi, e io sono fra questi. Seguendo la normale logica gerarchica, la mia qualifica è seconda solo al Capo supremo, gli altri mi sono tutti inferiori di grado. Grado che non posso utilizzare fra colleghi di squadra. Anzi, io sono il pivello e, per ora, sono contento così. Quella che segue è la mia storia e quella di uomini e donne straordinari.
È la storia della squadra Antimafia e dei… Lupi di Palermo.
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