Landon fissa il Re Alfa seduto davanti a lui.
La confusione era evidente nei suoi occhi mentre osava chiedergli di nuovo.
"Mi scuso, Re Alfa, ma ho capito bene? Vuoi portare con te quella Omega?"
Volkan lo fissò più intensamente. Le sue parole erano la prova della sua irritazione.
"Sì. La ragazza deve venire con me. E in cambio, ti verrà dato l'offerta per il territorio di Redwood."
Landon non riusciva a crederci. Thora era un'Omega usata e rotta, una povera creatura del suo branco. Cosa avrebbe mai dovuto fare un uomo potente come lui con lei?
"L'offerta suona piuttosto allettante, Re Alfa. Ma posso sapere perché?"
Volkan strinse i pugni, non felice che lo stesse mettendo in discussione.
Ma non poteva dire a nessuno che lei era la sua compagna. Si vergognava di dire la verità.
"Ha una lingua davvero volgare. Sai che non tollero il dispetto, eppure osa mancarmi di rispetto. Mi occuperò di lei a modo mio nel mio territorio."
Landon non trovava difficile crederci, Thora può essere irrequieta e maleducata a volte. La sua lingua volgare gli era molto familiare.
"Mi scuso, Re Alfa. L'audacia di questa ragazza. Posso punirla se dici..."
"Non c'è bisogno. Me ne occuperò io stesso."
Landon annuì, offrendogli un sorriso dispiaciuto.
"Accetto, Re Alfa. È davvero un ottimo accordo quello che mi offri. Puoi prenderla in cambio. Un'Omega come lei non ha molta utilità per me, in ogni caso."
Volkan annuì, alzandosi e andando via. Mentre Landon sorrideva tra sé e sé.
Sicuramente le mancherà, ma era facilmente sostituibile.
E comunque, si era già stancato della povera ragazza.
Era stata solo un peso da quando era stata portata nel suo branco per essere curata.
Un bagaglio inutile di cui si sentiva sollevato di liberarsi.
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Prospettiva di Thora
Mi siedo in un'auto lussuosa che potrebbe ospitare una dozzina di persone, eppure siamo soli.
Lui è seduto di fronte a me, impegnato con qualche lavoro sul suo laptop. Nemmeno una volta ha alzato lo sguardo per guardarmi.
Non che volessi che mi fissasse.
Ma il modo in cui ero seduta direttamente di fronte a lui, vestita ma esposta al suo scrutinio, creava un’atmosfera di disagio e imbarazzo tra di noi.
Annoiata, abbasso lo sguardo verso le mie mani legate con una corda. La prova tangibile che non si fidava di me né mi rispettava in alcun modo.
Mi agito, cercando di allentare il nodo, ma ottengo solo segni rossi sui polsi.
"Non scapperò… per favore, puoi sciogliermi?"
Chiedo, e le sue dita smettono di digitare. Quegli occhi grigi e tempestosi si sollevano su di me e un brivido mi percorre la schiena.
Perché quest’uomo era così spaventoso?
Senza rispondere, torna a digitare e io sospiro.
I miei occhi si spostano al panorama fuori dal finestrino, e mi avvicino di più alla finestra.
Wow! Era così bello.
Non ero mai uscita dal territorio del mio branco, non mi era permesso.
E le strade, gli alberi, le case… erano tutte cose così affascinanti per me.
Se solo potessi sentire il vento sul viso, e mettere una mano fuori per sfiorarlo.
Mordendomi il labbro, fisso il pulsante.
Posso? Mi sgriderà… ma sembra occupato.
Premendo il pulsante, lascio che il finestrino si abbassi e, prima che possa sgridarmi,
poggio i gomiti sul bordo e mi sollevo un po’.
Il vento freddo mi colpisce il viso, portando un sorriso alle mie labbra. I miei capelli si scompigliano dietro di me, mossi dal vento.
Wow! Questo era il paradiso.
Ma il paradiso durò poco, perché fui tirata indietro nell’inferno.
Mi volto e vedo che i miei capelli lunghi gli toccano il viso e lui appare visibilmente irritato.
Allunga una mano, afferrandomi per la vita mentre urlo.
"No!... Per favore! Lasciami!"
La mia resistenza e le mie suppliche non servono a nulla, perché mi tira indietro con forza, facendomi atterrare sulle sue ginocchia.
Mi agito di nuovo, ma lui avvolge un braccio intorno alla mia vita e con l’altra mano alza il finestrino.
"No! Ti prego!"
"Dannazione! Basta, donna! Fermati!"
Mi rimprovera, il suo respiro mi sfiora l’orecchio, facendo esplodere un calore dentro di me.
"È così bello… ti prego…"
Provo di nuovo, ma lui stringe ancora di più la presa sulla mia vita.
La mia schiena preme contro il suo petto, mentre respiro affannosamente.
"Sei un cane, forse? Siediti qui e stai zitta."
Dice, e io mi sento frustrata. Perché queste parole? Volevo solo guardare fuori.
Ti odia, Thora. Cosa ti aspettavi? Odierà tutto ciò che fai.
Restiamo seduti così, e i formicolii iniziano a esplodere. Il suo profumo mi sopraffà, costringendomi a trattenere il respiro.
Poi, all’improvviso, mi spinge con forza sul sedile accanto al suo.
Come se il mio tocco lo avesse bruciato.
Con le mani legate, la testa sbatte contro il poggiatesta del sedile, provocandomi un lieve dolore al cranio.
Lui non si muove, indifferente.
Mentre mi dimeno per sistemarmi, lui torna a digitare, e io continuo a guardare fuori con nostalgia.
Mi stavo allontanando dalla prigione in cui Landon mi teneva. Spero solo che lui sia migliore di lui.
Mi odia, ma posso vedere… forse prova ancora qualcosa per me. I formicolii, il calore che sento, deve sentirlo anche lui.
Ho una possibilità.
Una possibilità per dimostrargli che posso essere leale con lui. Che posso amarlo come i compagni sono destinati a fare.
E non la lascerò sfumare. Farò di tutto per riconquistarlo.
"Come ti chiami?"
Chiede all’improvviso, interrompendo il flusso dei miei pensieri.
Pensavo che avesse già chiesto a qualcuno fino ad ora, ma a quanto pare non gli importava nemmeno di sapere il nome della sua compagna destinata.
"Thora."
Rispondo, guardando ancora fuori dal finestrino. Quando improvvisamente sbatte il suo laptop chiuso e l’aura intorno a lui cambia drasticamente.
Era arrabbiato.
"Guardami quando ti faccio una domanda."
Deglutisco, aggiustandomi sul sedile e girando il collo per guardarlo.
I suoi occhi grigi stavano scavando dentro di me.
"Nome completo. Branco di nascita e nomi dei genitori?"
Chiede e io abbasso lo sguardo. So già che mi odierà di più. Dopotutto, io ero un nessuno.
"Io... io... non lo so."
Dico, fissandomi le mani, mentre lui si gira per darmi tutta la sua attenzione.
"Che significa che non lo sai? Sei caduta dal cielo o cosa?"
Chiede, irritato.
"Sono stata trovata vicino al fiume dalla madre di Landon. Io... io sono un’orfana."
Silenzio. Lui mi guarda e poi sospira, passando una mano tra i capelli spessi che gli erano caduti sulla fronte.
"Senti, Thora. Facciamo chiarezza su alcune cose prima che entriamo nei miei confini."
Annuisco timidamente, sapendo che da qui in poi le cose sarebbero andate male.
"Primo. Nessuno, ripeto, nessuno deve sapere che sei la mia compagna destinata."
Si vergognava di dirlo, lo sapevo. Maledizione! Perché mi sento così ferita?
"Secondo. Devi seguire i miei ordini, qualunque cosa accada. Se ti chiedo di venire, tu vieni. Se ti chiedo di andare, tu te ne vai senza discutere. Niente 'se' e 'ma', oppure verrai punita come tutti gli altri."
Annuisco di nuovo, guardando in basso. Farò del mio meglio per essere la compagna perfetta. Cambierò il suo punto di vista su di me.
"E terzo..."
Si interrompe e io lo guardo da sotto le ciglia.
Perché si è fermato?
I suoi occhi mi scrutano dalla testa ai piedi.
Dalle gambe al viso, e mi sento soffocare.
I suoi lineamenti si contraggono in un’espressione di disgusto e io mi preparo al peggio.
"Se ti vedo flirtare con i miei uomini, giuro sulla Dea della luna, Thora. Ti ucciderò prima di uccidere lui. È chiaro?"
Deglutisco. Le sue parole mi fanno tremare.
"S..ì, Alfa."
Rispondo e, prima che me ne renda conto, il mio mento viene afferrato con forza e lui mi solleva il viso.
I miei occhi marroni spalancati incontrano i suoi gelidi occhi grigi, mentre pronuncia con puro odio:
"Ho detto di guardarmi e rispondere. Devo ricordartelo in modo più duro?"
Scuoto la testa in segno di no e lui lascia il mio mento, sedendosi di nuovo al suo posto e sistemando il suo tuxedo.
Faccio un respiro profondo, le lacrime pungendomi gli occhi.
Tanto odio? Come gli insegnerò ad amarmi?
Cosa serve per rimediare ai propri errori?
"Asciuga le lacrime. Stiamo arrivando."
Ordina e alzo lo sguardo per vedere un castello accoglierci.
Uso la manica della mia camicia per asciugare le tracce di lacrime dagli occhi, mentre ammiro la bellezza del luogo con la vista annebbiata.
L’Impero di Volkan
Leggo una grande iscrizione di pietra all’ingresso e sento il mio cuore sprofondare nello stomaco.
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