CAPITOLO OTTO Tano si sentiva teso come un animale che sta per spiccare un salto mentre camminava in mezzo ai tre prigionieri, tutti diretti verso la fortezza che dominava l’isola. A ogni passo si trovava a cercare una via di fuga, ma con il terreno aperto e gli archi che avevano i suoi aguzzini, non ce n’erano. “Potrebbe anche sembrare ragionevole,” disse Elsio dietro di lui, “Non posso dire che il tuo destino sarebbe migliore venendo con noi, ma di certo durerai di più. Non c’è nessun posto dove fuggire sull’isola, eccetto che per gli Abbandonati, e io ti darei la caccia.” “Forse allora dovrei farlo e accelerare le cose,” disse Tano, cercando di mascherare la sua sorpresa riguardo alla facilità con cui quell’uomo aveva letto le sue intenzioni. “Una freccia nella schiena non dev’essere