Volpi inghiottì più volte. Per contrastare l’emozione che si era impossessata di lui, mostrò a Silvia la sala da pranzo che lei, rispettando e partecipando al suo grande dispiacere, manifestò con discrezione di gradire. L’ampia stanza d’angolo, illuminata da due grandi finestre sulla parete frontale e quella di sinistra, ospitava un tavolo gigantesco, insolito e splendido, attorniato da una grande quantità di sedie imbottite. In noce lucidato a cera, era a forma di foglia di quercia, con le nervature centrale e laterali, appena incurvate e profondamente incise, rivestite di lamina d’oro, come il picciolo che formava la gamba dell’estremità anteriore. Volpi scostò le sedie e, con estrema facilità, scompose il tavolo lungo le nervature e rimosse diverse sezioni centrali, che accantonò forman