Quando arrivò a finire la sua mistura, aveva i nervi a fior di pelle. Quella bizzarra idea di De Kott di farli lavorare in gruppo non gli era andata a genio fin dall’inizio e, adesso che aveva finito, pensava che era proprio un sistema assurdo che, come minimo, gli avrebbe reso lo studio di quella materia più antipatico di quello che comunque era. Dopo aver messo il suo tegame di ceramica smaltata sul ristretto spazio, che era riuscito a ritagliarsi sulla lunga lastra nera, prese nota dell’ora esposta sul grande orologio che galleggiava tra le due lavagne. Era già trascorsa più di un’ora e mezza. Il preparato doveva cuocere a fuoco lento per dieci minuti, per poi essere filtrato e imbottigliato. Prese a mescolare in senso orario, come prescritto, e si guardò intorno. Praticamente tutti i