«Oh, um. Certo,» risposi, rivolgendogli un piccolo sorriso.
«Io mi chiamo Sam.» Indicò il suo amico con un cenno del capo. «Lui è Ashe.»
«Ciao,» disse Ashe.
Annuii, senza condividere il mio nome. Solo perché mi stavano facendo indurire i capezzoli e bagnare le mutandine, non significava che avrei gettato la prudenza al vento, sebbene nulla in loro mi stesse facendo scattare degli allarmi anti-maniaci. Piuttosto l’opposto, a dire il vero.
«Non abbiamo potuto fare a meno di notare il tuo tipo e i suoi modi-»
«Non è il mio tipo,» ribattei subito, interrompendolo. «Dio, no. È il mio capo.»
Entrambi si accigliarono, assottigliando lo sguardo. Sam era alto all’incirca un metro e ottanta, capelli scuri, lineamenti decisi, mandibola squadrata e rasata. La sua camicia elegante bianca metteva
