CAPITOLO UNO

2229 Words
CAPITOLO UNO La detective Keri Locke si sentiva frustrata. Era alla sua scrivania della divisione Pacific del dipartimento di polizia di West Los Angeles, a studiare lo schermo del computer che aveva davanti. Tutto intorno a lei la stazione era trafficata. Stavano registrando due teenager che avevano scippato una borsetta e poi cercato di scappare sugli skateboard. Un uomo anziano era seduto alla scrivania vicina, a spiegare a un paziente agente che qualcuno gli rubava il giornale ogni mattina prima che potesse uscire a prenderlo. Due ragazzi paffuti erano ammanettati alle panche che si trovavano ai margini più lontani della zona di attesa perché si erano fatti invischiare in una rissa da bar di metà pomeriggio e avevano ancora voglia di proseguirla. Keri li ignorava tutti. Per gli ultimi venti minuti aveva letto attentamente ogni post della sezione “solo platonici” di Craigslist di Los Angeles. Era la stessa cosa che aveva fatto ogni giorno nelle ultime sei settimane, da quando la sua amica, la giornalista Margaret “Mags” Merrywether, le aveva dato una dritta che sperava l’avrebbe aiutata a trovare Evie, la sua figlia scomparsa. Evie era stata rapita più di cinque anni prima. Ma dopo ricerche inesorabili e per lo più vane, Keri finalmente l’aveva trovata solo per farsela strappare di mano ancora una volta. Il ricordo di Evie che veniva portata via su un furgone nero, svoltava l’angolo e spariva, forse per sempre, era troppo. Scosse via il pensiero dalla testa e tornò a concentrarsi su ciò che aveva davanti. Dopotutto, era una pista. E aveva un bisogno disperato di una pista. Era stato alla fine di novembre che Mags aveva contattato un personaggio misterioso conosciuto solo come il Vedovo Nero. Era un risolutore, celebre per occuparsi del lavoro sporco per i ricchi e i potenti, che si trattasse di assassinare nemici politici, far sparire giornalisti seccanti o rubare materiale sensibile. In questo caso, Keri sospettava che o lui avesse sua figlia o almeno sapesse dove si trovava. Perché appena sei settimane prima aveva rintracciato l’uomo che anni addietro aveva rapito Evie. Era un rapitore professionista conosciuto come il Collezionista. Keri aveva scoperto che il suo vero nome era Brian Wickwire dopo averlo ucciso in una lotta letale. Usando le informazioni che aveva poi trovato nel suo appartamento, Keri era stata in grado di scoprire dove si trovava Evie. Era andata lì giusto in tempo per vedere un uomo più vecchio costringerla a entrare in un furgone nero. Lei l’aveva chiamata, e aveva persino incrociato lo sguardo con sua figlia, che adesso aveva tredici anni. Aveva sentito Evie dire la parola “mamma”. Ma l’uomo le era venuto addosso alla macchina con il furgone ed era fuggito. Disorientata e incapace di seguirlo, era stata costretta a osservare impotente sua figlia sparire per la seconda volta. Più tardi, quella stessa notte, le avevano detto che il furgone era stato trovato in un parcheggio vuoto. All’uomo avevano sparato alla testa, come a un’esecuzione. Evie era scomparsa. Per molte delle settimane seguenti il dipartimento aveva seguito ogni pista, scosso ogni albero in cerca di sua figlia. Ma erano tutti vicoli ciechi. E senza alcuna prova con cui proseguire, la squadra alla fine aveva dovuto dedicarsi ad altri casi. Alla fine era stata Mags, che sembrava la modella di copertina della rivista Southern Socialite ma in realtà era una giornalista investigativa dura come la roccia, a fornire una nuova pista. Aveva detto a Keri che la situazione di Evie le ricordava una persona di nome Vedovo Nero su cui aveva investigato anni prima. Era noto per la tecnica del double tap nei parcheggi a notte fonda. Si sapeva che guidava una Lincoln Continental priva di targhe, proprio quella che si vedeva dal filmato di sorveglianza del parcheggio dove era stata trovato il furgone nero. Ed era stata Mags, usando la dritta di una fonte confidenziale e scrivendo in forma anonima, a contattarlo usando l’apparentemente obsoleta message board di Craigslist. Pareva che proprio così gli piacesse comunicare con i potenziali clienti. E, con sua sorpresa, aveva risposto quasi immediatamente. Aveva detto che si sarebbe fatto sentire e che presto le avrebbe chiesto di creare un nuovo indirizzo email in modo che potessero comunicare in modo confidenziale. Purtroppo dopo il primo contatto era sparito. Mags gli aveva scritto una seconda volta circa tre settimane fa, ma lui non aveva risposto. Keri avrebbe voluto che ci riprovasse, ma Mags aveva insistito che fosse una brutta idea. Mettere pressione a quel tizio l’avrebbe solo spinto a rintanarsi. Per quanto frustrante fosse la cosa, dovevano aspettare che si facesse risentire lui. Ma Keri temeva che non sarebbe mai accaduto. E rovistando la board del “solo platonici” per la terza volta quel giorno, non poteva evitare di pensare che quella che un tempo era sembrata una pista davvero promettente potesse essere solo un altro devastante vicolo cieco. Chiuse la finestra sullo schermo e gli occhi, facendo molti respiri profondi. Cercando di non lasciare che la disperazione la schiacciasse, permise alla mente di andarsene ovunque volesse. A volte la portava in luoghi inaspettati, rivelatori, che la aiutavano a sbrogliare i puzzle che pensava di avere di fronte. Che cosa mi sto perdendo? C’è sempre un indizio. Devo solo riconoscerlo quando lo vedo. Ma stavolta non funzionava. Il cervello continuava a girare intorno all’idea del Vedovo Nero, irrintracciabile e inconoscibile. Certo, una volta aveva pensato la stessa cosa anche del Collezionista. E, nonostante ciò, era stata in grado di rintracciarlo, ucciderlo, e utilizzare le informazioni contenute nel suo appartamento per scoprire dove si trovava sua figlia. Se l’aveva fatto una volta, poteva farlo di nuovo. Forse devo rivedere le email del Collezionista, o tornare a casa sua. Magari la prima volta mi sono persa qualcosa perché non sapevo cosa cercare. Le venne in mente che entrambi gli uomini – il Collezionista e il Vedovo Nero – operavano nello stesso mondo. Erano entrambi criminali mercenari professionisti – uno rapiva i bambini, l’altro uccideva persone. Non sembrava impossibile che le loro strade potessero essersi incrociate, a un certo punto. Magari il Collezionista aveva da qualche parte una testimonianza della cosa. E poi capì che c’era un altro collegamento. Entrambi erano legati allo stesso uomo, un benestante avvocato del centro di nome Jackson Cave. Per la maggior parte della gente, Cave era un avvocato socio di un illustre studio. Ma Keri lo conosceva come un misterioso affarista che rappresentava gli scarti della società, segretamente coinvolto in tutto, da giri di prostituzione schiavisti a operazioni relative al traffico di droga fino al palese assassinio su commissione. Purtroppo non poteva provare nulla senza rivelare alcuni dei suoi stessi segreti. Ma persino senza prove era sicura che Cave fosse stato coinvolto con entrambi gli uomini. E se era così forse avevano interagito. Non era granché. Ma era una pista da seguire. E aveva bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, che le impedisse di diventare pazza. Stava per andare alla sala delle prove per riguardare la roba di Wickwire quando il suo partner, il detective Ray Sands, la raggiunse. “Nella sala del personale sono incappato nel tenente Hillman,” disse. “Ha appena ricevuto una telefonata e ci ha assegnato un caso. Posso dirti i dettagli per strada. Ti va di uscire? Mi sembri nel bel mezzo di qualcosa.” “Solo delle ricerche,” rispose chiudendo lo schermo, “niente che non possa aspettare. Andiamo.” Ray la guardò con curiosità. Lei lo sapeva che era pienamente consapevole che non era stata del tutto sincera con lui. Ma non disse nulla quando lei si alzò e fece strada fin fuori dal dipartimento. * Keri e Ray erano membri dell’unità persone scomparse della divisione di West Los Angeles. Era generalmente considerata la migliore di tutto il dipartimento, e loro erano le due ragioni principali di tanto successo. Avevano risolto più casi negli ultimi diciotto mesi di quanti la maggior parte delle intere divisioni ne avesse risolti nel doppio del tempo. Era anche vero che Keri veniva vista come una mina vagante che poteva creare tanti problemi quanti ne risolveva. Anzi, al momento era tecnicamente sotto investigazione dagli affari interni per come era andato a finire il confronto con il Collezionista. Tutti continuavano a dirle che si trattava solo di una formalità. Però le stavano addosso, come una nuvola gonfia di pioggia che minacciava di aprirsi. Eppure, nonostante a volte prendessero delle scorciatoie, nessuno avrebbe avuto da ridire sui loro risultati. Ray e Keri erano il meglio del meglio, anche se ultimamente erano incappati in qualche intoppo personale. Keri scelse di non pensarci mentre Ray le illustrava i dettagli del caso, in macchina. Non riusciva a concentrarsi sul caso e sulla sua complicata relazione con Ray allo stesso tempo. Anzi, doveva guardare fuori dal finestrino per evitare di concentrarsi sul forte e scuro avambraccio di lui che stringeva il volante. “La potenziale vittima è Jessica Rainey,” disse Ray. “Ha dodici anni e vive a Playa del Rey. La madre di solito le va incontro quando torna in bici da scuola. Oggi ha trovato la bici distesa sul margine della strada e lo zaino gettato in un cespuglio nelle vicinanze.” “Sappiamo qualcosa dei genitori?” chiese Keri mentre sfrecciavano per Culver Boulevard in direzione della comunità marittima, dove viveva anche lei. Spesso la separazione dei genitori era un fattore determinante. Una buona metà dei casi di minori scomparsi era dovuto al rapimento del ragazzino da parte di uno dei genitori. “Ancora non molto,” disse Ray facendosi strada nel traffico. Era inizio gennaio e fuori faceva freddo, ma Keri notò delle perline di sudore scendere sulla testa calva di Ray, mentre guidava. Sembrava nervoso per qualcosa. Prima che potesse indagare, lui proseguì. “Sono sposati. La madre lavora a casa. Disegna inviti di matrimonio “artigianali”. Il padre lavora a Silicon Beach, per una tech company. Hanno un figlio più piccolo, un bambino di sei anni. Oggi è al doposcuola. La madre ha controllato e lui è lì, sano e salvo. Hillman le ha detto di lasciarlo lì per il momento, in modo che la sua giornata possa rimanere normale il più a lungo possibile.” “Non granché su cui lavorare,” fece notare Keri. “La polizia scientifica sta arrivando?” “Sì, Hillman li ha mandati quando ha mandato noi. Potrebbero essere già lì, si spera ad analizzare la bici e lo zaino in cerca di impronte.” Ray superò di corsa l’incrocio con Jefferson Boulevard. Keri riusciva a malapena a vedere il suo appartamento in lontananza, adesso. L’oceano era solo mezzo miglio più in là. La casa dei Rainey si trovava in una sezione separata e più elegante del quartiere, su una grossa collina con case da milioni di dollari. Erano a meno di cinque minuti di distanza. Keri si accorse che Ray si era fatto stranamente silenzioso. Capì che stava raccogliendo il coraggio per dire qualcosa. Non sapeva spiegare il perché, ma ne era terrorizzata. Lei e Ray Sands si conoscevano da più di sette anni, da prima che Evie venisse rapita, quando Keri era professoressa di criminologia alla Loyola Marymount University e lui un detective del posto mandato dal capo a parlare alla sua classe. Dopo il rapimento di Evie la vita di Keri era andata in pezzi, e lui era stato presente sia come detective occupato del caso che come amico che la sosteneva. Era stato presente durante il divorzio e la crisi lavorativa di lei. Era stato Ray a convincerla a entrare a far parte del dipartimento. E quando era arrivata alla divisione di West Los Angeles, dopo due anni come agente di pattuglia, era diventata sua partner nell’unità persone scomparse. A un certo punto del percorso, la relazione si era fatta più intima. Forse in parte era stato tutto il flirt scherzoso. Forse era il fatto che si erano salvati reciprocamente la vita diverse volte. Forse in parte era semplice attrazione. Aveva persino notato che Ray, notorio dongiovanni, aveva smesso di parlare di altre donne, anche solo per battuta. Qualunque cosa fosse, negli ultimi mesi avevano trascorso molto tempo a casa dell’uno e dell’altra dopo il lavoro, erano andati al ristorante insieme, si telefonavano per conversazioni che non c’entravano col lavoro. Era come se fossero una coppia, sotto tutti i punti di vista tranne uno. Non avevano mai fatto quel salto finale per consumare il loro legame. Diavolo, non si erano neanche mai baciati. Allora perché ho paura di sapere quello che sta per dire? Keri adorava trascorrere il tempo con Ray, e una parte di lei voleva portare le cose al livello successivo. Si sentiva così vicina a quell’uomo che era quasi strano che non fosse successo nulla. Eppure, per ragioni per le quali non riusciva a trovare parole, aveva paura a fare quel passo. E sentiva Ray sul punto di varcare la soglia. “Posso chiederti una cosa?” disse svoltando a sinistra e lasciando Culver per immettersi in Pershing Drive, la strada serpeggiante che portava nella zona più benestante di Playa del Rey. “Immagino di sì.” No. Ti prego, no. Rovinerai tutto. “Mi sento più vicino a te che a chiunque altro al mondo,” disse dolcemente. “E ho la sensazione che tu provi la stessa cosa per me. Ho ragione?” “Sì.” Siamo quasi arrivati alla casa. Guida un po’ più veloce così posso uscire da questa macchina. “Ma non ne abbiamo fatto nulla,” disse. “Immagino di no,” disse lei, d’accordo, non sapendo che altro dire. “Voglio cambiare le cose.” “Ah-ah.” “Perciò ti sto chiedendo ufficialmente di uscire per un appuntamento, Keri. Vorrei portarti fuori questo weekend. Vuoi venire a cena con me?” Ci fu una lunga pausa prima della risposta. Quando aprì la bocca, non sapeva del tutto che parola ne sarebbe uscita. “Credo di no, Ray. Però grazie.” Ray sedeva sul sedile del conducente, gli occhi fissi davanti a sé, la bocca spalancata – e non diceva niente. Keri, pure lei sconvolta dalla sua stessa risposta, rimase anche lei zitta, e combatté la voglia di saltare fuori dall’auto in corsa.
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