CAPITOLO UNO
La dottoressa Arkwright sorrise a Emily e le rimosse il metro dal pancione. “Posso confermare che la bambina dovrebbe nascere il 13 dicembre,” disse. “Adesso è a trentasette settimane, e ha raggiunto ufficialmente il termine della gravidanza.”
Emily guardò Daniel e gli rivolse un largo sorriso. Era davvero entusiasmante sapere che tra sole tre settimane la piccola Charlotte sarebbe stata con loro.
Tornarono tutti a sedersi, e la dottoressa Arkwright proseguì.
“Basta voli,” disse a Emily. “Perciò, se avevate in programma una luna di miele preparto, temo che non potrete farla all’estero.”
“Luna di miele preparto?” Emily scoppiò a ridere. “Non ne avevo mai sentito parlare.”
Rise anche la dottoressa. “È di gran moda ultimamente. Ho madri e padri che pianificano sfarzose lune di miele perché sanno che sarà la loro ultima possibilità di farne una.”
Emily trovò l’idea divertente. Con tutto ciò che stava accadendo alla locanda, era molto improbabile che riuscissero a trovarne il tempo (per non parlare dei soldi), se anche fossero voluti andare in vacanza!
La dottoressa batté le mani. “Qui abbiamo finito.”
“Fantastico,” disse Emily saltando giù dalla sedia. “Oh, quasi dimenticavo. Ho una cosa per lei.” Ficcò la mano in borsa e prese l’ultimo album di Roman. Era stato contentissimo di autografarlo per la dottoressa, anche se divertito allo stesso tempo.
La dottoressa Arkwright vide che cosa aveva in mano Emily e arrossì in viso. Lo prese di fretta. “Grazie mille,” sussurrò.
Emily e Daniel lasciarono l’ambulatorio e andarono al parcheggio. Per essere il lunedì seguente al Ringraziamento faceva notevolmente caldo.
“Quante possibilità ci sono che quest’anno non vediamo la neve?” chiese a Daniel arrivando al pick-up.
“Onestamente non riesco a immaginare un Natale senza neve,” disse. “Sono sicuro che presto il tempo cambierà.”
Montarono entrambi sul furgoncino.
“Ci è stato parecchio di aiuto,” aggiunse Emily. “Pensa a quanto lavoro in più siamo riusciti a fare all’isola grazie al tempo!”
Daniel avviò il motore e il vecchio furgoncino tornò alla vita. “Lo so,” disse uscendo dal posteggio. “Siamo in anticipo sui tempi. E considerando che tutto deve essere pronto per aprile, è un gran bene.”
Emily pensò al fatto che l’isola fosse già stata prenotata, con mesi di anticipo, ancor prima che le capanne avessero il tetto!
“Come se la cavano Stu, Clyde ed Evan?” gli chiese.
“Benissimo,” le disse. “Non sapevo che ne avessero la stoffa. Ho sempre pensato che fossero pigri.”
Emily rise, ma si tenne i suoi pensieri sugli amici di Daniel per sé. Aveva finito con l’affezionarsi a loro nel corso delle settimane in cui avevano lavorato per vitto e alloggio, ma era difficile liberarsi della prima impressione che aveva avuto di loro!
“Be’, sono contenta che lavorino sodo,” disse a Daniel. “Abbiamo disperatamente bisogno dei profitti dell’isola, se le cose proseguono così.”
Daniel si voltò verso di lei, verso il sedile del passeggero. “Va così male?”
Emily fece una smorfia. “Sì. Purtroppo. Non abbiamo prenotazioni per l’inverno. Anzi, non abbiamo nessuno fino a marzo. Né nella rimessa, né alla casa di Trevor, né nella locanda principale. Ho dovuto anche tagliare i turni di tutti. Ci sono solo Lois e Parker a fare dei turni scelti. Vanessa e Marnie hanno acconsentito ad aver libero l’intero inverno, ma Matthew non è contentissimo dei tagli. Sta cercando di mettere via i soldi per una macchina nuova. Mi sento malissimo. Per fortuna il ristorante ha ancora molte prenotazioni, perciò Harry gli sta dando un po’ di lavoro lì. La spa va ancora bene, quindi tra quei due dovremmo farcela a superare il momento. Ma saranno due mesi tirati.”
La tempistica poteva essere una benedizione o una maledizione. Una benedizione perché la cosa avrebbe dato a Emily il tempo da trascorrere con la neonata, ma una maledizione perché i neonati erano costosi e l’ultima cosa che voleva era preoccuparsi dei soldi!
“No, non lo saranno,” le disse Daniel con determinazione. “Aprirò la falegnameria prima dell’inizio dell’anno, se devo. Tu e la piccola Charlotte avrete tutto ciò che vi serve. Te lo prometto.”
Emily sorrise, e si massaggiò il pancione rotondo. Daniel era concentratissimo sul fornire loro la migliore vita possibile. La rendeva molto felice. Era così fortunata ad averlo nella propria vita. Sperava solo che non si facesse venire un esaurimento a lavorare troppo. Era sempre un gioco di equilibrismo con Daniel, e spesso crollava!
“Non dovremmo magari provare a convincere Amy a sposarsi alla locanda, come aveva progettato di fare con Fraser?” suggerì Emily.
Daniel scoppiò a ridere, come se non avesse mai pensato a qualcosa di così ridicolo. “Dubito seriamente che lo voglia, dopo l’ultima volta. Non le farebbe riaffiorare ricordi sgradevoli? E perché Harry dovrebbe voler sposarsi nel posto in cui lavora?” Scosse la testa, profondamente divertito. “Però è un peccato. Magari puoi convincere un’altra delle tue amiche ricche a sposarsi quest’anno. Che ne dici di Jane?”
“Assolutamente no!” rispose Emily. “Jane non è il tipo che si sposa.”
Ma quel consiglio la fece pensare. Mentre scivolavano in un silenzio sereno, Emily cercò di immaginare dei modi più creativi di commercializzare la locanda nel corso dell’inverno. Si erano concentrati così tanto sull’isola, sulla spa, sul ristorante e sul bar da aver trascurato di pubblicizzare come si deve la locanda e tutto ciò che aveva da offrire. I matrimoni invernali potevano essere un buon approccio, soprattutto con la sala da ballo per le cerimonie e tutte le camere della locanda libere per gli ospiti! Avrebbe dovuto organizzare una riunione con Bryony, la loro maga del web ed esperta di marketing.
Daniel lasciò allora la strada principale, immettendosi nella stradina più piccola in direzione della scuola di Chantelle. La visita con la dottoressa era durata più del previsto, e adesso non c’era tempo di andare a casa prima di andare a prendere la bambina.
“Hai altre novità su Raven Kingsley?” le chiese guidando. “Quand’è la prossima assemblea cittadina sulla locanda?”
“Ancora non lo so,” disse Emily. “Aspetto di sentire qualcosa. Emetteranno un bollettino una volta che il consiglio urbanistico si sarà riunito. Sono sicura che ci vorrà ancora un po’.”
“Non sei preoccupata?” chiese Daniel.
“Certamente. La competizione, soprattutto da parte di una persona come Raven, è sempre una prospettiva che fa paura. Finora per noi è stato facile. Il mercato era nostro.”
“Così è stato facile?” scherzò Daniel facendo riferimento agli anni e ai mesi di lavoro che avevano dedicato alla locanda per farne un successo.
“Lo sai cosa voglio dire,” disse Emily. “Non abbiamo mai dovuto preoccuparci sul serio della bancarotta, prima.”
“E adesso sì?” chiese Daniel, e l’espressione spiritosa che aveva prima era completamente scomparsa.
Emily si morse il labbro. “Forse un po’ sì,” gli disse. “Se le cose non si sistemano in fretta. Ma non ti preoccupare, mi verrà in mente qualcosa. Un ballo di Natale. Con Roman che canta. Per cento dollari al biglietto!”
Stava solo scherzando. Usare la celebrità di Roman per il suo tornaconto personale non era cosa che avrebbe mai fatto. Ma un ballo di Natale per la città poteva essere un’idea carina.
Daniel pareva ancora in apprensione.
“Tesoro,” gli disse con decisione Emily. “Me ne occupo io. Non ti preoccupare. Niente, nemmeno la nuova locanda di Raven Kingsley, ci fermerà. Te lo prometto. Siamo troppo determinati per fallire adesso.”
Parlava con sicurezza, ma nei recessi della mente trovava posto anche il dubbio. E se quello fosse stato l’inverno che non sarebbero riusciti a superare? E se la sua vita perfetta fosse stata sul punto di andare in pezzi davanti ai suoi stessi occhi?
*
Daniel accostò nel parcheggio della scuola. La giornata era già finita, e i bambini stavano giocando nel grande cortile, supervisionati dalle insegnanti. Emily vide Chantelle giocare con Bailey e Laverne. Era davvero un sollievo che le ragazzine fossero tornate amiche.
Scese dal furgoncino e salutò con la mano l’insegnante di Chantelle, che stava sui gradini fuori dalla scuola. Salutò anche Tilly, la receptionist della scuola con cui Emily aveva legato di recente. Tilly stava facendo la pausa caffè del pomeriggio fuori sulla scalinata con il resto dei colleghi. Salutò con calore Emily.
Chantelle doveva essersi accorta dei genitori, perché corse loro incontro.
“Indovinate!” esclamò. “Per il concerto di quest’anno facciamo Canto di Natale alla dottor Seuss!
“Che cos’è?” chiese Emily.
“È il Canto di Natale di Charles Dickens ma tutto in rima, come nei libri del dottor Seuss,” le disse Chantelle. “E io faccio lo Spirito del Natale passato!”
Emily ne sapeva abbastanza da capire che si trattava di uno dei ruoli centrali della recita. Dopo Ebenezer Scrooge, lo spirito avrebbe sicuramente avuto più battute.
“Bravissima, tesoro!” disse abbracciandola forte.
Quando l’ebbe lasciata, Daniel la sollevò in aria.
“Che bella parte!” esclamò. “Sono davvero orgoglioso di te!”
La rimise a terra, e Chantelle prese qualcosa dalla borsa a tracolla.
“Queste sono le mie battute,” disse sollevando uno spesso libro con in copertina un’illustrazione nello stile riconoscibile del dottor Seuss. “La recita sarà venerdì 18 dicembre.”
Emily guardò Daniel, le sopracciglia alzate. La piccola Charlotte per allora sarebbe già nata! Improvvisamente le parve tutto incredibilmente reale. E tanto, tanto entusiasmante.
“Non hai moltissimo tempo per imparare tutte le battute,” disse Daniel a Chantelle. “Tre settimane?”
“Lo so,” gli disse, facendosi improvvisamente molto seria. “Ma posso farcela.”
“Certo che puoi,” le disse Emily.
Montarono tutti sul furgoncino e Daniel avviò il motore. Il mezzo si mise in moto con un borbottio.
“Quando sarò arrivata a casa posso cominciare a decorare la locanda per Natale?” chiese Chantelle dal sedile posteriore.
Emily rise e si guardò oltre la spalla. “Abbiamo appena festeggiato il Ringraziamento.”
“Lo so,” rispose Chantelle. “Ma il Natale mi piace tantissimo. Non vedo l’ora di sostituire le bandierine di foglie autunnali con quelle di fiocchi di neve.”
Daniel si mise a ridere. Guardò Chantelle nello specchietto retrovisore.
“Puoi decorare la locanda come vuoi,” disse.
Emily sorrise tra sé. Adorava la creatività di Chantelle, e adorava il modo in cui la sua casa veniva trasformata per ogni festività, per ogni stagione, dalla mano della bambina. Non avrebbe scambiato questa cosa con nulla al mondo – non per i ragni di plastica che continuava a trovare dietro ai mobili dal giorno di Halloween né per le minuscole bandierine americane tra le assi del pavimento dal quattro di luglio. La sua vita era perfetta. E, incrociando le dita, così sarebbe rimasta.
*
Pochi minuti dopo tornarono a casa, e Daniel parcheggiò fuori dalla locanda. Il vasto vialetto adesso era completamente vuoto. In assenza delle automobili degli ospiti a riempire i posteggi esterni, il vialetto pareva improvvisamente enorme.
Salirono i gradini del portico e oltrepassarono il grande portone della locanda. Entrando Emily scoprì, con sua sorpresa, che le decorazioni autunnali erano già sparite. Era mancata da casa per appena un paio d’ore, ma qualcuno aveva trasformato di nuovo la locanda in una tela bianca. Chi poteva essere stato?
Pensò che Lois e Marnie avessero usato un po’ del tempo extra dovuto ai turni lenti per riordinare, o magari era stata Vanessa durante il turno delle pulizie. Ma poi udì delle voci venire dal soggiorno e istantaneamente capì chi aveva promosso le pulizie.
Andò in soggiorno, ed ecco la colpevole: Amy. Amy era così organizzata che non era strano che avesse messo via immediatamente le decorazioni del Ringraziamento.
Non era sola, però. Seduta sul divano accanto a lei, davanti al fuoco, con la testa di Mogsy a riposarle in grembo, a bere quella che sembrava cioccolata calda con marshmallow, c’era Patricia. Non solo fin dal primo assaggio del dolce smore si era abituata ai marshmallow, ma aveva anche imparato ad apprezzare l’affetto di un maleodorante cane che sta facendo la muta. E, cosa più importante, era rimasta per l’intero weekend del Ringraziamento. Era un miracolo, per quanto riguardava Emily, che lei e sua madre avessero trascorso tre intere giornate insieme senza uccidersi a vicenda. Le cose sembravano davvero cambiare per il meglio. Anzi, Emily aveva un po’ di nostalgia al pensiero che sua madre sarebbe partita quel giorno.
“Amy!” esclamò Chantelle quando vide l’amica di Emily seduta sul divano. “Possiamo addobbare la locanda per Natale. Hai preso la roba?”
Emily si accigliò e guardò Daniel, perplessa. Dall’espressione di lui capì che era incuriosito e divertito quanto lei.
“Certo che sì,” rispose Amy con un largo sorriso.
Afferrò un sacchetto dal pavimento, dove era rimasto nascosto dal divano. Emily riuscì a vedere un tessuto argento brillante, fiocchi di neve luccicanti e ghiaccioli di plastica fare capolino dalla sporta strapiena.
“Cos’è tutta quella roba?” esclamò. “Avete complottato! Tutte e due!”
Fece a Chantelle il solletico sulle costole e la bambina lanciò un gridolino. Poi si liberò dalle dita di Emily e corse da Amy. Afferrò il sacchetto e guardò dentro.
“Forte,” disse a Amy. “Possiamo cominciare subito?”
Amy guardò Emily come in cerca di approvazione.
“Non guardare me,” disse ridendo Emily, alzando le mani come chiedendo una tregua. “Voi due chiaramente avete fatto i vostri piani!”
Entrambe si affrettarono nel corridoio e si misero ad appendere sul soffitto luminarie natalizie e a spruzzare neve finta sulle lastre di vetro delle finestre. Emily le osservò dalla soglia, posandosi lì con le spalle. Provava una grande gioia natalizia.