Skyler: S.O.S. emergenza! Vieni subito a casa mia, ho bisogno di te.
Questo è il messaggio che ho appena ricevuto.
Dopo il pomeriggio passato a casa di Skyler e famiglia, mi sono scambiata il numero con lei, con James e con la tavoletta di cioccolato, chiamato anche Connor.
Non ho pranzato, perché alla fine Amanda ha detto che siamo stati papà e io a rompere il vaso preferito della mamma, e così lei ha iniziato a ignorarci, anche per quanto riguarda il pranzo o la cena.
Si rifiuta categoricamente di cucinare per noi e, considerato gli incidenti successi in passato a me o mio padre mentre provavamo a preparare qualcosa che implicasse l'utilizzo del fuoco o degli elettrodomestici, ci rifiutiamo di entrare in cucina, anche solo per prepararci un panino.
Tanto appena la mamma esce con le sue amiche, io e papà le svuotiamo la dispensa.
Metto di fretta le scarpe, e mi fiondo giù dalle scale per arrivare alla porta di ingresso il più in fretta possibile. Spalanco la porta, avviso i miei genitori che esco, e inizio a correre per strada.
Se Carly mi vedesse correre si metterebbe a ridere, probabilmente pensando di essere fatta.
Io non corro mai.
Sono una persona pigra, molto pigra.
Accorcio la strada da fare passando per un parco. Immersa nei miei pensieri non mi accorgo di una roccia nel terreno, su cui inciampo e finisco nel laghetto del parco.
Sapevo io che le gioie non sarebbero durate molto nella mia vita.
Mi rialzo in piedi nella fontana, e l'acqua è talmente bassa che non mi arriva neanche al ginocchio.
Qualcuno mi porge la mano per aiutarmi ad uscire dalla fontana, così l'afferro ed esco.
Ad aiutarmi è stato un ragazzo.
Biondo e occhi azzurri.
Forse sono ancora in tempo per una gioia.
Mi scruta attentamente. «Stai bene?»
Prendo qualche boccata d'aria, in affanno per la corsa. «Sì, tutto bene. Grazie per l'aiuto.»
Faccio per riprendere a correre, dato che Skyler mi sta aspettando, ma rischio di cadere di nuovo e il ragazzo mi afferra al volo.
Che figura di merda.
Lo guardo, imbarazzata, e appena appura che sia stabile, mi lascia andare.
«Pensi di riuscire a camminare senza incidenti?»
«Probabilmente no, non sono una persona fortunata.» Gli sorrido e riprendo a correre, e sento in sottofondo la sua risata.
Esco dal parco e continuo a correre sulla strada, ma ad un certo punto mi ritrovo con il culo per terra, e un dolore alla fronte.
Sono andata a sbattere contro un palo.
Sono davvero andata a sbattere contro un fottuto palo.
Devo smettere di pensare mentre corro.
O posso smetterla di correre.
Mi rialzo in piedi, massaggiandomi la fronte, e riprendo a correre.
Appena arrivo davanti a casa di Skyler, busso subito e appoggio le mani sulle ginocchia, per riprendere fiato.
Sky mi guarda attentamente, e poi si sofferma su un punto più alto dei miei occhi. «Spiegami perché hai il fiatone, perché sei fradicia, perché hai la fronte rossa e perché hai un livido sul braccio.»
La guardo negli occhi. «Ho il fiatone perché ho corso, sono fradicia perché sono caduta in un laghetto in un parco, ho la fronte rossa perché sono andata a sbattere contro un palo e il livido non so quando né come me lo sono procurato.» Riprendo fiato perché non mi ero resa conto di aver parlato velocemente. «Comunque, perché mi hai scritto "S.O.S. emergenza"? Stai bene?»
«Sì, sto bene. Devo andare a dar da mangiare al gatto di una vicina, e ho bisogno di qualcuno.»
La guardo stralunata. «No, fammi capire, ho rischiato di morire annegata, di avere un danno celebrare e di perdere i polmoni a causa della corsa, per un gatto?»
Mi fa gli occhi dolci. «Ma io ho paura dei gatti, e poi il gatto è pure nero. Porta sfiga.»
Come se non fossi già sfigata abbastanza, dovrei pure venire con te da un gatto nero?
Mi massaggio le tempie con gli indici. «Non potevi chiedere a qualcuno della tua famiglia?»
«No, sono a casa da sola.»
Faccio un sospiro stanco. «E non potevi aspettare che arrivasse qualcuno per poi andare dal gatto?»
Spalanca gli occhi. «Scherzi? Già quel gatto è il figlio del demonio, se poi lo faccio aspettare per dargli da mangiare, appena apro la porta mangia me.»
«D'accordo, andiamo.»
Salta sul posto. «Davvero verrai con me?»
«Ho alternativa?»
Ridacchia. «Beh, no. Entra, ti presto dei miei vestiti asciutti.»
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«A cosa ti serve quella torcia?» le chiedo, vedendola con l'oggetto in mano.
Skyler si gira verso di me. «Non vorrei che scappasse mentre apro la porta e, dato che è nero, uso la torcia per vederlo.»
Non potrà essere così terribile quel gatto.
Arriviamo davanti alla porta, e lei mi guarda, seria in volto. «Sei pronta?»
Alzo gli occhi al cielo. «Sky, non stiamo andando in guerra. Apri quella dannata porta, grazie.»
Gira la chiave e punta la torcia verso il basso. Appena apre la porta un poco, ecco che il gatto nero si avvicina e ci soffia. Skyler impallidisce e chiude di scatto la porta.
La guardo confusa. «Perché hai chiuso la porta?»
«Perché devo accendere la luce, ma per farlo devo aspettare che il gatto si allontani dalla porta, per evitare che scappi, o che provi a tranciarmi un braccio.»
Ridacchio, divertita dalla sua paura. «Come si chiama il gatto?»
«Jack. La padrona ne è fissata.»
«Jack, come quello di Titanic?» le chiedo.
Mi guarda negli occhi. «No. Jack come Jack lo squartatore.»
Apre la porta ed entriamo definitivamente. Il gatto nero, Jack, è in corridoio e ci fissa. «Perché Jack lo squartatore? Non sembra così terribile come gatto.»
Mi avvicino per accarezzarlo, ma il gatto mi soffia e prova a graffiarmi. Mi allontano di scatto e sgrano gli occhi. «Porca troia, questo gatto è peggio di Amanda con la croce!»
Sky mi guarda confusa. «Di che cosa stai parlando?»
«Ho provato ad esorcizzare una bambina insieme a mio padre.»
«Ma Amanda non è la nipote della signora Porter?»
«Infatti. Abbiamo provato a esorcizzarla perché diceva di vedere anche lei il signor Mike.»
«Inquietante» mormora.
Sono pienamente d'accordo con te.
Sky si mette vicino a me e insieme ci spostiamo verso la cucina. Camminiamo lentamente e teniamo d'occhio il gatto per paura di un suo passo falso.
Appena entriamo in cucina il gatto nero prende la rincorsa e viene verso di noi, ma Skyler chiude di scatto la porta, girandosi verso di me. «Tu tieni chiusa la porta, quelle scorrevoli le sa aprire, mentre io gli metto da mangiare.»
Una volta finito apriamo la porta e ci allontaniamo subito, andando dietro al tavolo, per evitare un'eventuale aggressione da parte del gatto.
Ma quando si spalanca la porta non c'è più traccia di Jack, quindi usciamo lentamente, guardandoci intorno.
Ad un certo punto sentiamo soffiare, così corriamo subito verso la porta, spegniamo le luci e usciamo subito.
Quel gatto è davvero il demonio.
Guardo Skyler e le punto un dito contro. «Non lo farò mai più. Mi è venuto un infarto, credo che dovrò inviare alla tua vicina la fattura del cardiologo.»
Skyler ride. «Te lo avevo detto io che quel gatto era il figlio del demonio.»