“Oh, no, cara,” commentò la custode. “Quello era il ricordo del rituale di accoppiamento di un'altra sposa umana. La registrazione ha qualche anno, e appartiene a una sposa che abbiamo spedito quando il programma era appena iniziato.” La Custode Egara accennò un sorriso, il primo che le avevo visto fare da quando ero entrata nell'edificio parecchi giorni fa. Era zelante nel suo lavoro. Molto premurosa, come se la felicità di ogni guerriero senza compagno della galassia la interessasse personalmente.
“Vuol dire che... io? Era... quello?” Cosa volevo dire? “Era reale?”
“Oh, sì. I neuro-processori usati dal sistema di accoppiamento saranno impiantati dentro il suo corpo durante la fase finale del trasporto. Non solo i NP la aiuteranno a comprendere e a parlare la loro lingua, ma sono anche stati pre-programmati per registrare la sua cerimonia di accoppiamento, così da poter assistere le altre spose nel loro abbinamento. Così come l'esperienza di quell'altra donna è stata usata per aiutare lei.”
Tremai, e sperai che mi avesse lasciato lì, in quel mondo di sogni, per qualche altro minuto. Ne volevo di più. Lo bramavo. “Il mio compagno sarà così?” Così come, non ne ero sicura. Non avevo visto i loro volti, ma lo sapevo. Sapevo che lo volevo. Li volevo.
Ma due uomini? Questo mi confondeva.
“C'erano due uomini. Ero abbinata a due uomini?”
La custode scosse la testa. “No. Sei stata abbinata a un uomo soltanto. E il tuo compagno primario sarà un guerriero, ma non sarà quel guerriero.”
Che voleva dire compagno primario?
Sussultai. Provai a immaginare cosa mi sarebbe successo. Il mio compagno sarebbe stato così grosso? Così forte? Avrei provato quello che aveva provato l'altra sposa? Il mio compagno avrebbe voluto includere un secondo uomo nella nostra cerimonia di accoppiamento? Avrei voluto che lo facesse? Quello che avevo appena sperimentato andava al di là della voglia, fino alla totale fiducia. Una lussuria irrazionale, feroce. Sarei stata felice come lei di venir reclamata?
Non avevo mai immaginato di venire sculacciata prima d'ora. L'avevo sempre visto come una punizione, e quindi non mi sarei mai offerta volontaria per quello. A dire la verità, non volevo proprio essere abbinata a un compagno alieno. Ma eccomi qui, legata a questo cavolo di lettino nel centro di elaborazione, ed era tutta colpa mia. Mi ero offerta volontaria per il Programma Spose Interstellari per aiutare mio fratello a ripagare i debiti che aveva con certa gentaccia. Aveva tre figli, una moglie, e se non avesse pagato una grossa somma in contanti si sarebbero ritrovati per la strada. O peggio. Molto peggio.
Il mio lavoro di insegnate di asilo riusciva a malapena a darmi di che vivere. Non avevo soldi extra da dare a mio fratello. Ma questo potevo farlo.
Fino ad ora, non avevo pensato che ci sarebbe stato qualcosa di piacevole durante il processo di abbinamento. Dubitavo dell'abilità del programma spose nel trovare un abbinamento adatto. Voglio dire, veramente? Come poteva uno stupido computer stabilire quale uomo nell'intera galassia fosse perfetto per me? Non avevo mai trovato l'uomo giusto sulla Terra, come potevano loro trovare qualcuno da abbinarmi su un lontano pianeta alieno? Il piacere vibrante che avevo appena provato mi faceva ben sperare. Molto. Per la prima volta nel corso delle ultime settimane pensavo che, forse, sarebbe andato tutto bene. Forse offrirmi volontaria per il Programma Spose Interstellari non era stato l'errore più grave della mia vita.
Errore o meno, la famiglia era pur sempre la famiglia. Solo così potevo aiutare mio fratello. Il mio corpo e la mia vita erano le uniche cose di valore che avevo. Non ero ricca, ma ero giovane e fertile e senza legami. Diamine, più che altro senza ispirazione. Avevo avuto tre fidanzati in cinque anni, e nessuno di loro mi aveva fatto venire tanto intensamente quanto... quella simulazione neuronale. Con i ricordi di un'altra donna.
Oh, Dio, volevo una di quelle grandi, profondi voci dietro di me. Volevo una mano enorme avvolta attorno alla mia gola e una lingua calda che mi massaggiava il clitoride. Volevo essere tenuta ferma mentre qualcuno mi scopava da dietro. Volevo...
Il mio monitor emise un bip e io arrossii, sapendo che stava percependo l'aumento del mio battito, mentre rivivevo tutto quello che mi era appena accaduto. No, non era successo a me, ma a lei. All'altra donna. Quella che la Custode Egara aveva mandato su Prillon. Quella che era stata reclamata da un guerriero. Un guerriero grande, forte, con un cazzo enorme. Il suo compagno primario. Qualunque cosa volesse dire.
“Quindi mi avete abbinata a quel pianeta? Al pianeta di quella donna?”
La Custode Egara annuì in modo secco. “Sì. A un guerriero di Prillon Prime.”
Prillon Prime? Ero stata abbinata a Prillon Prime? Quel pianeta abitato da quella razza guerriera di giganti? Le brochure del programma dicevano che i guerrieri Prillon richiedevano delle spose mentre prestavano ancora servizio come militari. Erano una delle tre razze che tenevano le loro spose assieme a loro sulle navi da battaglia. Nello spazio. In prima linea in quella guerra tra le razze biologiche e lo Sciame, le forme di vita artificiale e le razze di cyborg che stavano provando a conquistare l'universo. La guerra era arrivata sulla Terra, e la Coalizione aveva accettato la Terra tra le sue file, a costo di condizioni severissime.
Spose. Mille l'anno. La maggior parte delle spose della Terra erano criminali. I politici della Terra non avrebbero dovuto sacrificare i criminali per raggiungere la quota di spose aliene, ma eccomi qua, una volontaria che sperava di non aver commesso il più grosso sbaglio della sua vita.
Ricordai di aver letto che i maschi Prillon erano estremamente fiduciosi nelle loro abilità di guerrieri quando si trattava di proteggere le loro compagne. Dappertutto. I guerrieri Prillon non si ritiravano mai dalla battaglia ed erano la razza più temuta della Coalizione Interstellare. Combattevano in prima linea, e i loro comandanti ero a capo dell'intera flotta interstellare.
Porca troia. Non sarei andata su un pianeta! Sarei andata a vivere su una nave spaziale in mezzo al nulla! E davvero combattevano contro altre navicelle? O contro i cyborg. O che altro! Il monitor del battito cardiaco cominciò a suonare ancora una volta, e questa volta non provavo eccitazione. Ma panico.
Scossi la testa. Una volta. Due. “No. Ci dev'essere stato un errore.”
“Nessun errore.” Mi guardò storto. “Il suo abbinamento ha una compatibilità del novantanove per cento.”
“Ma...” Volevo andare su Forsia, o sui pianeti gemelli di Ania e Axion, dove vivevano in città piene di ristoranti, feste e lusso. Non volevo andare su una nave da guerra nello spazio!
“Silenzio.” Sibilò quella parola come se fosse un gatto arrabbiato. “È cosa fatta, l'abbinamento è completo. Ha già firmato. La sua famiglia verrà pagata, come da lei richiesto. A meno che non voglia restituire lei quel denaro, onorerà il suo obbligo legale nei confronti del programma. Lei ha scelto il protocollo di abbinamento. Deve rispettare i risultati.”
La Custode Egara era piuttosto cortese, sulla ventina, e persino carina, ma un po' brusca. La capivo. La donna alla reception mi aveva detto che non ce n'erano molte di volontarie. La maggior parte delle donne elaborate dalla Custode Egara erano criminali condannate le cui uniche due scelte erano o entrare il Programma Spose Interstellari o scontare la loro pena in prigione.
“Mhmm... penso che aggiungerò questa scenata ai suoi dati come sposa. Il suo nuovo compagno deve essere avvertito della sua impertinenza.”
Spalancai gli occhi e la bocca.
“Un momento! Io non ho mai acconsentito a quello!” Impaziente, strattonai un paio di tamponi appiccicosi che mi avevano attaccato alle tempie e feci una smorfia, mentre si impigliavano nei miei lunghi capelli neri. Li diedi all'assistente, che finì di scollegarmi da tutti gli altri cavi e lasciò la stanza. La Custode Egara doveva aver capito che ero sul punto di ficcarle il tablet su per il culo, perché subito fece un gesto con la mano per calmarmi.
“Va bene, signorina Johnson. Lo cancellerò dal suo profilo.” Toccò lo schermo e si accigliò. I suoi lunghi capelli erano legati in uno stretto chignon e le tendevano la pelle facendola apparire ancora più severa. “Ora, per il verbale, dica il suo nome.”
Inspirai, espirai. “Hannah Johnson.”
“Signorina Johnson, è o è mai stata sposata?”
“No.”
“Ha figli?”
“No.” Alzai gli occhi al cielo. Me lo avevano già chiesto. Avevo firmato questa roba in triplice copia, ed ero sicura che le appariva sul tablet.
“Eccellente.” Toccò lo schermo un po' di volte senza guardarmi. “Signorina Johnson, sono tenuta a informarla che avrà trenta giorni per accettare o rifiutare il compagno scelto per lei dai protocolli di abbinamento.” Sollevò la testa e mi sorrise. “Ma, comunque, a giudicare da questi risultati, penso che non ce ne sarà bisogno.”
Non avevo tutta questa fiducia nel programma che utilizzavano per abbinare le spose ai loro compagni, ma mi fu assicurato che la scelta finale sarebbe stata la mia. “Va bene.”
“A prescindere dalla sua scelta, non ci sarà alcun ritorno sulla Terra. Se il suo nuovo compagno è inaccettabile, potrà richiederne un altro dopo trenta giorni... sempre su Prillon Prime. Potrà continuare questo processo fino a quando non avrà trovato un compagno che le si addice.”
“Warden, voglio solo sapere...”
Sospirò. “Ha già firmato i documenti. Signorina Johnson, mi sento obbligata a ricordarle che, al momento, lei non è più una cittadina della Terra, ma una sposa guerriera su Prillon Prime e, in quanto tale, sarà soggetta alle leggi e agli usi del suo nuovo mondo.”
“Ma –”
“Hannah, lei è stata assegnata a uno dei più feroci guerrieri di quel mondo. Dovrebbe esserne fiera. Lo serva per bene.” Non ero sicura se l'ordine della Custode Egara servisse a incoraggiarmi o a spaventarmi, ma non dovetti chiedermelo a lungo. A quanto pare, lei ne sapeva più di me. Forse le piacevo più di quanto non credessi. Se fossi stata una serial killer, mi avrebbe mandata lo stesso da questo feroce guerriero? Mentiva alle donne riguardo a quanto fossero fantastici i loro compagni così da far loro desiderare ancor di più di lasciare la Terra?
La Custode Egara si avvicinò e scostò la sedia su cui sedevo. Ci fu una piccola scossa, e un'apertura blu acceso apparve sul muro. Ero ancora ben legata, e non potevo fare nulla mentre appariva un lungo ago. L'ago era attaccato a un lungo braccio metallico nel muro. Provai a indietreggiare, e la Custode Egara alzò la voce così da farsi sentire al di sopra del liquido blu che ribolliva sotto di me.
“Sta' ferma, Hannah. Ora ti impianteremo il NP. Niente da temere.” Il suo sorriso era forzato, le sue labbra sottili, ma almeno ci provava, a rassicurarmi. Ebbi la sensazione che non lo faceva spesso.
Scivolai dentro quella piccola nicchia e sentii la puntura dell'ago su una tempia, e poi sull'altra. Ero abbastanza sicura che quella sensazione strana e fortissima che ora sentivo su entrambi i lati della testa mi avrebbe provocato un'emicrania tremenda. Rassegnata a soffrire gli effetti del NP, fui abbassata in un bagno caldo di qualche tipo. Una luce blu mi circondava.
“Hannah Johnson, quando si sveglierà il suo corpo sarà stato preparato per le abitudini di abbinamento di Prillon Prime e per le richieste del suo compagno. Lo troverà ad aspettarla.”
Porca troia. “Ora? Ora?” Lottai contro i lacci che mi bloccavano i polsi al tavolo. “Non ho nemmeno salutato mio fratello! Aspettate!”
Per qualche motivo, la mia rabbia e la mia frustrazione scomparvero, come lavate via dal bagno caldo. Che diavolo c'era in quell'acqua? Mi sentii così rilassata, così felice.
Così intorpidita.
La voce smorzata della Custode Egara fu l'ultima cosa che sentii al di sopra del mormorio silenzioso dell'attrezzatura elettronica e delle luci. “Il procedimento inizierà tra tre... due... uno...”
E tutto si fece nero.
Capitolo Due