Capitolo 1
1
GRACE
«Siete dalla parte sbagliata della legge, Sceriffo.» La voce di Papà mi arrivò fin dove mi trovavo, nascosta dieci metri più in alto sul promontorio. Era rozza e profonda, carica di cattive intenzioni nel riecheggiare contro le rocce. I suoi abiti erano vecchi e stracciati. Era sporco, il sole caldo gli faceva colare rivoli di sudore attraverso la polvere che aveva sul collo.
«La parte sbagliata di una pistola,» replicò Travis, in piedi accanto a lui a ridere, per poi sputare un grosso ammasso di tabacco masticato sulla terra ai suoi piedi. Non dovevo trovarmici vicino per sapere che puzzava da morire. Se anche il ruscello dietro casa fosse stato pieno d’acqua invece che secco in quel periodo dell’anno, non avrebbe avuto importanza. Quell’uomo semplicemente si rifiutava di lavarsi.
Papà rise, sicuro del fatto che, per quanto fossero stati inseguiti da due uomini, erano lui e mio fratello ad impugnare le armi. Era come se fossero stati dal lato giusto della legge e non parte della famigerata g**g Grove, che aveva appena svaligiato la banca di Simms.
Strisciai più vicino al bordo del promontorio, l’erba alta che mi nascondeva alla vista. Al di sotto si trovavano l’ansa del ruscello e il punto in cui Papà e Travis si erano nascosti nel boschetto di pioppi che ne seguiva il corso, in attesa che lo sceriffo li raggiungesse per poi tendergli un’imboscata.
I due poliziotti erano stati costretti a smontare da cavallo e adesso i loro animali stavano bevendo, inconsapevoli del fatto che le vite dei loro cavalieri fossero in pericolo.
«Dovremmo ucciderli, Travis, o magari sparargli e lasciarli agli avvoltoi?»
Papà l’avrebbe fatto. Era un uomo cattivo e crudele che avrebbe sparato ad una persona per poi lasciarla a soffrire di una morte lenta, per dissanguamento, da sola nel bel mezzo del nulla.
Sarebbe stato un peccato, però. Gli uomini che se ne stavano lì con le mani alzate e le pistole gettate a terra ai loro piedi erano decisamente belli e degni di vivere. Degni di farsi osservare da me, e non dopo che Papà gli avesse conficcato un proiettile nel ventre.
Dalla mia posizione, riuscivo facilmente a distinguere la stella di latta sull’ampio petto dello sceriffo. Il cappello gli riparava gli occhi dal sole, per cui non riuscivo a dire di che colore fossero, ma aveva i capelli scuri che ne uscivano a riccioli da sotto. La sua bocca formava una linea sottile, la mascella squadrata era serrata. Non era felice. Nonostante fosse nascosto dalla camicia attillata e dai pantaloni eleganti, ogni muscolo nel suo corpo era teso. Aveva le mani lungo i fianchi, le lunghe dita che si flettevano e si arricciavano. Era come se fosse stato carico, in attesa del momento giusto per colpire. Se non fosse stato preso di mira da una pistola, la sua stazza e il suo peso lo avrebbero reso un avversario temibile. Io non ero bassa, ero piuttosto alta per essere una donna, ma credo che gli sarei arrivata al massimo al naso. Mio padre e mio fratello erano di bassa statura ed esili, il che rendeva le loro armi il loro unico vantaggio in quella resa dei conti.
Guardare lo sceriffo suscitò qualcosa in me. Mi risvegliò. Mi fece vedere un uomo con occhi diversi, quelli di una donna interessata. Attratta. Perché lui? Perché in quel momento? Non avevo mai provato alcun genere di desiderio prima di allora. Il mio cuore non aveva mai perso un battito, il respiro non mi si era mai mozzato alla sola vista di un uomo. Per quanto fossi decisamente una donna – i miei seni ben stretti sotto una fascia ne erano la prova – non mi ero mai comportata come tale. Non essendo stata cresciuta come l’unica femmina in famiglia, non mi ero mai immaginata che sarei mai stata come una di loro... ad indossare abiti piacenti, corsetti, belle cuffie per il sole, figuriamoci a desiderare un uomo.
Tutti quelli che avevo incontrato erano sempre stati cattivi, burberi e brutti.
Quell’improvviso interesse era la ragione per cui trovavo altrettanto interessante anche l’uomo che gli stava accanto? Non ne avevo mai visto uno con i capelli rossi. Non indossava il cappello, per cui gli scuri riccioli castano ramati gli scendevano sulla fronte in maniera elegante. Perfino nonostante fossimo distanti, non potei non notare i suoi occhi verdi, dello stesso colore dell’erba su cui mi trovavo. Non sembrava intimorito o impaurito. Sembrava... furioso. La sua rabbia nei confronti di mio padre e mio fratello era palese.
Strisciai un po’ più vicino al bordo, l’erba soffice che mi faceva da cuscino, estraendo la pistola al mio fianco. Sbavandogli addosso. Forse per via del fatto che fossi tanto abituata alle minacce e alle intimidazioni di mio padre e mio fratello, mantenni la calma in una situazione tanto tragica e osservai il bellissimo duo. Oddio. Erano virili. Intensi. Imponenti, nonostante si trovassero di fronte alla canna di una pistola.
Papà e Travis si sentivano uomini quando brandivano le loro armi. Ne avevano bisogno per sentirsi potenti. Gli altri due... trasudavano potere di loro.
Sapere che erano a caccia di alcuni membri della banda Grove, impazienti di consegnarli alla giustizia, non faceva che renderli più affascinanti. Non erano come la mia famiglia. Erano migliori. Di più. E ciò non faceva che intrigarmi ulteriormente. Per la prima volta in vita mia, volevo far scorrere le mie mani su un uomo. Due uomini. Volevo sentire i loro corpi duri, prendere la loro mandibola nel palmo e sentire la loro barba solleticarmi la pelle. Volevo sentirmi piccola, femminile. Volevo sentire. Con loro, sapevo che l’avrei fatto. Ma loro non sarebbero rimasti passivi come in quel momento. Si sarebbero presi ciò che volevano da me.
Quell’idea era così sbagliata, poichè Papà faceva proprio così. Oh, non allo stesso modo, ma si prendeva. E si prendeva. Papà – e anche Travis – rendevano la mia vita uno schifo. Avevo cucinato e pulito come una serva. Una schiava, più che altro, dal momento che non ero mai stata ripagata per i miei sforzi. Quando Papà prendeva a bere, io mi nascondevo, avendo scoperto che gli piaceva sfogare la propria rabbia su di me. Travis non mi proteggeva mai, mi diceva solamente che me lo meritavo. Che ero solamente una donna inutile.
Il loro controllo su di me mi aveva tenuta costantemente in bilico tra il lato giusto e quello sbagliato della legge. Non avevo mai commesso nessuno dei crimini per cui il nome della mia famiglia era rinomato, ma ero decisamente colpevole in quanto complice. Sarei potuta andare dallo sceriffo in qualunque momento e consegnarli alla legge, dire loro esattamente dove avrebbero potuto trovarli, quando avrebbero fatto la rapina successiva. Tuttavia non l’avevo fatto, nemmeno una volta, perchè temevo per la mia vita. Papà non era uno che abbracciava. No, era uno che picchiava.
E poi, aveva scoperto che valore potesse avere una misera donna. L’unico modo in cui pensava che una donna potesse valere qualcosa. Che stronzo.
Ecco perché mi trovavo lì in quel momento. Quei poliziotti non erano gli unici a volerli punire.
«Falla finita, Grove,» disse lo sceriffo. La sua voce era tagliente come la lama di un coltello.
Papà e Travis risero, chiaramente convinti di avere loro il controllo della situazione, di avere loro il potere, di poter decidere loro quando e come porre fine alle vite di quei due uomini.
«Non siete nella posizione di avanzare alcuna minaccia, Sceriffo,» disse Travis. «Siamo noi a impugnare le pistole.»
Non erano gli unici. Acquattata nell’erba, poggiai la pistola di fronte a me, prendendo la mira. Ero più abituata al fucile, ma la Colt che avevo preso a Barton Finch sarebbe andata bene. Ripensandoci, avrei dovuto sparargli con quella. Era stato uno stupido sbaglio da parte mia, lasciarlo in vita dopo ciò che aveva voluto fare. Ce l’avevo avuta così tanto con mio padre che ero andava via di corsa. Avevo dato la caccia a lui e Travis.
Sognavo di uccidere ciò che era rimasto della mia famiglia da tempo. Me ne stavo sdraiata nel letto la notte a immaginarmi come l’avrei fatto. Bramavo liberarmi di loro. Papà aveva insegnato ai miei fratelli come sparare e mi aveva assecondata permettendomi di fare pratica accanto a loro, ma probabilmente non si era mai immaginato che avrei puntato la pistola contro di lui. Per poi sparare.
Provavo un odio nei suoi confronti che praticamente era infetto.
Potevamo anche condividere lo stesso sangue, potevamo vivere nella stessa casa diroccata, ma io non ero affatto come loro. I miei pensieri oscuri erano concentrati solamente su di loro e nessun altro. Non auguravo del male a nessun altro. Non gli avrei permesso di uccidere due uomini innocenti. Non uomini che stavano facendo il loro lavoro, che cercavano di mantenere la pace. Che cercavano di fare giustizia.
«È ora di conoscere il tuo Creatore, Sceriffo.» Papà caricò la pistola.
Lo feci anch’io. E sparai per prima.
Il forte scoppio fece sobbalzare lo sceriffo, ma fu Papà a cadere a terra.
«Questo è per avermi data a Barton Finch,» sussurrai, guardando Papà contorcersi, mentre si premeva una mano contro il buco provocato dal proiettile nella sua coscia, il sangue che gli colava tra le dita. Urlò di dolore, imprecando, cercando di capire da dove fosse giunto lo sparo.
Colsi l’attimo in cui Travis abbassò lo sguardo su di lui, fissando sconvolto e confuso ciò che era appena accaduto, per caricare di nuovo la pistola. Non fu difficile prendere la mira: Travis era un bersaglio immobile, molto più grande di una bottiglia di whiskey vuota alla quale ero abituata. Sparai.
Cadde sul posto.
«E questo, Travis, è perché sei uno stronzo.»
Lo sceriffo e l’altro uomo si accucciarono d’istinto per cercare di rimpicciolirsi, ma andarono da Papà e da Travis, afferrando le loro pistole così che non fossero più una minaccia.
Non li avevo uccisi, ma adesso Papà e Travis non avrebbero più fatto del male agli altri uomini. Porre fine alle loro vite sarebbe stato troppo bello per loro, troppo facile. Gli avevo sparato proprio come loro avrebbero fatto allo sceriffo e all’altro uomo. Ma a differenza della mia famiglia, io mi ero assicurata che le ferite inflitte fossero curabili, se prese per tempo. Ci trovavamo a qualche miglio da Simms. Lo sceriffo avrebbe potuto trascinare i loro corpi sanguinanti fino in paese per far sì che se ne occupasse un dottore, per poi farli impiccare. Oppure, avrebbe potuto lasciarli a marcire. A lui la scelta. Ciascuna delle due cose a me stava bene.
Infilandosi le armi nel retro dei pantaloni, lo sceriffo e l’altro uomo ripresero le proprie pistole, voltandosi di scatto per puntarle verso di me. I loro sguardi scrutarono il bordo del promontorio in cerca del tiratore. Di me.
Forse ero crudele quanto mio padre nel lasciare lui e Travis lì a soffrire, ma dopo ciò che mi avevano fatto? Dopo avermi data a Barton Finch quella mattina, non avevo più pietà. Ero sfuggita ad uno stupro. A malapena. Solo non mi ero aspettata che la mia vendetta sarebbe giunta tanto in fretta. Ora, l’avevo ottenuta. Mi alzai e mi sistemai il cappello, abbassando un’ultima volta lo sguardo sulla scena, con un sorriso in volto alla vista di Papà e di Travis che soffrivano e si contorcevano. Cazzo, avrei dovuto far fuori Barton Finch quando ne avevo avuto l’occasione, a quel punto tutta la g**g Grove sarebbe morta o presto impiccata.
Quando gli altri due uomini mi videro, li fissai per un breve istante e mi chiesi come sarebbe stato appartenere a loro, sapendo che non sarebbe mai accaduto.
Due uomini non desideravano una sola donna, ed io mi comportavo a malapena come tale. Non possedevo nemmeno un vestito. Avevo i capelli lunghi e selvaggi, sempre raccolti in una treccia e infilati sotto il cappello per tenerli a bada. Se ciò non fosse stato già poco attraente, c’era una cosa ancora peggiore. Ero una Grove.