CAPITOLO DUE-1

2033 Words
CAPITOLO DUE Caitlin chiuse dietro di sè la porta del fienile e strizzò gli occhi dinnanzi ad un mondo ricoperto di neve. La luce bianca del sole la abbagliò completamente. Si coprì gli occhi con le mani, avvertendo un dolore che non aveva mai avuto: gli occhi la stavano assolutamente uccidendo. Caled si precipitò da lei, mentre stava finendo di coprirsi le braccia e il collo con un materiale sottile e trasparente. Aveva quasi l'aspetto della plastica saran, ma sembrava dissolversi nella sua pelle, una volta entrata in contatto. Perciò, lei non era in grado di affermare che ci fosse. “Che cos'è?” “Protezione per la pelle,” rispose, guardando in basso, mentre l'avvolgeva di nuovo e attentamente intorno alle braccia e alle spalle. E' quello che ci permette di uscire alla luce del giorno. Altrimenti, la nostra pelle brucerebbe.” Lui la guardò. “A te non serve—ancora.” “Come lo sai?” gli chiese. “Credimi,” lui disse, sorridente. “Lo sapresti.” Introdusse una mano nella sua tasca ed estrasse un piccolo contenitore di gocce per gli occhi, lo inclinò e si mise diverse gocce in ciascun occhio. Si voltò e la guardò. Doveva essere chiaro che gli occhi le facevano male, perchè lui posò gentilmente la sua mano sulla fronte di lei. “Stà giù,”le disse. Lei lo fece. “Apri gli occhi,” disse. Non appena lei lo fece, lui si avvicinò e le mise una goccia in ciascun occhio. Le pungeva da morire; chiuse gli occhi e abbassò la testa. “Ow,” lei disse, strizzandosi gli occhi. “Se sei arrabbiato con me, dimmelo e basta.” Lui sorrise. “Mi dispiace. All'inizio brucia, ma ti ci abituerai. La tua sensibilità svanirà nell'arco di pochi secondi.” Lei sbattè le palpebre e strizzò gli occhi. Alla fine, guardò in alto, e non sentì più nulla. Lui aveva ragione: tutto il dolore era sparito. “La maggioranza di noi non si avventura alla luce del giorno, se non è necessario. Siamo più deboli durante le ore del giorno. Ma, talvolta, dobbiamo.” La guardò. “Questa sua scuola,” le chiese. “E' lontana?” “Solo una piccola passeggiata,” rispose, prendendogli il braccio e guidandolo attraverso il prato innevato. “Oakville High. Era anche la mia scuola fino a qualche settimana fa. Uno dei miei amici deve sapere dove lui si trova.” * Oakville High era esattamente come Caitlin ricordava. Era surreale esserci tornata. Guardandola, le sembrò come se fosse ritornata alla vita normale, dopo un breve periodo di vacanza. Credette anche, per un breve istante, che gli eventi delle scorse settimane, fossero stati solo il frutto di un folle sogno. Si lasciò trasportare dall'idea che tutto fosse tornato alla normalità, proprio come era sempre stato. Le diede una piacevole sensazione. Ma, nell'istante in cui tornò a guardare Caleb accanto a lei, seppe che nulla era normale. Se c'era qualcosa di surreale, era proprio tornare lì con Caleb al suo fianco. Sarebbe entrata nella sua vecchia scuola con questo splendido uomo accanto, alto oltre 1.80cm, dalle spalle ampie e larghe, tutto vestito di nero, gli alti colletti del suo cappotto nero di pelle che gli fasciavano il collo, coperto dai suoi lunghi capelli. Sembrava esser venuto fuori dalla copertina di una di quelle popolari riviste per adolescenti. Caitlin immaginò quale sarebbe stata la reazione delle altre ragazze, vedendola con lui. Lei sorrise al pensiero. Non era mai stata molto popolare, e certamente nessun ragazzo le aveva prestato molta attenzione. Non era impopolare—aveva pochi buoni amici—ma difficilmente si era trovata al centro dell'attenzione dei gruppi più popolari. Pensava di essere una via di mezzo. Anche così, ricordò di quanto alcune delle ragazze più popolari la disprezzassero, loro che sembravano agire sempre insieme, camminando nei corridoi con i loro nasi all'insù, ignorando chiunque non considerassero perfetto quanto loro. Ora, forse, avrebbero prestato attenzione. Caitlin e Caleb salirono le scale e entrarono dalle ampie porte doppie all'interno della scuola. Caitlin dette uno sguardo all'enorme orologio: erano le 8:30. Perfetto. La prima lezione stava per terminare ed i corridoi si sarebbero riempiti in un istante. Questo li avrebbe fatti passare più inosservati. Lei non doveva preoccuparsi della sicurezza, o di passare per i corridoi. In quel preciso istante, la campanella suonò e, in pochi secondi, i corridoi iniziarono a riempirsi. Il lato posiìtivo di Oakville era che fosse un mondo a parte dall'orribile liceo di New York City. Qui, anche quando i corridoi pullulavano di studenti, c'era abbastanza spazio per agire. Grandi finestre occupavano tutte le pareti, lasciando entrare la luce ed il cielo, e si potevano vedere gli alberi ovunque si andasse. Le bastava quasi per sentirne la mancanza. Quasi. Ne aveva avuto abbastanza della scuola. Le mancacano pochi mesi al diploma, ma sentiva di aver imparato di più in quelle poche settimane, di quanto avrebbe potuto fare seduta in classe per ancora pochi mesi fino ad ottenere un diploma ufficiale. Amava apprendere, ma era davvero felice di non doverci più ritornare. Entrando nel corridoio, Caitlin cercò volti familiari. Riuscì a vedere per lo più studenti del secondo e del terzo anno, e non riuscì a scorgere nessuno della sua classe del terzo anno. Ma, mentre passavano davanti agli studenti, lei fu sorpresa di vedere la reazioni sui volti delle altre ragazze: ogni singola ragazza era letteralmente incantata da Caleb. Nessuna di loro cercò di nasconderlo, o fu in grado di distogliere lo sguardo. Era incredibile. Era come se lei stesse attraversando il corridoio con Justin Bieber. Caitlin si voltò e vide che tutte le ragazze si erano fermate, e continuavano a guardare. Molte sussurravano tra loro. Rivolse lo sguardo verso Caleb, chiedendosi se se ne fosse accorto. Se così fosse stato, non ne aveva mostrato alcun segno, e di certo sembrava non interessargli. “Caitlin?” disse una voce scioccata. Caitlin si voltò e vide Luisa lì, una delle ragazze con cui aveva fatto amicizia prima di andar via. “Oh mio Dio!” Luisa esordì con entusiasmo, allargando le braccia per un abbraccio. Prima che Caitlin potesse reagire, Luisa l'abbracciò. L'amica ricambiò. Era bello vedere un volto familiare. “Che cosa ti è successo?” Luisa le chiese; parlava con un tono frettolosamente concitato, come suo solito, ed emerse il suo lieve accento ispanico, visto che si era trasferita da Porto Rico solo pochi anni prima. “Sono così confusa! Credevo ti fossi trasferita!? Ti ho inviato degli sms e delle e-mail, ma non mi hai mai risposto –” “Mi spiace tanto,” disse Caitlin. “Ho perso il telefono e non c'erano computer dove mi trovavo, e–” Luisa non stava prestando ascolto. Aveva solo notato Caleb, e stava lì a guardarlo, quasi ipnotizzata. La bocca letteralmente spalancata. “Chi è il tuo amico?” chiese infine, quasi sussurrando. Caitlin sorrise: non l'aveva mai vista così sconvolta prima. “Luisa, questo è Caleb,” Caitlin disse. “E' un piacere,” Caleb disse, sorridendo, protendendo la mano. Luisa si limitò a continuare a guardarlo. Lentamente sollevò la mano, stupita, mostrandosi ovviamente troppo scioccata per proferire parola. Lei volse lo sguardo verso Caitlin, senza comprendere come lei avesse potuto acchiappare un ragazzo simile. Guardò Caitlin in maniera diversa, quasi come se non la riconoscesse più. “Um…” Luisa cominciò, con gli occhi spalancati, “…um…come…dove…come…come vi siete incontrati?” Per un secondo, Caitlin giocherellò con l'idea di come risponderle. Immaginò di raccontare tutto a Luisa, e sorrise all'idea. Ma non avrebbe funzionato. “Ci siamo incontrati…dopo un concerto,” Caitlin rispose. Almeno era parzialmente vero. “Oh mio Dio, quale concerto? In città? I Black Eyed Peas!?” chiese lei con entusiasmo. “Sono così gelosa! Farei di tutto per vederli!” Caitlin sorrise all'idea di Caleb ad un concerto rock. Anche se non ce lo vedeva per nulla in un contesto del genere. “Um….non esattamente,” disse Caitlin. “Luisa, ascolta, mi spiace interromperti, ma non ho molto tempo. Devo sapere dove si trova Sam. L'hai visto?” “Naturalmente. Tutti l'hanno visto. E' tornato la settimana scorsa. Sembrava strano. Gli ho chiesto dove tu fossi, e quali fossero i suoi progetti, ma non ha voluto dirmelo. Probabilmente si sta precipitando verso quel fienile vuoto che ama.” “Non è così,” Caitlin le rispose. “Ci siamo appena stati.” “Davvero? Mi dispiace. Non lo so. E' in seconda, sai? Non ci incrociamo spesso. Hai provato ad inviargli un'e-mail? E' sempre su Facebook.” “Non avevo il mio telefono—” Caitlin esordì. “Prendi il mio,” Luisa intervenne, e prima che potesse terminare, il suo telefono era già tra le mani di Caitlin. “f*******: è già aperto. Fai il log in e inviagli un messaggio.” Naturalmente, Caitlin pensò. Perchè non ci ho pensato? Caitlin eseguì il log in, digitò il nome di Sam nel box di ricerca, trovò il suo profilo e digitò un messaggio. Esitò, chiedendosi esattamente che cosa scrivere. Ma poi digitò: “Sam. Sono io. Sono al fienile. Incontriamoci là. Al più presto possibile.” Cliccò su invia e restituì il telefono a Luisa. Caitlin sentì un trambusto, e si voltò. Un gruppo di ragazze del terzo anno, tra le più popolari, stava dirigendosi nel corridoio, proprio verso di loro. Sussurravano. E tutte guardavano direttamente Caleb. Per la prima volta, Caitlin divenne provò una nuova emozione dentro di sè. La gelosia. Poteva vedere chiaramente negli occhi di quelle ragazze, che non le avevano mai prestato attenzione prima d'ora, quanto avrebbero voluto portarle via Caleb in un istante. Queste ragazze avevano conquistato qualunque ragazzo nella scuola, qualunque ragazzo desiderassero. Non importava se fosse già sentimentalmente impegnato o no. Bisognava solo sperare che non mettessero gli occhi addosso sul tuo ragazzo. E ora tutte non distoglievano lo sguardo da Caleb. Caitlin sperò, pregò che Caleb si rivelasse immune dai loro poteri. Che gli sarebbe ancora piaciuta. Ma mentre formulava tale pensiero, non riusciva a capire perchè avrebbe dovuto. In fondo, lei era così ordinaria. Perchè avrebbe dovuto restare legato a lei, quando ragazze come queste avrebbero fatto di tutto pur di averlo? Caitlin pregò silenziosamente che le ragazze continuassero a camminare. Solo per questa volta. Ma, naturalmente, non lo fecero. Il cuore le batteva all'impazzata, mentre il gruppo si voltò, dirigendosi verso di loro. “Ciao Caitlin,” una delle ragazze le disse, in un finto tono gentile. Tiffany. Alta, con lunghi e lisci capelli biondi, occhi blu e molto magra. Vestita elegantemente dalla testa ai piedi con abiti alla moda. “Chi è il tuo amico?” Caitlin non sapeva che cosa rispondere. Tiffany e le sue amiche non avevano mai rivolto la parola a Caitlin. Non avevano mai rivolto lo sguardo verso di lei così a lungo. Era scioccata ad accorgersi che sapessero persino della sua esistenza e che conoscessero il suo nome. E ora stavano iniziando una conversazione con lei. Volevano Caleb. Così tanto da umiliarsi a rivolgerle la parola. Questo non presagiva nulla di buono. Caleb doveva aver avvertito il disagio di Caitlin, perchè si avvicinò a lei e pose un braccio intono alla sua spalla. Caitlin non si era mai sentita tanto grata per un gesto in tutta la sua vita. Senza una nuova sicurezza, Caitlin trovò la forza di parlare. “Caleb,” lei rispose. “Allora, che cosa state facendo qui ragazzi?”chiese un'altra ragazza. Era una replica di Tiffany, ma era bruna. “Credevo che tu fossi partita o una cosa simile.” “Beh, sono tornata,” rispose Caitlin. “Dunque, anche tu sei nuovo qui?” Tiffany chiese a Caleb. “Sei al terzo anno?” Caleb sorrise. “Sì, sono nuovo,” rispose in maniera criptica. Gli occhi di Tiffany s'illuminarono, visto che interpretò che fosse nuovo nella loro scuola. “Grandioso,” disse. “C'è una festa questa sera, se ti va di venire. E' a casa mia. E' solo per pochi amici stretti, ma vorremmo averti. E..um... anche te, immagino,” disse Tiffany, rivolgendo lo sguardo a Caitlin. Cailin sentì la rabbia crescere dentro di sè. “Apprezzo l'invito, signore,” Caleb disse, “ma sono spiacente di informarvi che io e Caitlin abbiamo un importante impegno questa sera.” Caitlin sentì il cuore gonfiarsi. Vittoria. Mentre guardava l'espressione del loro volto mutare, come se le tessere del domino fossero crollate tutte insieme, non si era mai sentita così vendicata. Le ragazze sollevarono il naso e, in modo provocante, se ne andarono. Caitlin, Caleb e Luisa restarono lì, da soli. Caitlin tirò un sospiro di sollievo. “Oh mio Dio!” Luisa esclamò. “Quelle ragazze non l'hanno mai data vinta a nessuno prima d'ora. Molto meno per quanto riguarda un invito.” “Lo so,” Caitlin disse, ancora sbigottita. “Caitlin!” Luisa disse improvvisamente, avvicinandosi e prendendole il braccio, “Mi sono appena ricordata. Susan. Lei ha detto qualcosa su Sam. La scorsa settimana. Che stava frequentando i Coleman. Mi dispiace tanto, mi è appena tornato in mente. Forse può aiutare.” I Colemans. Certo. Ecco dove sarebbe andato. “E poi,” Luisa continuò eccitata, “ci vediamo tutti dai Frank stasera. Devi venire! Ci manchi tanto. E naturalmente, porta Caleb. Sarà una festa magnifica. Metà classe ci verrà. Devi esserci.” “Ecco… non lo so –” La campanellà suonò. “Devo andare! Sono così contenta che tu sia tornata. Ti voglio bene. Chiamami. A presto!” Luisa disse, salutando Caleb, e si voltò per precipitarsi in fondo al corridoio. Caitlin si concesse d'immaginarsi tornare alla vita normale. Uscire con tutti i suoi amici, andare alle feste, frequentare una scuola normale, diplomarsi. Le piaceva come la faceva sentire. Per un istante, provò davvero a scacciare completamente dalla mente tutti gli eventi della scorsa settimana. Immaginò che nulla di male fosse accaduto.
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