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Concessione D’armi (Libro #8 In L’anello Dello Stregone)

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In CONCESSIONE D’ARMI (Libro #8 in l’Anello dello Stregone), Thor è intrappolato tra le titaniche forze del bene e del male, mentre Andronico e Rafi utilizzano tutta la loro magia nera per cercare di distruggere la sua identità e prendere il controllo della sua anima. Sotto il loro incantesimo Thor dovrà combattere la sua battaglia più dura nel tentativo di liberarsi di suo padre e liberare se stesso dalle loro catene. Ma potrebbe essere già troppo tardi.

Gwendolyn, insieme ad Alistair, Steffen e Aberthol, si avventura nel Mondo Inferiore alla ricerca di Argon per liberarlo dalla sua trappola magica. Vede in lui l’unica speranza di salvare Thor e l’Anello, ma il Mondo Inferiore è vasto e pericoloso, e anche trovare Argon potrebbe essere una causa persa.

Reece guida i membri della Legione e con loro intraprende un’impresa quasi impossibile per fare qualcosa che non è mai stato fatto prima: scendere nelle profondità del Canyon per trovare e recuperare la Spada perduta. Durante la loro discesa entrano in un altro mondo, popolato di mostri e razze esotiche, tutte volte a tenere la Spada per i propri intenti personali.

Romolo, armato del suo mantello magico, persegue i suoi piani sinistri per entrare nell’Anello e distruggere lo Scudo. Kendrick, Erec, Bronson e Godfrey lottano per liberarsi dal loro tradimento. Tiro e Luanda imparano cosa significhi essere dei traditori al servizio di Andronico. Micople lotta per la propria libertà. Alla fine, in un sorprendente colpo di scena, viene finalmente rivelato il segreto di Alistair.

Thor tornerà in sé? Gwendolyn troverà Argon? Reece troverà la Spada? Romolo riuscirà nel suo piano? Kendrick, Erec, Bronson e Godfrey riusciranno ad affrontare le crescenti difficoltà? E Micople tornerà? Oppure l’Anello cadrà nella definitiva distruzione totale?

Con la sua sofisticata struttura e caratterizzazione, CONCESSIONE D’ARMI è un racconto epico di amicizia e amore, di rivali e seguaci, di cavalieri e draghi, di intrighi e macchinazioni politiche, di maturazione, di cuori spezzati, di inganno, ambizione e tradimento. È un racconto di onore e coraggio, di fato e destino, di stregoneria. È un fantasy capace di portarci in un mondo che non dimenticheremo mai, in grado di affascinare persone di ogni sesso ed età.

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CAPITOLO UNO
CAPITOLO UNO Gwendolyn si teneva stretta per ripararsi dal freddo vento sferzante che la colpiva al limitare del Canyon, mentre faceva il suo primo passo sul ponte ad arco che costituiva l’Attraversamento Settentrionale. Quel ponte traballante, ricoperto di ghiaccio, era fatto di vecchie tavole di legno tenute insieme da una fune logora e non aveva l’aspetto di poterli sostenere. Gwen rabbrividì mentre si apprestava a salirvi sopra. Scivolò e si aggrappò al corrimano che subito oscillò con forza, aiutandola ben poco. Le balzò il cuore in gola al pensiero che quel ponte così poco rassicurante fosse l’unica via possibile per attraversare la parte settentrionale del Canyon e accedere al Mondo Inferiore per trovare Argon. Gwen sollevò lo sguardo e vide, in lontananza, il Mondo Inferiore che faceva capolino dietro uno scudo di neve accecante. In quelle condizioni l’attraversamento appariva ancora più ostico e inquietante. Giunse un’improvvisa e forte folata e la corda oscillò così violentemente che Gwendolyn dovette tenersi stretta con entrambe le mani, cadendo in ginocchio. Per un attimo pensò addirittura di non poter continuare: figurarsi se sarebbe mai riuscita ad attraversare l’intero ponte. Si rese conto che si trattava di un’impresa molto più pericolosa di quanto avesse immaginato e che avrebbero dovuto tutti mettere a repentaglio le loro vite per tentare. “Mia signora?” la chiamò una voce. Gwen si voltò e vide Aberthol a pochi passi da lei, affiancato da Steffen, Alistair e Krohn, tutti in procinto di seguirla. Tutti e cinque insieme costituivano un gruppo piuttosto improbabile, lì al limitare del mondo, di fronte a un futuro incerto e a una morte molto probabile. “Dobbiamo veramente cercare di attraversare?” le chiese. Gwendolyn si voltò a guardare la neve vorticante e il vento di fronte a lei, si strinse la pelliccia attorno alle spalle e rabbrividì. Dentro di sé, in realtà, non voleva attraversare quel ponte, non aveva la minima intenzione di intraprendere quel viaggio. Avrebbe di gran lunga preferito ritirarsi e tornare alla sicurezza della sua casa natale, la Corte del Re, ripararsi dietro le sue mura accoglienti, accanto a un fuoco, e dimenticare tutti i pericoli e le preoccupazioni che le avevano riempito la vita da quando era diventata regina. Ma ovviamente non poteva farlo. La Corte del Re non esisteva più, la sua infanzia era finita e ora era una regina. Avrebbe presto avuto un bimbo di cui prendersi cura, un futuro marito là fuori da qualche parte, ed entrambi avevano bisogno di lei. Per Thorgrin sarebbe passata anche attraverso il fuoco, se necessario. E Gwen sentiva che in qualche modo avrebbe dovuto effettivamente farlo. Avevano tutti bisogno di Argon: non solo lei e Thor, ma l’intero Anello. Non si trovavano solo contro ad Andronico, ma anche a una potente magia, forte abbastanza da intrappolare Thor, e senza Argon non aveva idea di come avrebbero potuto annientarla. “Sì,” rispose. “Dobbiamo.” Gwen si apprestò a fare un altro passo, ma questa volta Steffen scattò in avanti e la fermò. “Mia signora, per favore, permetti che vada io per primo,” le disse. “Non sappiamo quali orrori ci attendano su questo ponte.” Gwendolyn era commossa dalla sua offerta, ma allungò una mano e lo spinse da parte con delicatezza. “No,” replicò. “Devo andare io.” Non attese oltre e fece un passo avanti, tenendosi saldamente al corrimano di corda. Mentre avanzava fu colpita dal freddo: le attanagliava la mano, il ghiaccio scavava in lei, il senso di gelo le scorreva attraverso mano e braccio. Fece un respiro profondo, non certa di poter continuare a tenersi. La raggiunse un’altra folata di vento, che fece dondolare il ponte da una parte all’altra, costringendola a stringere ulteriormente la presa, tollerando il dolore provocatole dal ghiaccio. Lottò con tutte le sue forze per rimanere in equilibrio mentre i piedi scivolavano sulle tavole ricoperte di ghiaccio sotto di lei. Il ponte sbandò violentemente a sinistra e per un momento Gwen si sentì certa che sarebbe caduta di lato. Poi il ponte si raddrizzò e ruotò dalla parte opposta. Gwen si inginocchiò di nuovo. Aveva avanzato appena di tre metri e già il cuore le stava battendo così forte in petto da riuscire a malapena a respirare. Le sue mani erano talmente intorpidite che le sentiva appena. Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Pensò a Thor. Si immaginò il suo volto, ogni singolo particolare. Pensò intensamente al suo amore per lui. Alla sua determinazione di liberarlo. A ogni costo. A ogni costo. Gwendolyn aprì gli occhi e si sforzò di fare altri passi in avanti, tenendosi salda alla fune e non volendosi fermare per nulla al mondo. Il vento e la neve potevano anche spingerla nelle profondità del Canyon: non le interessava più nulla. Non si trattava più di lei, ma dell’amore della sua vita. Per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa. Gwendolyn sentì il peso portarsi sul ponte dietro di lei e guardandosi alle spalle vide Steffen, Aberthol, Alistair e Krohn che la seguivano. Krohn scivolò sulle zampe mentre correva in avanti oltrepassando gli altri, sbandando da una parte all’altra fino a che si trovò accanto a Gwen. “Non so se posso farcela,” disse Aberthol, la voce stanca, dopo aver fatto pochi passi tremolanti. Rimase fermo, aggrappato alla fune, con le braccia che tremavano. Un uomo debole e vecchio, appena capace di tenersi in piedi. “Ce la puoi fare,” gli disse Alistair, portandosi accanto a lui e cingendogli la vita con un braccio. “Ci sono qui io, non ti preoccupare.” Alistair camminò insieme a lui, aiutandolo ad avanzare mentre il gruppo riprendeva il cammino, lungo il ponte, un passo alla volta. Gwen ancora una volta si meravigliò della forza di Alistair di fronte alle avversità, della sua natura calma, della sua temerarietà. Inoltre emanava un potere che Gwendolyn proprio non comprendeva. Non era in grado di spiegare perché sentisse un tale attaccamento a lei, ma per quanto la conoscesse da brevissimo tempo già la sentiva come una sorella. La sua presenza – e quella di Steffen – le davano forza. Il vento si calmò un poco e loro poterono accelerare il passo. Presto giunsero alla metà del ponte, ora muovendosi più veloci, Gwen ormai abituata alle tavole scivolose. L’estremità opposta del Canyon iniziò ad apparire davanti ai loro occhi, ora ad ormai solo una cinquantina di metri, e il cuore di Gwendolyn cominciò a battere più forte, traboccante di ottimismo. Dopotutto ce la potevano fare. Una folata fresca li colpì, questa volta più forte delle altre, tanto potente che Gwen dovette piegarsi sulle ginocchia e afferrare la fune con entrambe le mani. Si tenne ben salda mentre il ponte oscillava di quasi novanta gradi, tornando poi violentemente alla posizione iniziale. Sentì una tavola che cedeva sotto i suoi piedi e gridò mentre una gamba affondava nell’improvvisa apertura nel ponte, rimanendo incastrata all’altezza della coscia. Si dimenò ma non riuscì a liberarsi. Gwendolyn si voltò a guardare Aberthol che perdeva la presa e lasciava andare Alistair, iniziando a scivolare verso il bordo del ponte. Alistair reagì velocemente, allungando una mano e afferrandogli il polso, trattenendolo proprio un attimo prima che precipitasse dal ponte. Alistair si chinò oltre il bordo, tenendo Aberthol che oscillava sotto di lei con nient’altro sotto di sé se non il fondo del Canyon. Alistair stringeva i denti e Gwen pregò che la corda non cedesse. Si sentiva così inutile, incastrata com’era, con la gamba bloccata tra le tavole. Il cuore le batteva all’impazzata mentre cercava di liberarsi. Il ponte oscillava selvaggiamente e Alistair ed Aberthol ondeggiavano con esso. “Lascia andare!” le gridò Aberthol. “Salvati!” Il bastone gli cadde dalle mani e precipitò nel vuoto, ruotando su se stesso, verso le profondità del Canyon. Ora tutto ciò che gli era rimasto era il bastone che teneva legato alla schiena. “Andrà tutto bene,” disse Alistair con calma. Gwen era sorpresa di vedere Alistair così composta e fiduciosa. “Guardami negli occhi,” gli disse con fermezza. “Cosa?” le chiese Aberthol cercando di sovrastare l’ululare del vento. “Guardami negli occhi,” gli ordinò nuovamente Alistair, con ancora maggiore forza nella propria voce. C’era qualcosa nel suo tono che era in grado di dettare ordini agli uomini, e Aberthol la guardò, obbediente. I loro occhi si fissarono gli uni negli altri e in quel momento Gwendolyn vide una luce partire da quelli di Alistair e raggiungere quelli di Aberthol. Guardò incredula mentre quel bagliore avvolgeva Aberthol e mentre Alistair si raddrizzava con un colpo, tirandolo su, fino al ponte. Aberthol, confuso, giaceva ora lì, con il fiatone, e guardava Alistair con estrema meraviglia. Subito si voltò e si aggrappò alla fune con entrambe le mani, prima che un’altra folata di vento sopraggiungesse. “Mia signora!” gridò Steffen. Si inginocchiò su di lei, la afferrò per le spalle e la tirò con tutte le sue forze. Gwen iniziò lentamente a estrarre la gamba dalle tavole, ma proprio quando stava per liberarsi completamente, scivolò sul ghiaccio e ricadde nella medesima posizione di prima, incastrandosi ancora più a fondo. Improvvisamente un’altra tavola si spezzò sotto di lei e Gwen gridò sentendo che stava iniziando a cadere. Si allungò in avanti e si aggrappò con forza alla fune con una mano e al polso di Steffen con l’altra. Le sembrava che le spalle le si stessero staccando mentre oscillava nel vuoto. Ora anche Steffen ondeggiava, così sporto oltre il bordo, le gambe intrecciate dietro di sé, rischiando al sua vita per evitare che lei cadesse. Le funi che si stavano per spezzare dietro di lui erano le uniche cose che li tenevano sospesi. Si udì un ruggito e Krohn fece un balzo in avanti affondando le zanne nella pelliccia di Gwen e tirando indietro con tutte le sue forze, ringhiando e ruggendo. Lentamente Gwen fu sollevata, un centimetro alla volta, fino a che riuscì ad aggrapparsi alle tavole del ponte. Si tirò su e giacque sul ponte, a faccia in giù, respirando affannosamente. Krohn le leccò ripetutamente la faccia e lei si sentì così grata nei suoi confronti e in quelli di Steffen che giaceva accanto a lei. Era così felice di essere viva, di essere stata tratta in salvo da una morte orribile. Ma improvvisamente si udì il suono di uno strappo e l’intero ponte fu scosso. Gwen si sentì gelare il sangue quando si voltò a guardare: una delle funi che tenevano il ponte legato al Canyon si era spezzata. Tutto il ponte si muoveva a strattoni e Gwen guardò con orrore mentre anche l’altra fune, ora ridotta a un filo, si spezzava. Gridarono tutti mentre metà del ponte si staccava dalla parete del Canyon e li faceva oscillare a tale velocità che Gwen poté a malapena respirare mentre volavano in aria, diretti a folle velocità contro la parete opposta del Canyon. Gwen sollevò lo sguardo e vide una parete di roccia che le compariva davanti, e capì che nel giro di pochi istanti sarebbero morti nell’impatto, i loro corpi maciullati, e chiunque fosse sopravvissuto sarebbe comunque precipitato nel cuore della terra. “Roccia, apriti. TE LO ORDINO!” gridò una voce densa di una primordiale autorità, una voce che Gwen non aveva mai sentito. Si guardò alle spalle e vide Alistair, aggrappata alla corda, che teneva un palmo sollevato e teso verso la parete rocciosa che stavano per colpire. Dalla mano di Alistair si generava una luce gialla e mentre si avvicinavano al muro di pietra, mentre Gwendolyn già si preparava all’impatto, fu scioccata da ciò che accadde. Di fronte ai suoi occhi la solida facciata di roccia del Canyon si tramutò in neve e quando tutti vi sbatterono contro Gwendolyn non sentì lo schianto delle ossa che si era aspettata. Sentì invece l’intero corpo immerso in un muro di neve morbida e leggera. Era gelida e la ricoprì completamente, entrandole negli occhi, nel naso e nelle orecchie, ma non le fece alcun male. Era viva. Rimasero tutti lì penzolanti, attaccati alla fune appesa in cima al versante del Canyon, immersi nel muro di neve, e Gwen sentì una mano forte che le afferrava il polso. Alistair. La sua mano era stranamente calda nonostante il freddo gelido che li circondava. Alistair in qualche modo aveva già afferrato anche gli altri e presto tutti, incluso Krohn, furono trascinati da lei, mentre si arrampicava lungo la fune come niente fosse. Alla fine raggiunsero la cima e Gwen collassò sulla terra ferma, dall’altra parte del Canyon. Nel momento in cui lo fecero, quel che era rimasto della fune si spezzò e il ponte precipitò, scomparendo nella nebbia, verso il fondo del Canyon. Gwendolyn rimase ferma lì, con il fiato corto, felice di trovarsi di nuovo sulla terra solida e chiedendosi cosa fosse appena accaduto. Il terreno era gelido, ricoperto di neve e ghiaccio, ma almeno era terraferma. Si trovava fuori dal ponte ed era viva. Ce l’avevano fatta. Grazie ad Alistair. Gwendolyn si voltò a guardarla con un nuovo senso di meraviglia e rispetto. Era più che grata a lei per essere al suo fianco. La sentiva veramente come la sorella che non aveva mai avuto e aveva la sensazione di non aver visto che una parte del suo profondo potere. Gwen non aveva idea di come avrebbero fatto a tornare dall’altra parte del Canyon, nell’Anello, una volta portata a termine la loro missione – sempre che ce la facessero – se mai avessero ritrovato Argon e fossero tornati. E mentre scrutava il muro di neve accecante davanti a sé, l’ingresso del Mondo Inferiore, ebbe il terribile presentimento che gli ostacoli più grossi dovessero ancora presentarsi.

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