Capitolo 1-2

2020 Words
Avevo avuto un orgasmo, proprio lì su quella maledetta sedia, imprigionata e nuda come un fenomeno da baraccone. Ero operativa per l’intelligence da ormai cinque anni. Ero stata assegnata a questa missione perché il mio paese si fidava di me, pensava fossi in grado di mantenere il controllo, di fare quel che era necessario là fuori nello spazio profondo. Che fossi in grado di non cadere a pezzi, di non implorare per un orgasmo dal primo alieno col cazzo duro che mi aveva fatto eccitare così tanto che mi ero scordata come mi chiamavo. Riconobbi i segnali e seppi che la mia faccia stava diventando di un rosa scuro mentre pensavo non ad un unico dominante, autorevole maschio alfa che mi aveva fatto piangere la fica, che mi aveva fatto implorare. Un amante? Un cenno di normalità? No. Non io. Avevo dovuto rendere le cose interessanti e immaginarmi di scoparne due allo stesso tempo. Dio, mia madre si starà rivoltando nella tomba. “Signorina Bryant?” Ancora quella voce. “Sì.” Rassegnata, girai la testa e vidi un gruppo di sette donne che mi guardavano con ovvia curiosità. Indossavano delle uniformi grigio scuro con uno strano stemma bordeaux sul seno sinistro. Avevo visto quel simbolo più che abbastanza negli ultimi due mesi: era il simbolo della Coalizione Interstellare, e indicava che quelle erano tutte impiegate del centro di controllo del Programma Spose Interstellari. Custodi, le chiamavano, come se firmare con la Coalizione fosse come finire in carcere. Le donne erano un campionario di razze: nere, bianche, asiatiche, ispaniche. Rappresentavano tutte le razze della terra. Che cazzo di perfezione. Una donna dalla pelle pallida, coi capelli scuri, gli occhi grigi e comprensivi, era quella che mi parlava. Conoscevo il suo nome, ma lei questo non lo sapeva. Sapevo un mucchio di cose che non avrei dovuto sapere. Mi leccai le labbra e inghiottii. “Sono sveglia.” La mia voce era ruvida, come se avessi appena finito di urlare. Oddio. Mi ero messa veramente a strillare quando ero venuta? Avevo implorato e gemuto con queste stoiche donne che stavano a guardare? “Eccellente.” La custode era sulla trentina, forse di un anno o due più giovane di me. “Io sono la Custode Egara sono a capo dei protocolli Spose Interstellari qui sulla Terra. Il programma di elaborazione indica che l’abbinamento ha avuto successo, ma, siccome tu sei la prima sposa volontaria ad essere abbinata utilizzando i protocolli delle Spose Interstellari, abbiamo bisogno di porti qualche altra domanda.” “Va bene.” Inspirai ed espirai profondamente. Il desiderio si dissolveva lentamente, il sudore sulla mia pelle era sparito. Mi venne la pelle d’oca sotto quella forte aria condizionata che lavorava così duramente per scacciare l’afa di Miami in agosto. La sedia era dura e appiccicosa e la vestaglia mi grattava sulla pelle sensibile. Inclinai la testa all’indietro e aspettai. In base alla promessa degli alieni di “proteggere” la Terra da una supposta minaccia nota come lo Sciame, queste donne umane, ora ritte dinanzi a me, in passato erano state date spose a dei guerrieri alieni, e ora erano vedove che si offrivano volontarie per servire la Coalizione qui sulla Terra. Oh, e c’erano più di duecentosessanta razze aliene che combattevano nelle forze della Coalizione, ma sostenevano che solo una frazione fosse compatibile per l’accoppiamento con gli umani. Mi sembrava strano. E come facevano a saperlo, dal momento che nessun’umano prima d’ora era mai stato mandato nello spazio? Le navi della Coalizione erano arrivate un paio di mesi fa, il 4 giugno alle 18:53, un mercoledì. Sì, mi ricordo perfettamente l’ora. Come se potessi scordarmi l’esatto momento in cui scoprii che c’erano davvero degl’altri, “là fuori.” Stavo correndo sul tapis-roulant da ventitré minuti quando gli schermi televisivi che ricoprivano le pareti impazzirono tutti insieme. D’improvviso, su ogni canale c’erano navi aliene che atterravano in ogni dove, e dei cazzo di guerrieri alieni, gialli ed enormi, alti più di due metri, con indosso un’armatura mimetica nera, uscirono dalle loro piccole navicelle con l’aria di chi ci aveva già conquistato. Vabbè. Parlando nella nostra lingua, ci annunciarono di aver già vinto una battaglia nel nostro sistema solare. Quando la prima troupe televisiva andò a intervistarli, richiesero un incontro con tutti i principali leader mondiali. Qualche giorno dopo, a quell’incontro a Parigi, gli alieni non riconobbero la sovranità di nessuna nazione e pretesero che la Terra scegliesse un leader supremo, un Prime, lo chiamavano loro. Un rappresentante per il mondo intero. Le nazioni erano irrilevanti. Le nostre leggi? Irrilevanti. Adesso facevamo parte della loro Coalizione e dovevamo obbedire alle loro leggi. L’incontro fu trasmesso in diretta in tutto il mondo, in ogni lingua e non dalle nostre stazioni televisive qui sulla Terra, ma dal loro controllo della nostra rete satellitare. Leader mondiali arrabbiati e terrorizzati in diretta sulle televisioni internazionali di ogni paese? Per farla breve, l’incontro non andò bene. Mi ribollì il sangue a guardarlo. Scoppiarono delle rivolte. La gente era terrorizzata. Il Presidente aveva chiamato la Guardia Nazionale, e tutte le forze di polizia e i vigili del fuoco del paese lavorarono senza sosta per due settimane. Ecco quanto ci volle alla gente per realizzare che gli alieni non volevano farci saltare in aria e prendersi quel che volevano. Ma poi… questo. Spose. Soldati. Dissero che non volevano il nostro pianeta, dissero che ci stavano proteggendo, ma volevano che i nostri soldati combattessero la loro guerra e che le donne umane sposassero i loro guerrieri. E io ero la stronza, la pazza che si era offerta volontaria come primo sacrificio umano. Del sesso con degli enormi alieni gialli? Perché era questo che le spose facevano, fare sesso con i loro compagni. Sì, non un marito, ma un compagno. Arrivo subito. Sì, io. Quel pensiero sarcastico mi fece rabbrividire. Scossi la testa per scacciarlo. Ero in missione, un compito critico. Il pensiero di scoparmi uno di quei giganteschi guerrieri, col petto enorme, la pelle dorata e un’espressione dominante, non avrebbe dovuto eccitarmi. Non sapevo a chi sarei toccata, ma stando a quando trasmettevano in televisione, erano tutti enormi. Erano tutti dominanti. Mi eccitava e speravo di trovare almeno un po’ di piacere in quella missione. Se non l’avessi fatto, avrei tenuto duro. Ma se ogni tanto avessi potuto cavalcare uno di quei cazzi enormi fino a raggiungere uno di quegli orgasmi che ti intontiscono, sarebbe stato poi così male? Lo avrei considerato come uno dei benefit di questo lavoro. Stavo abbandonando la mia vita, la mia casa, tutto il mio cazzo di pianeta per gli anni a venire. Avere un paio di orgasmi decenti non è chiedere troppo. Giusto? Avevo speso anni servendo il mio paese ed ero sicura della mia abilità nel gestire qualunque tipo di situazione, di adattarmi a qualsiasi cosa. Ero una sopravvissuta e poi non mi bevevo la loro storia, così come non se l’erano bevuta i miei superiori alle agenzie. Dov’era la prova? Dov’erano le terribili creature dello sciame? I comandanti della Coalizione mostrarono ai nostri leader dei video che qualunque ragazzino delle superiori avrebbe potuto creare con il software giusto. Nessuno sulla terra aveva mai visto un guerriero dello Sciame in carne e ossa e i comandanti della Coalizione si rifiutarono di donarci la tecnologia e le armi con cui avremmo potuto difenderci da tale minaccia mortale. Io? Io ero sempre stata una scettica, una estremamente pragmatica. Se c’era da fare qualcosa per proteggere il mio paese, lo facevo. Mi preoccupavo delle solite cose: terrorismo, riscaldamento globale, trafficanti di armi, spaccio di droga, hackers internazionali che si impossessavano dei nostri sistemi energetici o bancari. E ora? Alieni. Non riuscivo ancora a capacitarmene, nonostante avessi guardato ore di video e interviste con quei grossi comandanti dorati che venivano da un pianeta chiamato Prillon Prime. Dei bestioni sexy di due metri. Quindi… una. Avevo visto una razza aliena, una su centinaia. Persino le persone del centro di elaborazione, queste Custodi, erano esseri umani a cui con ogni probabilità avevano fatto il lavaggio del cervello. Per essere il primo contatto, i guerrieri Prillon non erano stati granché convincenti. Uno si aspetterebbe una strategia propagandistica migliore. O quello, oppure non gliene importava un cazzo di quel che pensavamo perché stavano effettivamente dicendo la verità e una razza di alieni aggressivi e cattivi lungo le linee di Borg, come in Star Trek, stava aspettando di distruggere la vita sulla Terra. Io propendevo per la teoria numero uno, ma certo non potevamo eliminare la teoria numero due. La Terra non voleva essere assimilata. Il mio lavoro? Trovare la verità. E l’unico modo per farlo era di andare nello spazio. Non stavano ancora reclutando soldati, quindi presi l’altra strada. Che fortuna. Il Programma Spose Interstellari. Non mi ero immaginata così il mio grande giorno. No, io volevo il solito, un vestito che costava un occhio della testa, fiori, musica smielata suonata da arpe e un gruppetto di familiari tra i banchi che non vedevo da dieci anni e che facevo mangiare spendendo una fortuna. A proposito di matrimoni, come diamine aveva fatto la donna di fronte a me a esser stata sposata agli alieni fino a un paio di mesi fa, quando l’umanità non sapeva nemmeno che gli alieni esistevano? “Come ti senti?” mi chiese la Custode Egara. Capii che ero rimasta con lo sguardo perso nel vuoto per almeno un paio di minuti mentre i pensieri mi si rincorrevano dentro la testa. “Senti?” ripetei. Veramente? Mi ci volle un momento per prendere atto del mio corpo. La fica mi gocciolava e la vestaglia sgualcita sotto di me era fradicia. Il clitoride mi pulsava a tempo col battito cardiaco, avevo appena avuto due dei più intensi orgasmi di tutta la mia vita. Era un bel giorno per essere una spia. “Come ben sai, sei la prima donna umana che si offre volontaria per il Programma Spose Interstellari e quindi siamo curiosi di sapere cosa hai provato durante la procedura.” “Che sono, un porcellino d’India?” Sorrisero tutte, ma era chiaro che la Custode Egara fosse l’unica a poter parlare. “In un certo senso, sì. Per favore dicci come ti senti dopo il test.” “Mi sento bene.” Con lo sguardo passai in rassegna le loro espressioni oneste, ma quella donna, quella con i capelli scuri che mi aveva svegliato dal mio sogno, la Custode Egara, si schiarì la gola. “Durante la, ehm, simulazione –” Ah, quindi era così che la chiamavano. “- hai vissuto il sogno come testimone in terza persona? O ti è sembrato che fossi tu, come dire, lì, per davvero?” Sospirai. Che altro potevo fare? Mi sentivo come se avessi appena fatto dell’incredibile sesso selvaggio con due enormi guerrieri alieni… e mi era piaciuto da impazzire. “Ero lì. È successo a me.” “Quindi ti sei sentita come se fossi tu la sposa? Che il tuo compagno stesse reclamando proprio te?” Reclamando? Quello era ben più che reclamare. Quello… era… wow. “Compagni. E sì.” Diamine. Il calore mi risalì per il collo e mi fece arrossire le guance un’altra volta. Compagni? Al plurale. Perché lo avevo ammesso? Le spalle della Custode Egara si rilassarono. “Due compagni? Giusto?” “È quello che ho detto.” La Custode Egara applaudì e vidi che il suo viso si fece allegro e rilassato. “Eccellente! Eri stata abbinata a Prillon Prime, quindi ogni cosa sta funzionando nel verso giusto.” Grossi guerrieri dorati come quelli visti in televisione, tutti per me? Eccome. E che fortuna che non m’avessero abbinata a una delle altre razze. Non potei fare a meno di chiedermi se le altre razze esistevano per davvero. La Custode si rivolse a una delle altre donne. “Custode Gomes, per piacere potresti informare la Coalizione che il protocollo è stato integrato nella popolazione umana e che sembra funzionare alla perfezione. Dovremmo essere in grado di avviare le procedure per le spose volontarie in tutti e sette i centri nel giro di poche settimane.”
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