Prologo
Prologo
Amber
Che sia messo agli atti: Le pazze soggette a visioni dovrebbero starsene alla larga dagli aeroporti affollati.
Mi tiro dietro il trolley fino al lavandino del bagno e scruto il mio volto nello specchio mentre mi lavo le mani. Ho ancora i capelli raccolti in una specie di chignon non ben definito, ma il mal di testa che mi sta trapanando il cervello mi ha trasformata in un mostro, gli occhi rossi e infossati, come se stessero recedendo nel cranio per allontanarsi da tutto.
Ottimo. Un’emicrania martellante nel giorno del colloquio. Proprio quello che ho sempre voluto.
Mi asciugo le mani con una salvietta e tampono le guance con la carta umida e appallottolata, trattenendo un gemito.
Ma cosa pensavo di fare, venendo qui? Non c’è niente che scateni le mie allucinazioni più dei posti pieni di gente. Un tizio in giacca e cravatta mi è venuto addosso e un suo ricordo mi si è acceso un secondo in testa: lui a letto con una donna. Sta tradendo la moglie.
Non so come faccio a saperlo, ma è così. E vorrei che non lo fosse.
Magari me ne starò nascosta in bagno fino a che non chiameranno il mio volo. Sì, questo potrebbe essere il piano. Amber la Pazza, che si nasconde nei bagni perché ovunque va le vengono le visioni. Ho studiato legge per questo?
Il mio telefono emette un bip. 10:42. Ancora quindici minuti all’imbarco e cinque ore al colloquio. Infilo la mano in borsa per prendere l’ibuprofene e sussulto quando sento le pillole sbattere nella bottiglietta.
Che sia messo agli atti: Ho sempre bisogno di tenere in borsa delle confezioni giganti di antidolorifici.
“Mi scusi.” Una voce calda risuona dietro di me e un’anziana mi tocca la schiena superandomi per prendere un asciugamano di carta.
Vorrei ritrarmi senza incrociare il suo sguardo, ma mi trovo intrappolata tra i lavandini e le salviette, incapace di fuggire. Sollevo gli occhi con il mio sorriso educato ben stampato al suo posto.
La donna ha i capelli lunghi e bianchi, ma un volto sorprendentemente giovanile, con grandi occhi blu. “Da quanto pratichi le arti intuitive?”
Mi guardo alle spalle, anche se so benissimo che non c’è nessun altro qua dentro. Ma non può aver parlato con me, giusto? “Prego?”
Mi tocca ancora delicatamente, e le sue dita restano appoggiate alla mia manica adesso. “Le arti intuitive. Da quanto le pratichi?”
Un brivido mi scorre dentro. “Mi spiace, ma non so di cosa stia parlando.”
Il volto della donna si adombra. “Oh.” La sua espressione poi si rasserena. “Beh dovresti, tesoro, o continuerai ad avere mal di testa fino a che non lo farai.”
La mia vista si offusca e nella mente scorrono rapide quelle immagini che stavo tentando di scacciare. Il senso di nausea mi pervade. Vedo un enorme uomo pieno di muscoli in piedi sulla spiaggia, la fronte aggrottata, i pugni serrati. Poi un lupo che ringhia in una gabbia.
Cerco di espirare per svuotare i polmoni e poi inspiro ossigeno fresco, scuotendo la testa come per cancellare le stupide visioni. Quando la mia concentrazione ritorna al bagno, sbatto le palpebre. La donna è sparita.
Afferro la maniglia della valigia e la trascino fuori dalla stanza, cercando con lo sguardo la donna dai capelli bianchi. Poi scorgo l’orologio. 10:42. Non è quasi passato il tempo, nel bagno, e non c’è traccia della donna.
Come ha fatto a svanire nel nulla?