CAPITOLO QUATTORDICI Royce marciava in una lunga fila di ragazzi, le gambe doloranti, scivolando sulle rocce umide che costituivano quell’isola, mentre il sole calava nel cielo grigio, come se quella camminata non dovesse mai finire. Raggiunsero la cima di un’altra collina e lui guardò oltre, sperando questa volta di vedere davanti a sé la loro destinazione. Il cuore gli precipitò nel petto per la delusione. Lì, fino a perdita d’occhio, il paesaggio era tutto uguale: un’interminabile terra desolata, senza alcun segno in vista, il terreno fatto di pietra nera e viscida alternata a piccole pozze, una distesa eterna. Lo stomaco gli brontolava, debole per la fame. Non avevano avuto neanche una pausa, niente acqua e niente cibo. Peggio di tutto, il vento pungente e incessante non li aveva las