CAPITOLO NOVE Royce sedeva sottocoperta nella nave, rannicchiato in un angolo buio con le mani strette attorno alle ginocchia. Aprì lentamente gli occhi, risvegliato dopo un sonno irregolare. Sbirciò, immediatamente in guardia, come aveva fatto per tutto il tempo da quando l’avevano buttato là sotto. Gli occhi si abituarono gradualmente mentre si guardava attorno nella stanza piena di confusione e morte. Quello che vide gli fece desiderare di non essersi mai svegliato. Era più cupo che mai, là sotto c’era più gente morta che viva, i corpi erano disseminati sul pavimento, ricoperti di bolle e vomito. La puzza era quasi insopportabile. Si meravigliò che altri ragazzi fossero stati gettati laggiù: era una fiumana quasi interminabile, come se quella cambusa venisse usata come una discarica,